Capitolo 24: 39.5 C

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Salire le scale si era rilevata un'impresa e ora, aprire la porta di casa, era una sfida altrettanto ostica con lui a divorarle il collo; quando la serratura scattò, lo sentì sorridere contro la sua pelle, impaziente. "Shhht ... Fai piano!" si raccomandò, mentre attraversavano la casa al buio, abbracciati. Isabella trattenne a stento una risata mentre le stringeva più forte i fianchi e un filo di barba le solleticava la pelle, lo spumante aveva già fatto il suo effetto su entrambi; lo sentiva, sentiva la sua erezione premere contro le sue natiche e non vedeva l'ora di sentirlo tutto dentro di lei. Rischiarono d'inciampare un paio di volte lungo il tragitto, ma riuscirono ad arrivare a destinazione sani e salvi. Appena furono al riparo nella sua stanza, Isabella si lasciò andare del tutto, si voltò tra le sue braccia e, affondando le dita nei suoi capelli, lo baciò con foga. "Sei bellissima ..." sussurrò sulla sua bocca e lei sorrise perché era una bugia, ma se pronunciata da quella labbra, non poteva che essere una bella bugia e lui lo capì, lo capì al volo che non gli credeva e allora la spinse verso il piccolo comò, sopra cui c'era uno specchio: "Guardati ..." le sussurrò all'orecchio, costringendola a osservare il loro riflesso. "Guarda ..." continuò, mentre le mani le sollevavano il vestito "Guarda, amore mio ..." sospirò, entrando dentro di lei "Guarda quanto sei bella, quando vieni per me" gemette nel suo orecchio, spingendosi più a fondo. Isabella boccheggiò, allungando il braccio per tirargli i capelli, e chiuse gli occhi, lasciando andare indietro la testa per abbandonarsi sulla sua spalla. Si sentiva spaccata in due, eppure completa perché era lui a renderla tale, lui che si muoveva in lei con delicata furia, succhiandole la pelle, accarezzandole il seno, respirando nel suo orecchio "Guardati ..." insistette, perché voleva che vedesse lo spettacolo che era per lui ogni volta che si lasciava andare tra le sue braccia, che si lasciava amare, ma lei preferì girare il volto per cercare la sua bocca e venne, così, sulle sue labbra, pronunciando il suo nome: Chris ... Isabella spalancò gli occhi e ritrasse immediatamente la mano, inorridita, sospirò prima di guardarsi intorno; la parte di letto accanto a lei era vuota e perfettamente intatta, si ricordò che Gabriele, dopo averla riaccompagnata a casa, non era voluto salire, non gli sembrava consono con il piccolo e la babysitter a dormire nell'altra stanza e poi avevano bevuto abbastanza entrambi.  Isabella scese in fretta dal letto, si sentiva esausta, la testa pesante e le ossa rotte, ma ignorò il suo corpo e si rifugiò in bagno; lavò con foga le mani, prima di gettarsi un bel po' di acqua fredda sul viso per scacciare quello stupido sogno e le sensazioni che le aveva lasciato sotto la pelle. Quando entrò in cucina, quel senso di torpore e intontimento non l'aveva ancora abbandonata, Thomas era già seduto a fare colazione, mentre Ivana si muoveva in cucina, curandolo con la coda dell'occhio. "Ciao Mommy!" la accolse lui con la bocca piena e un tono di voce comunque troppo alto.

"Buongiorno, piccolo mio!" ricambiò, lasciandogli un bacio tra i capelli senza riuscire a nascondere una smorfia per il cerchio alla testa.

"Caffè?"  propose Ivana con un sorriso.
"Sì, ti prego ..." accettò Isabella, passandosi entrambe le mani sul volto.
"Sta bene?"  si preoccupò la ragazza, porgendole una tazza.
"Devo avere esagerato un po' con il vino, ieri sera ..." sminuì Isabella.
Ivana la studiò perplessa per alcuni minuti: aveva gli occhi arrossati, l'aria stanca e il colorito eccessivamente pallido. "È sicura di non avere la febbre?"
"Figurati ..." negò Isabella, ma la baby-sitter la ignorò, presentandosi, dopo pochi istanti, con un termometro. "Avanti" la incoraggiò e Isabella non poté fare altrimenti. Non si ricordava più quando fosse stata l'ultima volta che si era provata la febbre: se non la provi, non ce l'hai, questo era il suo motto. Chissà quante volte aveva lavorato, viaggiato con la febbre alta, ma Ivana fu irremovibile quando vide il termometro segnare trentotto e mezzo. "Torni a letto, Thomas lo accompagno io e chiami il medico ..." disse perentoria. Si offrì di tornare dopo aver accompagnato il piccolo all'asilo ma Isabella rifiutò con un sorriso sincero, se la sarebbe cavata da sola, come sempre.

Scherzi del destino - la storia continuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora