Dove sei Peter

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Sinceramente vorrei capire in che modo Peter pensa di evitarmi di dover effettivamente lavorare per certi uomini. L'altro giorno sembrava così sicuro, avrà di certo già pensato a qualcosa, solo, chissà cosa.

Mi dirigo verso il Club appena dopo l'ora di cena e mi viene spiegato come funziona la scelta da parte dei clienti: il cliente entra nella sala centrale e lì trova tutte le ragazze sedute, sdraiate, in piedi, insomma come vogliono sparse per la stanza; lui ne sceglie una con cautela, la quale lo porterà in una delle camere al piano superiore dove si concederà a lui in ogni modo possibile.
La cosa fa venire i brividi.
Inoltre le ragazze più ambite e che vengono scelte di più salgono in graduatoria e a fine mese avranno lo stipendio più alto, nonché, se sono "fortunate" un cliente di fiducia fisso.

« Inoltre, hai portato la parrucca come ti ho detto ieri? Il cliente non deve riconoscervi all'infuori di qui tra la gente. »
« Sí. » mento, o circa, visto che normalmente mi presento con i capelli corti a caschetto ho pensato che usare un'ulteriore parrucca sarebbe inutile, così toglierò semplicemente quella che ho su ora.
« Dalla prossima volta vieni direttamente con quella, il tuo nome qui dentro é... vediamo... Gean, no è da uomo, Glen, non mi piace... Gwen. »
« Gwen? » chiedo, questo nome non lo sentivo dalla
mia infanzia. « Sí, nessuno saprà il tuo vero nome, massima riservatezza. » si volta e sparisce dietro ad una tenda porpora.

Una delle ragazze entra nell'ingresso, ha la carnagione scura e i capelli gonfi, ricci e rosa, mi dà un'occhiata « Quella nuova? »
« Sono io. »
« Seguimi, qualcuno dovrà pur mostrarti dove metter le tue cose. » lancia un'occhiata al cappotto che ho in mano ed ai vestiti che indosso e passa attraverso la tenda, la seguo.
Immagino che questa sia la sala principale: ci sono divanetti e poltrone in stile asiatico, tavolini e un angolo bar; il tutto decisamente troppo lussuoso.
La ragazza mi guida fino a un'altra porta dopo la quale ci sono i camerini, apre un armadietto vuoto e mi porge una targhetta dove scrivere il nome da attaccare.
« Questo è tutto, per l'una iniziano ad arrivare i primi clienti, ma spesso anche più tardi, » conclude mentre scrivo il nome con una penna « quindi Gwen, bel nome. »
Non so perché lo dice, è cosciente che non sia il mio vero nome.
« Grazie... Georgia. » rispondo osservando il suo armadietto mezzo aperto, mi sorride, leva il giaccone sotto al quale è già in divisa ed esce dal camerino.
Io nel frattempo levo la mia parrucca e i vestiti, così Georgia mi fa fare un tour del Club e mi dà qualche ultima indicazione da rispettare, per il resto del tempo mi siedo su una poltrona e aspetto che arrivi notte.

Alzo lo sguardo verso l'orologio, anche se la luce è soffusa riconosco che è quasi l'una, le ragazze sono praticamente tutte arrivate e solo ora noto un grande tabellone, stile vecchia stazione del treno, con i nomi in ordine ed un numero, il mio è zero. Il nome delle altre non lo so, ma vedo che Georgia è quarta su ventitré.

I primi clienti che arrivano entrano, si girano a guardare la graduatoria e scelgono alcune delle ragazze pressoché nel centro mentre ignorano totalmente i primi posti, solo dopo una certa ora anche quelle ragazze vengono prese.
La cosa che mi colpisce di più è che spesso i clienti indossano delle maschere, suppongo per non farsi riconoscere dall'intera sala, ma allo stesso tempo indossano tutti vestiti firmati, che probabilmente al loro interno avranno ricamate le loro iniziali.

Sinceramente sta iniziando a salirmi l'ansia, le ragazze rimaste in sala sono poche, ma non è abbastanza tardi per chiudere.
Ecco arrivarne un altro, indossa un cappello e gli si vedono solo gli occhi, è il primo che mi fissa senza osservare prima la classifica.
Mi dà fastidio, terribilmente fastidio.
Si avvicina e mi porge la mano tenendo irrispettosamente il suo bacino decisamente troppo vicino al mio volto, Peter dove cazzo sei. Faccio un lungo respiro, devo inventarmi qualcosa in questi secondi.
Mi alzo senza prendere la sua mano e attraverso la stanza per salire al piano superiore.
Percorro il lungo corridoio, ai cui lati si trovano tutte le stanze, divise dal corridoio con dei pannelli divisori giapponesi, dai quali si riconoscono le ombre attorcigliate delle persone all'interno della stanza.
L'uomo mi segue ed io mi fermo di fronte a una delle ultime pareti scorrevoli aprendola, entra. I nervi mi oltrepassano la carne, sto veramente per prostituirmi? E tutto ciò per Peter?
Non appena ho l'occasione cercherò di mettere K.O. questo tizio e di uscire dalla finestra, se quel ragazzo non vuole presentarsi non sono certo tenuta a fare certe cose.

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