Dormito

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Afferro la sua mano e improvvisamente mi sento riempita di potere, il sangue inizia a scorrere più velocemente, le cellule si riproducono all velocità della luce.
« Che hai fatto? » mi allontano immediatamente mentre il mio corpo torna a funzionare ad una velocità razionale.
« È un'illusione, ma puoi arrivarci se ti impegni. Quello che hai fatto qualche anno fa; i tuoi poteri si enfatizzano in base alle emozioni. »
« Ma che cavolata stai dicendo? Non siamo in in anime qui, in uno di quelli in cui il potere dell'amicizia ti fa diventare fortissimo. » ridacchio.
« Non ti sei mai sentita più debole o più forte indipendentemente da qualcosa che potessi controllare o capire. » non sta al gioco.
« Più debole sì, più forte no, sono solo successe certe cose che non riesco a spiegarmi. »
« Devi provarci. »
« Io non so neanche chi sei, è la seconda volta che ti vedo, e la prima mi hai spudoratamente ingannata, non posso fidarmi. »
« Non credo tu abbia altra scelta. » mi ghiaccia con lo sguardo.
Mi sento stretta.
« Perché io? » tengo gli occhi fissi nei suoi, anche se i miei sono terrificati.
Scompare, torno seduta sul muretto, lascio sbattere la testa indietro.
Fanculo.
Non ci capisco niente, niente di niente.

La mattina dopo il primo a svegliarsi è Peter, che aspetta il mio risveglio rimanendo seduto dall'altra parte del divano. Sento i suoi passettini nervosi, il suo sguardo su di me e la consapevolezza di aver fatto qualcosa di sbagliato. Apro gli occhi, e li poso sui suoi attenti che cambiano espressione.
« Ciao. »
« Ciao. » rispondo sedendomi.
« Dormito bene? »
« Ma stai scherzando? » mi stiracchio alzandomi e andando verso la cucina.
Prendo per entrambi una tazza e lo yogurt che mangio di solito, mi segue passando dal divano alla sedia della cucina.
Rimaniamo in silenzio fino alla fine del caffè, dopodiché apre bocca « Ieri sera... »
« Lo so, facciamo come se non fosse successo. » metto le tazze nel lavello.
« No, in realtà volevo ringraziarti, ero fuori di me. »
« Non ti preoccupare, peccato solo che ogni tentativo di tenerti lontano sia fallito così miseramente. »
« Perché miseramente? »
« Beh, te l'ho già detto, è un po' come se fossi stata l'unica che c'era veramente con la testa, quindi, ecco, fa un po' pena come cosa. »
« Non ti ho detto che non l'avrei fatto comunque. Non avevo solo il coraggio. »
Rimango in silenzio, sinceramente in questo momento vorrei solo strappargli i vestiti e concludere quello che abbiamo iniziato ieri sera, sembrerò superficiale ma i suoi capelli spettinati la mattina e quella maglietta che gli sta troppo attillata mi portano a pensare a tutt'altro rispetto a ciò a cui dovrei pensare.
Mi appoggio al bancone della cucina « Peter forse é meglio che tu vada. »
Deglutisce « Sí, hai ragione. » si alza e va verso la porta della cucina.
« ...ma- » aggiungo « non che mi faccia complessi morali, con Silvia come fai? Non eri tipo da tradimenti un tempo. »
Si volta « Tra me e Silvia è una cosa seria. »
« Mmmh... molto maturo da parte tua usare questa come giustificazione. »
« Non è una giustificazione, abbiamo chiuso. »
« Oh, quindi è stata una ripicca? Ti sei lasciato andare perché la ragazza ti ha mollato, bene. »
Anche la mera illusione che potessi valere qualcosa per lui è andata in fumo.
« L'ho lasciata io ed il motivo non sono affari tuoi. Ti è sempre piaciuto stuzzicarmi, ma pensavo fossi maturata sotto questo punto di vista. » rimane in piedi immobile, teso e impenetrabile.
Appoggio la fronte ad una mano « Guarda te chi parla di maturare, va be, ci si vede Peter. » lo accompagno alla porta.
Appena esce mi arriva un messaggio, è Matteo, dice che mi vuole parlare:
Ciao Diana, ti va di vederci oggi pomeriggio? Vorrei parlarti. Passa da me, tanto sai dove sto.

