𝗳𝗮𝗶𝗹𝗹𝗲𝗮𝗱𝗵

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➥✱ SMUT alert

(l'ho riletto cinque minuti fa ma non dormo da due giorni, quindi mi scuso per eventuali errori. se li beccate fatemeli notare che io non sono nelle condizioni di riguardarli)

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Se l'insicurezza è sempre stata la mia croce, i chiodi che mi ci hanno tenuto attaccato, sono sempre stati la delusione.

Se la sensazione di non essere abbastanza è ciò che ha distrutto e creato in me crepe così profonde da sembrare fossi interminabili, la pala che ha tirato su la terra per seppellirmi vivo, è lo sguardo disilluso di chi da te si aspettava di meglio.

Se sei deludente, gli altri si stancano di te.

Facile, no? Mi sembra facile, da capire, mi sembra un concetto semplice.

E quindi che fai? Fai finta, metti su una bella messinscena, leggi, cerchi, capisci.

Che cos'è che vogliono sentirsi dire, gli altri, per pensare di te che sei il migliore?

Che cos'è che devi fare?

Devi fingere finché la bugia non sarà così abituale nella tua mente da sembrarti verità.

Fai finta.

Ho sempre fatto finta.

Ho fatto finta una vita intera.

Sono così pochi, diciannove anni, per un mondo che vede creature millenarie, non è vero? Ed eppure mi sembra così reale, così tangibile un dolore che mi sembra avermi invecchiato, avermi fatto avvizzire.

Non credevo forse di star bene, a palazzo?

Ricordo di essermi sentito bello, forte, mentre camminavo fra i corridoi di vetro.

Ora, invece, ora mi sento incredibilmente debole.

Ma quanto è grande la differenza che sento nel petto, all'idea che non sono fuori a fingere chi non sono ma dentro a mostrare la realtà a qualcuno che per me ha importanza.

Un guscio vuoto.

Sono sempre stato un guscio vuoto, o meglio, un guscio svuotato, che se avessi lasciato qualcosa là dentro, sarebbe stato peggio.

Sono sempre stato così superficiale, così inutile.

Un bel soprammobile.

Sorridi, Tooru, piega la testa, inarca la schiena, muovi le mani, passati la lingua sulle labbra. Allunga il braccio, intreccia le dita, di' il nome di qualcuno che non conosci, stringi le cosce, lascia sfarfallare le ciglia.

E poi quand'ero da solo, quando il motivo stesso della mia esistenza, lo sguardo altrui, veniva meno, quando gli altri non c'erano, io, cos'ero?

A guardare il soffitto in un letto lussuoso, ascoltando il rumore del mio respiro.

Che cosa c'era, in me?

C'era...

Non c'era niente.

Mi giravo di lato, chiudevo gli occhi, neppure piangevo che le lacrime sono per i vivi, non per i morti come lo ero io, aspettavo che il sonno arrivasse.

Sono sempre stato bravo a nascondere le cose.

Agli altri, era così facile. Bastava controllare il proprio viso un attimo, il movimento del corpo, il tono della voce. Manipolarsi per manipolare, non è forse questa l'essenza di avere sempre il controllo?

Ma nascondere le cose a me stesso, è sempre stato il vero talento.

Intessere un arazzo di menzogne e interpretazioni che sapevo non essere veritiere per ferirmi il meno possibile, questo ho fatto per diciannove anni.

scottish sithe || iwaoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora