Nei cicli che seguirono l'incontro con il mio gregario Sygin, dovetti ancora una volta ricorrere all'arma più efficace di un Raiss sotto copertura: la pazienza. Dovevo fare le cose per bene muovendo un passo alla volta. Accelerando i tempi avrei rischiato di compiere dei passi falsi compromettendo tutto. Il primo obbiettivo che mi ero dato era quello di avviare la mia copertura e di renderla assolutamente credibile. E questa era una fase della massima importanza perché mi avrebbe reso insospettabile agli occhi dei miei collegi e permesso di poter gestire meglio anche gli imprevisti.
Fin dall'inizio del mio impiego alla TAT mi ero preoccupato di farmi vedere come un lavoratore estremamente attento e professionale, eventualmente anche disposto a fare straordinari e lavorare fino a tardi. Spesso infatti c'era bisogno di qualcuno che si occupasse di organizzare e ordinare il magazzino, in preparazione per il lavoro per il ciclo successivo, e io mi facevo prontamente trovare libero. Cercavo anche di essere il più amichevole possibile con i miei colleghi, pur non entrando quasi mai nei dettagli della mia vita privata. O meglio, della vita privata del personaggio che stavo interpretando. Anche perché, tutto sommato, non c'era molto da raccontare. Astor Barran era un uomo decisamente molto semplice e poco interessante: proveniente da una famiglia modesta, figlio unico, non ancora sposato, si era trasferito a Dert in cerca di nuove opportunità.
Avevo già pianificato quale sarebbe stata la mia prossima mossa. Mi ero anche fatto fornire da Sygin il materiale necessario, in modo da essere pronto quando si fosse presentata l'occasione giusta. Nel frattempo prendevo comunque nota di tutto ciò che veniva portato al Dipartimento Gantyr, per provare a farmi un'idea di cosa stesse accadendo la dentro. E in effetti avevo notato un dettaglio piuttosto rilevante. Si trattava quasi esclusivamente di materiali da costruzione: lastre e travi in metallo, tubi e grossi cavi di alimentazione. Anche un Rakt avrebbe capito che stavano costruendo qualcosa. Durante il mio ultimo rapporto, riferii le mie conclusioni al Capospia Agvas, che si trovò d'accordo con la mia analisi. Restava quindi da capire cosa stavano costruendo. E a quale scopo.
L'occasione si presentò circa venti cicli dopo l'inizio del mio impiego alla TAT. Continuando a controllare i registri della compagnia avevo notato che di lì a poco sarebbe avvenuta la spedizione di sei casse, di notevoli dimensioni, il cui contenuto era classificato come segreto e quindi tenuto in un'area separata del magazzino protetta da una porta con codice. La cosa ovviamente attirò la mia attenzione, quindi decisi che era il momento di agire: la sera prima della spedizione mi offrii volontario per uno straordinario notturno nel magazzino.
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Una goccia di sudore mi scivolò lentamente lungo la fronte costringendomi ad asciugarla con la manica dell'uniforme da lavoro. Il programma, contenuto nell'unità di memoria fornitami da Sygin, che avevo inserito nel computer del centro sicurezza della TAT aveva due precisi scopi. Il primo era quello di prendere alcuni secondi di registrazione delle telecamere di sorveglianza del magazzino e continuare a trasmetterli a ciclo continuo. il secondo era infiltrarsi nel sistema di sicurezza e carpire il codice della porta dell'area di massima sicurezza dove si trovava il mio obiettivo.
Installare il loop nelle telecamere fu una questione di pochi secondi, era reperire il codice che stava richiedendo tempo: il sistema informatico era ben protetto. Quella sera c'era Jakk a stazionare nel centro sicurezza quindi per entrare in azione avevo aspettato che lui si allontanasse, come era solito fare, per prendere una tazza di Astan al distributore, che lo avrebbe aiutato a rimanere vigile. Ma il programma ci stava mettendo più del previsto e io cominciavo a temere che mi sorprendesse con le mani nel sacco. Ero letteralmente un fascio di nervi, ogni mia fibra era protesa a cogliere il minimo suono o movimento. Un'altra goccia di sudore mi solcò la fronte andandosi a infrangere sul sopracciglio destro. Mi parve di sentire dei passi in avvicinamento, ma non scollai gli occhi dallo schermo.
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La Prima Frontiera
Science FictionIn un epoca afflitta da una spietata guerra fredda fra le tre maggiori casate del pianeta Haven, la casata Trekk decide di intraprendere l'obiettivo più rivoluzionario dell'intera storia Aygidiana: realizzare una spedizione per raggiungere il pianet...