Sono abbastanza confusa, di che mi vuole parlare? Non pensavo avessimo molto di cui discutere, comunque ci farò un salto, giusto per togliermi il dubbio.
Verso le quattro lo raggiungo in dormitorio « Hey, come va Diana? » mi saluta sorridendo.
« Tutto bene, grazie, tu? »
« Massì, entra dai. »
Entriamo in stanza, la tv è accesa sul canale del TG, lancio un'occhiata, due ragazze scomparse nel New Jersey, si saranno ubriacate e addormentate da qualche parte.
« Comunque, » si siede sul suo letto, mentre io giro per la stanza « volevo chiederti se la storia tra te e Peter fosse stata una cosa seria. »
« Co-cos? Perché? »
« Ho paura di averlo ferito o che sia arrabbiato con me, ma continua a ripetere che non ci sono problemi. »
« Tranquillo, Peter è sincero, non è stata una cosa molto seria, eravamo troppo diversi per andare d'accordo. »
« Sul serio? Eppure mi siete sembrati così simili. »
« Simili? » alzo un sopracciglio stupita.
« Sí, siete entrambi intelligenti, bravi nello studio, ho visto i tuoi voti in graduatoria Diana; amanti la scienza, un po' saccenti, anche se lui non lo è intenzionalmente. »
« Forse è stato questo il problema allora, conducevamo vite troppo simili e a nessuno piace sentire sempre le stesse cose, no? »
« Sí, forse hai ragione, basta che non sia colpa mia, da dopo che ha lasciato quella ragazza non sta una notte qua, non che prima lo facesse molto, ma almeno sapevo fosse da lei. »
È stato lui a lasciarla quindi.
Prendo in mano uno per volta i vari oggettini sulla scrivania « Forse si è già trovato un'altra. »
« Non è da Peter. »
« Beh, tu non lo vedevo da molto o sbaglio? »
« Sí, ma è sempre Peter. » ribatte deciso. In fondo ha ragione, non è da lui; ma cosa posso dirgli "sta fuori perché è Spider-Man!" 

Sento la porta aprirsi, eccolo: ci guarda allibito.
« Non volevo disturbarvi. » dice un tantino stizzito, ce l'ha chiaramente ancora con me per la discussione di prima.
« Sto uscendo. » rispondo e me ne vado salutando prima di chiudere la porta dietro di me.
Torno a casa e dopo aver studiato un po' preparo qualcosa per cena per me e Fede.
« Dià, hai delle occhiaie che arrivano fino in Cina, mi raccomando non provare ad uscire stanotte! » dice mentre mette in bocca una forchettata di pastasciutta.
« Si notano molto? Ah, ma tu tutto a posto vero? Niente di strano? »
« Sí, solo molto molto lavoro, perché cosa ci dovrebbe essere? »
« No, niente, giusto per esserne sicura, si sa mai. »
« Tu mi nascondi qualcosa. » mi fissa deciso.
« Può darsi... » sorrido « come passerai il Natale? »
« Cambia discorso la signorina, eh! Comunque credo coi miei, vuoi venire, ci sono le lasagne! »
« No grazie, penso che tornerò a casa e  da Steve per passarlo a salutare. »
« Come vuoi, basta che mi chiami. »
« Lo so. »

Il mattino dopo mi sono messa in macchina per tornare a casa, è un semestre che non ci faccio visita e tornare in una casa vuota non è proprio la cosa più natalizia che si possa desiderare.



Scusate se ho impiegato un po' di tempo per questo capitolo, sono stata piena di studio, sarò più attiva d'ora in poi!

Incontri segreti 🕸 IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora