Episodio XXIII - Caccia

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Il piano, nelle sue linee di base, era abbastanza semplice. Quello che dovevo fare era semplicemente individuare Cysar, o Xanot Rosso, e non perderlo di vista finché non si fosse presentata l'occasione per eliminarlo. Ogni cosa era stata studiata nei minimi dettagli, ogni singolo problema che avrei potuto avere era stato previsto ed era stata trovata una soluzione o un modo per aggirarlo.

Era incredibile la quantità di risorse che erano state messe in gioco per questa operazione. Ma la cosa ancor più incredibile era data dal fatto che fossero riusciti a tenere tutto segreto: a parte noi, che eravamo direttamente coinvolti, nessun'altro sapeva niente. Immagino che avere il capo dell'SCST dalla propria parte renda possibili molte cose.

Il problema principale, che poi dava anche origine a molti altri, era l'essere costretta ad aspettare che l'uomo raggiungesse il punto di incontro con il Traatt dell'Alleanza Berdin incaricato di recuperarlo. Il non sapere di preciso che strada avrebbe preso per arrivarci, mi impediva di tendergli un'imboscata lungo il percorso. E cercare di fare la mia mossa mentre eravamo ancora in città era fuori discussione: il rischio di lasciare tracce o possibili testimoni, mandando tutto a monte, era troppo alto. Questa operazione doveva tassativamente rimanere un segreto.

Purtroppo non sapevamo nemmeno la posizione del rifugio dell'uomo: a quanto pareva, Cysar nelle comunicazioni usava un programma che rendeva impossibile la triangolazione della sua posizione, quindi le Sentinelle Informatiche non erano riuscite ad individuarlo, ma solo a intercettare i dati inviati da Cysar mentre viaggiavano.

Avevamo già pensato a un modo per scoprirlo, ma sarebbe prima stato necessario eliminare la spia per poterlo mettere in pratica. Quello che sapevo con certezza era che il punto di incontro si trovava nel bel mezzo della foresta di Garekk, a venti chilometri di distanza dal confine con i territori Pretran.

Era ormai mezz'ora che continuavo a tallonarlo. L'uomo sapeva molto bene come muoversi e applicava varie tecniche e strategie volte a individuare o seminare eventuali pedinatori. Chiaramente non sospettava di avere addosso le Sentinelle Informatiche. Oltretutto, lo spionaggio urbano e i pedinamenti erano un campo in cui eccellevo, per cui riuscivo abbastanza tranquillamente ad interpretare ed anticipare le sue mosse, continuando a stargli dietro senza farmi individuare. Era anche questo, oltre che l'evidente appoggio della Moneta Fatale, che mi aveva permesso di seminarlo e sopravvivere quando le cose erano andate a rotoli, tre cicli prima. Fortunatamente, in quel lasso di tempo avevo avuto modo di riprendermi almeno un po' dalle ferite riportate durante il mio scontro con Cysar, altrimenti non avrei avuto la minima possibilità di riuscire nel compito che mi attendeva. La ferita al fianco mi lanciava ancora delle fitte di dolore, ma stava migliorando abbastanza rapidamente, anche grazie alla soluzione di Mantap. Inoltre quei cicli ci avevano dato tutto il tempo necessario per preparare il piano alla perfezione.

In quel periodo avevo avuto modo di rivedere Albion in un paio di occasioni. Non riuscivo ad interpretare bene il suo comportamento: mi trattava in modo leggermente più freddo rispetto a prima, cosa che comprendevo benissimo, però si vedeva anche chiaramente che c'era qualcosa dentro di lui che lo spingeva a fare diversamente, creando una sorta di incertezza. Non lo biasimavo per questo, mi rendevo conto di aver tradito la sua fiducia, di essermi rivelata qualcuno che lui non credeva io fossi e, come se non bastasse, lo avevo coinvolto in un intrigo politico di proporzioni enormi. Non sono stupida, da tempo avevo intuito i sentimenti che lui aveva nei miei confronti, nonostante i suoi goffi tentativi di celarli. Per quanto mi riguardava... ancora non avevo avuto tempo di capire cosa provavo e il mio lavoro complicava molto le cose. Da quello che sapevo, molti agenti della Dystos, al fine di integrarsi meglio, avevano instaurato relazioni amorose, più o meno sincere. Alcuni si erano addirittura sposati. Una cosa la sapevo per certo: anche se le cose non fossero andate come sono andate, non era questo che avrei voluto fare con lui. Non potevo e non volevo. Ma in ogni caso ormai era tardi per pensarci, il mio tempo a Dert stava giungendo al termine e nella mia mente stavo elaborando una decisone che, in un modo o nell'altro, avrebbe cambiato drasticamente la mia vita. Ma prima avevo un ultimo compito da svolgere e un debito da ripagare.

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