❤️19."Aᴍɪᴄɪ "💜

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𝓢𝓽𝓻𝓮𝓬𝓪𝓽𝓽𝓸'𝓼 𝓹.𝓸.𝓿.

Aprì lentamente gli occhi, sbattendo più volte le palpebre per abituarmi alla luce del sole.
Davanti a me vidi Nicola che dormiva beatamente, con ancora il braccio destro sul mio collo che mi "abbracciava".
Arrossì, insomma mi trovavo in un letto che non era il mio, in più con il ragazzo che mi piaceva.
Mi avvicinai a questo, cercando di svegliarlo.
«Che ore sono?» chiese, stropicciandosi gli occhi in modo infantile.
«Sette e quindici, c'è tempo ma ti devi alzare lo stesso» ordinai.
«Uff e va bene...» sbuffò, alzandosi lentamente e abbracciandomi. Ci fece cadere sdraiati sul letto, ancora abbracciati.
«Carenza di affetto?» chiesi ridacchiando, facendo ridere anche lui.
Contemporaneamente, ci alzammo.
«Muoviti a vestirti, così andiamo a fare colazione al bar qui fuori» mi propose, mentre senza problemi si cambiava davanti a me. Girai di scatto lo sguardo, mettendomi in un angolo e vestendomi.
«Ah, comunque non te l'ho detto ma ho un bagno privato» annunciò.
«E mi hai fatto cambiare qui davanti a te? Ma stai bene?» mi lamentai, giustamente.
«Dimmi subito dove si trova» aggiunsi.
«è la porta praticamente affianco, se non attaccata, a questa» spiegò.
«Perché è fuori e non collegata alla camera?» chiesi, rimanendo a ragionare su quest'argomento.
«Hai ragione, chiederò a mio padre di aggiustare questo dettaglio, ma ora andiamo»
Mi prese per mano, come puntualmente faceva, e ci incamminammo al famoso bar.

«No, non ti lascio entrare fin quando non ci salutiamo per bene» protestò Nicola, davanti la porta della mia aula, cinque minuti prima che iniziasse la lezione.
«Ok ok» mi arresi sorridendo.
«Ciao Strecazzo» disse ridendo.
«Vaffanculo Cico» conclusi io. Lui sorrise, e dire che mi ha mandato in tilt è dire niente.
Avevo bisogno di rivederlo, avevo bisogno di quel sorriso.
Le ore di lezione le passai a pensare a lui. Poi arrivò il momento di mostrare il mio ritratto.
Timidamente mi alzai e mi diressi alla cattedra dove la professoressa mi aspettava.
Le porsi il mio disegno davanti. Lei, in silenzio, lo osservò per diversi secondi.
«E' il figlio del preside?» mi chiese sottovoce, mentre tutta la classe era impegnata a chiacchierare.
«Ehm...sì...» risposi, anche se solo dopo mi resi conto di quello che avevo detto.
«Ah, siete amici?» la vidi sorridere.
«Beh sì...-»
«Complimenti, sei uno dei pochi con qui gli piace passare il tempo. Vai a posto Federico, nove e mezzo» sgranai gli occhi a quelle parole, e ancora incredulo me ne tornai a sedere.

Tʜᴇ  Mᴇssᴀɢᴇ-[𝙎𝙩𝙧𝙚𝘾𝙞𝙘𝙤]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora