Dormire

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« Ripetilo. »
« Cosa? » rispondo cercando di schiarire la voce il più possibile.
« Che stai bene. »
« Sto bene. »
« Non è colpa tua Diana, rimproveri me e poi guardati. » accenna un sorriso quasi per confortarmi.
« Hai ragione. » mi sciolgo leggermente dalla sua presa sedendomi ma tenendo comunque le gambe sopra alle sue.
« Ora però te li prendo seriamente i vestiti. » sorrido asciugandomi gli occhi, « Posso fare da solo. » si alza scostando le mie gambe e tirando fuori una maglietta larga dal cassetto, « Non hai dei pantaloncini che mi possano andare? » alza dei leggings che sarebbero potuti andargli quasi piccoli come mutande.
« Li avevo dati a te. »
« Te li ho ridati. »
« Assi? »
« Sí. »
« Ah, non ricordo dove li ho messi, scusa. »
« Non c'è problema. » si fa scivolare la tuta di dosso e indossa la maglietta.
« Andiamo a dormire. » conclude.
« Andiamo? »
« Tu non vuoi dormire? »
« Sí che voglio. »
« E allora? »
« Tu! Perché dovresti dormire qui? »
Si avvicina sedendosi di fianco a me e guardandomi come se fossi uno di quei ragazzini che a lezione fa sempre le domande più ovvie e la prof fa rispondere il resto della classe al posto suo.
« Vuoi dormire da sola? »
« Sí. »
« Mary, ti conosco abbastanza bene da sapere che non è così; sei distrutta, non serve che ora tu cerchi di nasconderlo. »
« Io- » ho ancora gli occhi gonfi e rossi, odio quando ha ragione in modo così palese « va bene, stai. »
« Lo dici come se mi stessi facendo un favore. » si infila sotto al piumone,
« Te lo sto facendo. » gattono fino all'altra parte del letto.
« Assi? »
« Sei tu che vuoi stare qui per vedere come sto, quindi mi sembra chiaro chi sta ricevendo un favore adesso. » faccio spallucce.
« Come no. » si gira verso di me, io mi giro dalla parte opposta « Buonanotte. » dice.

Tento di dormire, ma forse non voglio, sinceramente ho paura di cadere nel sonno sta notte, vorrei poter pensare a qualcosa di stupido, giusto per distrarmi. Passa qualche minuto, « Peter posso chiederti una cosa? »
« Mmh. »
« È un po' imbarazzante credo. »
« Vai, ora sono incuriosito. » biascica, non lo è, vorrebbe solo poter dormire.
« Prima siamo stati, beh, "a contatto" diciamo, per un bel po' di tempo, come hai fatto a ecco, trattenerti? »
« Non ho dovuto trattenermi, non pensare di avere tutto questo effetto su di me. »
Sbuffo e mi giro verso di lui, mi blocca il polso « Non mi toccare ora. » mi impone in modo fin troppo severo sembrando molto più sveglio di prima.
« Non lo stavo per fare. Mi stavo solo girando. E ora perché non mi lasci? »
Cade un silenzio di tomba, un silenzio decisamente notturno, non riesco a vedere bene le sue espressioni, quello che vedo è solo grazie alla luce della luna che passa dalla finestra.
« Sí, hai ragione, trattenermi è stata tipo un impresa. » ride, sembra quasi una risata nervosa.
« Non dirmi che ora hai lo stesso problema dell'altra volta. »
« Non finché non mi tocchi. »
« Ma sei tu che stai toccando me Peter. »
Non ricevo risposta « Sei ok? » chiedo.
« Posso confessarti una cosa? »
« Quello che vuoi. »
« Non mi sentivo bene senza dirtelo, » risponde dopo aver fatto un grande respiro « Mi sono messo con Silvia perché mi ricordava te. » sputa la frase come se fosse un dente cariato di cui finalmente è riuscito a liberarsi.
Sgrano gli occhi « M-me?! Silvia?!?! Sai che non è per niente un complimento? »
« Non è che lei sia simile a te, ma mi ricordava quando stavamo insieme io e te, non so precisamente perché ma mi ricordava quel periodo, tutto qua. » cerca di giustificarsi in modo confuso.
« Ti ho odiato quando ti ho visto con lei. » sussurro ricordando la festa ricordando quella sensazione.
« Non ti volevo ferire. » stringe la mia mano più di prima.
« "Tra tutte lei", mi son detta, " deve proprio avercela ancora tanto con me" » parlo quasi tra me e me.
« Non era così, volevo solo dirtelo. »
« Fanculo Peter. »
« Non mi volere male. »
« Non posso. »
« Cosa? »
« Volerti male, non lo capisci? Sennò perché avrei accettato questa tua stupida richiesta? » alzo il tono di voce involontariamente.
« Hai ragione. »
« Ti odio così tanto. »
« Non è vero, » risponde tornando calmo.
« Non è vero. » riesco finalmente a mettere a fuoco i suoi occhi.
Rimaniamo di nuovo in silenzio, in un terribile silenzio.
« Cosa stiamo facendo Peter? »
« Perchè devi sempre puntualizzare? »
« Perchè va fatto; io ho un problema. »
« Quale problema, è una situazione assolutamente normale questa: due ragazzi che dormono nello stesso letto. »
« Non sviare l'argomento, » mi muovo, tiene la mia mano bloccata « non ti toccherò Peter, tranquillo. »
« I tuoi capelli si illuminano con questa luce. » passa l'altra mano di fianco al mio orecchio.
« Non sembra il momento giusto per farmi delle avans... »
« Sí, hai ragione. » scuote la testa « Ho fatto bene l'altra volta quando ero sovra eccitato. » accenna un sorriso e si gira lasciandomi il polso, che ora sembra terribilmente freddo.

L-l'altra volta ha fatto bene?
Dio non ci capisco più niente, che cosa vuole quel ragazzo?
Se c'è una cosa buona che fa è tenermi distratta dal resto, almeno fino a quando non chiudo gli occhi. Se potessi veramente comprendere quello che gli passa per la testa penso che un libro non sarebbe abbastanza per descriverlo.

« Diana! Diana! Diana!!! Svegliati! »
Rinvengo spalancando gli occhi all'improvviso « Che c'è? » mi batte fortissimo il cuore e mi manca il respiro. Peter è leggermente alzato col busto sopra di me.
« Diana! »
« Sí ci-ci sono. »
Tira un sospiro di sollievo « Peggiori sempre di più. »
« Cosa intendi? »
« Stavi urlando, in modo disperato, » mi passa i palmi sulle tempie per asciugarmi le lacrime « chiamavi i tuoi genitori e gridavi che ti dispiaceva e che non volevi far loro del male. » è visibilmente preoccupato.
« Sul serio? »
« È forse la terza volta che ti sento urlare così- »
« Non mi era mai successo, almeno penso. »
« Non volevo svegliarti ma ho avuto seriamente paura e in più avresti svegliato tu tutto il vicinato. »
« Cazzo, cosa mi succede oggi. » finisco di asciugarmi le guance.
« Tranquilla, però devi veramente risolvere ciò che ti turba Dià perché così non puoi andare avanti, fatti aiutare ti prego. So che sei un'orgogliosa del cazzo e che non vuoi chiedermi aiuto, ma io voglio farlo. »
« Hey, così sei cattivo, » appoggio la testa alla sua mano, mi accarezza teneramente « io, non so cosa debba risolvere. » mento chiaramente.
Sbuffa, è deluso dalla mia risposta, « Posso tenerti mentre dormi? »
« No. Non voglio dormire abbracciata a te. »
« Sí, ma io voglio dormire; e se ricominci ad urlare non riuscirò a farlo, come nessuno nel raggio di un kilometro tra l'altro... »
« Ma-ma tu non eri quello preoccupato? »
« Lo sono, » mi dà un bacetto sulla fronte e mi gira quasi di forza stringendo le mani sul mio ventre.
« E i problemi ad essere toccato? »
« Diana, dormi e tranquillizzati. » dice con voce tutto ad un tratto seria.
Cosa sta succedendo? Lo fa per farmi sentire al sicuro anche se fa fatica? Come prima: non riesco proprio a capirlo.

Perché stavo chiamando i miei genitori in questo modo? La mia salute mentale non dovrebbe essere un suo problema anche se sembra curarsene più di quanto faccia io.


Ciao ragazzi, come sta andando la lettura di questa seconda parte? Vi piace? Critiche? Ditemi tutto!

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