Capitolo 3: Giorno uno

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Erano trascorsi, quanti, dieci anni? Dalla prima volta che aveva varcato la soglia di quell'edificio, una stagista come tanti altri, inesperta ma determinata; nessuno avrebbe scommesso un centesimo su di lei, sul suo bel visino, non la sua famiglia, non i suoi colleghi, forse neppure lei ... Molte cose erano cambiate in quegli anni, inclusa lei. Ilaria non era più ad accoglierla all'ingresso, sostituita da un uomo dal volto gentile e spessi baffi ingrigiti dal tempo: "Gennaro" le si presentò. L'ascensore perennemente guasto avevo ripreso le sue funzionalità, il bianco asettico delle pareti era stato rimpiazzato da un tenue giallo, una cosa non era cambiata, il primo volto che si incontrava, entrando nell'ufficio, era sempre il suo: Rosa. Non appena la vide, le andò incontro con un gran sorriso: "Cara ..." strinse le mani nelle sue "Sono così felice che tu sia tornata!" esclamò con trasporto.
"Lo sono anch'io" ricambiò Isabella "Come stai?"
"Bene, bene ..." rispose prontamente la segretaria ma il velo di tristezza, che coprì il suo viso, non sorprese Isabella.
"Rosa ..." doveva essere stato tremendo per lei; aveva lavorato al fianco di Tolomei per quarant'anni, avevano costruito tutto quello insieme, la sua perdita doveva averla devastata.
"Sai com'é?" tornò a sorridere la segretaria "Ci vuole tempo per abituarsi ai cambiamenti ... Ma cosa ci facciamo ancora qui impalate!" esclamò "Di lá, sono tutti così ansiosi di vederti" la informò, lasciando le sue mani. "Vieni, ti accompagno ..." continuò, assumendo di nuovo il suo tono istituzionale.

La sala riunioni era gremita; ad attenderla alcuni volti sconosciuti, curiosi di conoscere la donna di cui tanto avevano sentito parlare e molti noti, ognuno con la sua personalissima opinione riguardo il suo ritorno: chi, come Silvia e Ignazio, entusiasta di aver ritrovato un'amica e collega; chi già pregustava la ripresa di quei pettegolezzi che dopo la sua partenza avevano perso succosità e chi, invece, non riusciva a nascondere il proprio disappunto nel dover prendere ordini proprio da lei. Il tempo non aveva cancellato le vecchie ruggini anzi, le aveva acuite, ma Isabella non si aspettava nulla di diverso ... Le presentazioni, il piccolo rinfresco e le chiacchere furono consumate in fretta e Isabella si ritrovò con una pila di fascicoli tra le braccia a incamminarsi verso il suo nuovo ufficio. Non poté negare quanto fosse strano percorrere quel corridoio che aveva attraversato solo un paio di volte per parlare con Tolomei senior e quando passò davanti al suo ufficio, che ora era del figlio, non potè fare a meno di sbirciarci dentro, riusciva ancora a vedersi seduta davanti a quella scrivania, un vestito grigio, le lacrime e le occhiaie nascoste sotto un make-up impeccabili, decisa ad ottenere quello che aveva rifiutato mesi prima. "Daniele non c'è" la voce cordiale di Rosa la raggiunse alle spalle. "È fuori città per qualche giorno" la informò.
"Lavoro?" s'interessò, ma la segretaria scosse il capo sconsolata "Davvero?" chiese Isabella sorpresa.
"Sono cambiate molte cose" ribadì Rosa. "Ti mostro il tuo ufficio?" le propose.
"Grazie" accettò ancora un po' turbata: non le sembrava il momento più opportuno per una vacanza.
"Ecco ..." Rosa spalancò la porta prima di cederle il passo "Spero sia di tuo gradimento ..." Isabella si guardò intorno, non era l'ufficio più grande che avesse avuto, né quello con la vista migliore eppure c'era qualcosa di speciale "Ho cercato di renderlo il più possibile accogliente ..."
"Credimi lo è ..." la rassicurò Isabella; le sembrava tutto perfetto: la scrivania, gli scaffali, c'era persino un divanetto e ... "Quelli?" indicò il vaso di fiori che svettava al centro di un piccolo tavolino in vetro
"Sono arrivati per te questa mattina presto ... Nessun bigliettino" aggiunse, anticipando la sua domanda. "Ma erano così belli che non metterli in un vaso sarebbe stato un peccato ..." si giustificò.
"Certo ..." le sorrise Isabella. "Sei stata molto gentile, Rosa" la ringraziò di nuovo.
"Dovere" si schermì la segretaria "Sei hai bisogno di qualsiasi cosa, sai dove trovarmi ..." si congedò con un sorriso.
"Che strano ..." si ritrovò a sussurrare Isabella, prima di scuotere il capo per scacciare quel pensiero: aveva già un mucchio di lavoro da fare!

La pila di cartelline sembrava non ridursi mai, per una risolta, altre due ne entravano nel suo ufficio, come se tutto si fosse congelato in attesa del suo arrivo. Non riusciva proprio a capire come Daniele avesse potuto prendersi una vacanza proprio in un momento delicato come quello ... Appose la sua firma in calce all'ennesima documentazione preliminare, poi sbuffò, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia. Le spalle contratte, si massaggiò il collo e l'occhio cadde di nuovo sui fiori che coloravano la stanza, scosse di nuovo la testa e, spinta da chissà quale istinto, si alzò per osservarli più da vicino; non sapeva neanche lei cosa stesse cercando, fino a quando non lo vide: un bigliettino accuratamente nascosto per sfuggire ad un occhio curioso e impiccione, come non ne mancavano tra quelle mura. Isabella non esitò ad estrarlo con dita tremanti ed aprì la piccola busta:

Scherzi del destino - la storia continuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora