❤️18."Rɪᴛʀᴀᴛᴛᴏ "💜

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𝒮𝓉𝓇ℯ𝒸𝒶𝓉𝓉ℴ'𝓈 𝓅.ℴ.𝓋.

Ero nella camera di Nicola da ormai un'ora,  cazzeggiando insieme a lui.
«Nico, io dovrei fare il disegno per domani» annunciai.
«Ok, e quindi?» chiese.
«Devo fare un ritratto quindi...mi chiedevo se- vabbé hai capito» dissi imbarazzato.
«Ush, dillo che allora non è un compito e che vuoi ammirare la mia bellezza» scherzò.
«Smettila» risposi io, ridacchiando, allungando la "a".
Presi velocemente un foglio, le matite e la gomma.
Iniziai a passare la grafite della matita sul bianco foglio, creando lunghe linee che andavano a formare la base del viso.
«Fede, sono fermo così da già dieci minuti» si lamentò, non sapendo che sarebbe dovuto rimanere in quella posizione per tanto tempo.
«Sta fermo! Mi ci vorrà un po'» esclamai concentrato.

𝒯𝒽𝒾𝓇𝒹 𝓅ℯ𝓇𝓈ℴ𝓃 𝓅.ℴ.𝓋.

Il tempo passò velocemente per Stre, al contrario di Cico, che venne più volte richiamato dal violetto perché stava per addormentarsi.

Erano passate due ore e mezza, e finalmente Nicola poteva tornare a muoversi, e Federico ammirare il suo ritratto soddisfatto.
Quest'ultimo, girò la testa verso il cellulare per controllare l'orario. L'accese, trovandosi davanti alla sua foto con Nicola, scattata ore prima. Rimase incantato a guardarla fin quando non si ricordò di dover solo vedere l'ora.
«Diciassette e cinquantacinque!? Davvero sono passate le ore così in fretta?» esclamò Stre.
«Eh sì, hai capito eh, mi hai fatto rimanere paralizzato per tutto il tempo» continuò a lamentarsi.
«Nicola io devo ancora studiare...tutte le materie...» disse, iniziando ad andare nel panico.
Il maggiore se ne accorse e cercò di calmarlo, senza successo.
«Intanto vai a prendere nella tua camera quello che ti serve per farli, poi vediamo» lo rassicurò, dicendogli anche che l'avrebbe aiutato in tutti i modi possibili.

Il minore tornò minuti dopo con tutto il necessario, che appoggiò sulla scrivania di Nicola.
«Ho anche un sacco di interrogazioni...no non ce la faccio» continuò a dire preoccupato e nel panico.
Nicola andò ad accomodarsi sulla sedia, invitando Stre a fare la stessa cosa.
In un certo senso, lo fece anche distrarre dal suo momento di panico assoluto.
«No Nicola» si lamentò ridacchiando.
«Muoviti» disse con un tono gentile e divertente.
Federico allora si arrese, e fece come gli era stato detto; adesso, si trovava sulle gambe del maggiore che lo stringeva a sé.

Strecatto fissava il quaderno e il libro che aveva davanti, non riuscendo a capire niente.
Iniziò a piangere silenziosamente, ma Cico se ne accorse lo stesso.
«Hey, nono non piangere» cercò di rassicurarlo con voce dolce.
«Fede ce la fai, sono ancora le diciotto e venti»
«No...sono davvero tante le cose per domani..» provò a dire, con voce spezzata.
Nicola lo tirò a se, stringendogli la testa sulla dua spalla e accarezzandogli i capelli.
Poco dopo che Federico si tranquillizzò, riprese a leggere quelle lettere presenti sul libro che aveva davanti.

Erano le 22.15, quando finalmente "finirono" i compiti, stanchi.
«Grazie Nicola, ora vado»
«Nonono dove vai- rimani qui» lo interruppe.
«Come rimango qui? N-non...do fastidio?»chiese insuro.
«Ma sei scemo? Secondo te mi dai fastidio? Vai a prendere un pigiama e un cambio per domani che è meglio va'»
«Va bene, grazie ancora» concluse, con un sorriso.
Quando tornò, Nicola già era sdraiato sul letto, con il telefono in mano.
«No! Nico ti avviso: io davanti a te non mi cambio» lo avvisò imbarazzato.
«Ma per favore! Se ti senti più a tuo agio non ti guardo neanche» disse mentre aveva lo sguardo fisso sullo schermo del telefono.
Federico, anche se ancora insicuro, si tolse velocemente la maglia mettendosi la sua felpa che utilizzava come pigiama, la quale gli arrivava sulle cosce. Si tolse poi anche il pantalone e mise, sempre molto velocemente, una tuta nera.
«Manco flash» aggiunse Nicola, una volta che il violetto si trovava di fianco a lui, facendolo ridere.
Strecatto sbadigliò, segno che era molto stanco.
Nicola, a quel punto, spense il cellulare e si sdraiò, comprendo se stesso e il suo amico.
Si avvicinò a quest'ultimo che era disteso di fianco, e gli mise il braccio tra il collo e le spalle, come per abbracciarlo. Anche la luce gialla e soffusa della piccola lampada accesa sul comodino, rendeva tutto dolce di quanto quella scena già lo fosse.


Tʜᴇ  Mᴇssᴀɢᴇ-[𝙎𝙩𝙧𝙚𝘾𝙞𝙘𝙤]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora