Ylang

498 23 6
                                    

« Peter è no, mi spiace, ma è troppo per me. » concludo il discorso quasi dispiaciuta.
« Non avrei voluto usarlo per persuaderti, ma ti ho preso un pensiero per Natale. »
« E pensi di farmi cambiare idea con un regalo? Ma quando mai Peter. »
Si abbassa e raccoglie un sacchetto da terra « In realtà era per ringraziarti per l'altra sera e anche per scusarmi. » me lo porge.
Lo accetto timidamente iniziando ad aprirlo, dal peso e dalla forma è di certo un libro, lo scarto: " Il giovane Holden".
« Non so se tu l'abbia mai letto, a me è piaciuto molto e penso che dovresti provare qualcosa di nuovo al posto di andare sempre su quelli letti e riletti. Poi il protagonista un po' ti somiglia. »
Le mie labbra si aprono in un sorriso sincero « Grazie, non me l'aspettavo. Spero solo che sia un bel personaggio, sennò le vedi. »
Sorride anche lui « Non c'è di che. »

Il resto della giornata passa tranquillo, fino a sera, aiuto a sistemare e a mettere a posto il tutto per abbandonare definitivamente l'atmosfera natalizia che mi infastidisce un po' quest'anno.
« Ciao Steve, mi raccomando riguardati e vai avanti così. » mi avvicino per abbracciarlo, mi sorride calorosamente e mi saluta facendo un saluto con la mano da generale a Peter che esce subito dopo di me. Voglio troppo bene a Steve, è forse una delle uniche persone a cui voglio bene in modo così sincero, lui se lo merita tutto il bene, di tutti.

« Prendi il treno? » chiedo a Peter mentre mi incammino verso casa, « Prima ti accompagno. »
« Pensi che qualcuno possa cercare di farmi del male? » sorrido ironica ricordandogli di essere più pericolosa di tutta la gente su questa via « O forse è perché speri ancora in un sí? »
« Un po' entrambe. Quest'anno le vacanze di Natale sono lunghissime, finirai appena in tempo per riprendere i corsi. »
« Devo studiare un sacco, non ho proprio tempo. »
« Ma fammi il piacere! Tu? Basta che leggi e hai già memorizzato. » annienta subito la mia scusa penosa.

Arriviamo di fronte al mio palazzo, mi volto verso di lui « Odio quando hai ragione. » sbuffo.
« Sul fatto dello studio? »
« Anche. »
Le sue labbra si aprono in un vasto e luminoso sorriso e mi abbraccia quasi stritolandomi « Grazie, grazie, grazie. »
« È l'ultima volta; e penserò a qualcosa che potrai fare per me. »
« Tutto. » torna indietro tenendomi ancora salde le braccia « Allora domani passo da te per le quattro e andiamo a prendere il necessario, inizi lunedì. »
« Lunedì? Ma oggi è giovedì! » va bene tutto, ma dammi un paio di giorni per predispormi mentalmente.
« Esatto, hai tempo di sistemarti, ci vediamo domani! » riprende a camminare velocemente verso un cunicolo qualsiasi per potersi trasformare nel suo alter-ego.
Io nel mentre rientro a casa, mi lavo e mi butto nel letto; prima di andare a dormire inizio a sfogliare il libro che mi ha regalato Peter. In fondo Steve aveva ragione: Natale lo si passa con chi si vuole bene mediamente, ma per lui questo è un giorno come gli altri per aiutare le persone. Tra l'altro riesce proprio ad intrugliarsi in casi assurdi, come avrà mai fatto lui a conoscere un avvocato!

Il pomeriggio seguente mi passa a prendere sotto casa e andiamo a cercare i negozi da lui prestabiliti. Non so di cosa parlare, se non litighiamo è difficile sostenere una conversazione come se fossimo due normali ragazzi usciti a fare compere. Questo odio di Peter, o è tutto o è niente tra di noi; in realtà non è solo colpa sua, ma è più facile pensarla così, o è la persona più dolce del mondo o ti considera come un oggetto; e il peggio è che il più delle volte lo fa involontariamente!

« Questo. » pronuncia, alzo lo sguardo, una grande insegna della quale riconosco solo la parola "lingerie", deglutisco « Intendevi veramente questo tipo di acquisti, guarda che posso farli da sola. »
Io odio questo tipo di negozi, le commesse ti guardano come se non fossi adatta per indossare quegli stramaledetti completini fatti di fili. Per lo più me li deve scegliere Peter?! Qua qualcuno mi sta prendendo in giro.
« Non sceglieresti quelli adatti, senza offesa ma i tuoi gusti non bastano qua. »
« Parla l'espertone. » cerco di contenere i miei nervi senza successo.
« Mi sono informato, credimi, è lavoro. » apre la porta, lo seguo.

Una delle commesse ci ferma per chiederci se desideriamo qualcosa in particolare, Peter le si avvicina dicendo qualcosa che non capisco del tutto, così lei gira su i tacchi; lui alza le spalle e io lo guardo confusa, giusto finché la commessa non torna con una serie di strana e volgare lingerie tra le mani.
Peter mi fa cenno di andare al camerino mentre la commessa gli porge i completi, anche se "completi" non sarebbe proprio il termine giusto per definirli.
Lui li passa a me, li tengono con una delicatezza, manco fossero una sfera di cristallo, li appendo nel camerino e inizio a spogliarmi.

Ne prendo in mano uno, é un body fatto di nastri che di tanto in tanto si incrociano, giusto per far sì che il body non si disfi, tra i quali la pelle rimane nuda.
« Ci sei? » Peter domanda impaziente.
« Non esco, non mi faccio vedere con su questo. »
« Non ti sta bene? »
« No, non é quello. » riguardo i miei seni praticamente scoperti e schiacciati da quei nastri.
« Allora cos'é? »
« É piú quello che si vede di quello che copre. »
« Dai, fa vedere, poi valutiamo. » mentre lo dice apre la tenda.
« Chiudi subito coglione! Non voglio che mi veda l'intero negozio. »
Si infila pronto dentro al camerino guardandomi attraverso lo specchio « Per me va bene. »
« É esagerato. »
« Per niente, prova i prossimi. Ne provo un altro viola in pizzo con tanto di giarrettiera e altri due mezzi trasparenti: gli piacevano tutti.

Cerco inutilmente di pagare, giusto per il gesto, io quei completi manco li volevo, ma me lo impedisce. Successivamente passiamo a prendere cose secondarie come brillantini, scarpe e altri dettagli.
« Domenica devi fare la prova, lunedì inizi. » termina.
« Quale prova? Di che parli? »
« Ti prenderanno tranquilla. » mi prende la mano e ci mette un bigliettino con l'indirizzo del posto e l'ora. Più che un supereroe ora sembra un vero pappone, quelli che proteggono le squillo e dicono loro dove lavorare e cose così.

Domenica alle undici in punto c'è una signora dall'aria orientale ad aspettarmi fuori da un brutto magazzino in un brutto quartiere. Mi squadra dalla testa ai piedi, ma il cappotto le impedisce di dare una valutazione certa, annuisce un paio di volte e mi fa entrare.
Mi fa segno di toglierlo, sotto ho solo l'intimo comprato qualche giorno fa, Peter mi aveva detto che a questa cosiddetta "Ylang", l'attuale proprietaria del club, non piaceva perdere tempo.
« So che non hai molta esperienza. » apre bocca fermamente per la prima volta.
« Sí. » rispondo.
« Hai un bel corpo, non sei troppo alta ma per il resto poche sono fortunate come te, e mi piace il tuo viso. Sembri intelligente, furba, agli uomini piace questo genere di donna. »
« Grazie. »
« Non era un complimento, un esame. »
Alzo le sopracciglia un po' sorpresa e scocciata da una risposta del genere.
« Perché hai iniziato nel settore? » alza lo sguardo verso di me.
« Questo ambito mi ha sempre intrigata, non l'ho mai trovato scorretto o ripugnante. »
« Sai fare tutto giusto? »
« Imparo facilmente. »
« Va bene, inizi domani. »

Incontri segreti 🕸 IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora