"Mommy, mommy, mommy ..." Non fece in tempo a varcare la porta di casa che Thomas le saltò letteralmente in braccio, costringendola a fare mezzo passo indietro per non perdere l'equilibrio sui tacchi a spillo.
"A cosa devo questa calorosa accoglienza?" commentò divertita il bacio umido appena stampato sulla sua guancia.
"La recita" spiegò il piccolo, divincolandosi subito dopo per essere messo a terra; Isabella non fece in tempo ad aprir bocca per chiedere spiegazioni che la stava già trascinando verso il divano da cui Chris aveva assistito all'intera scena. Mentre Thomas era già diretto verso il tavolino basso a pochi passi da loro, lei prese posto al suo fianco, rimediando un leggero bacio sul collo in segno di saluto.
"Avete già cenato?" si preoccupò: era stata trattenuta in ufficio più del previsto quella sera.
Chris annuì, rassicurandola: "Ti scaldo qualcosa?" si premurò e al suo minimo cenno di assenso, si attivò subito, lasciando una carezza sulla testa del piccolo che stava tornava da loro stringendo tra le mani, come fossero cristalli preziosi, tre cartoncini super colorati e uno bianco.
"Per la recita ..." spiegò, porgendoli alla mamma. "Li ho fatti io! La maestra dice che devo darli a tre persone a cui voglio bene per venire a vedermi, tranne te ..." annunciò orgoglioso.
"Ok..." confusa, Isabella cercò lo sguardo di Chris alla ricerca di qualche dettaglio in più che non tardò ad arrivare.
"Il tuo invito, quello bianco ..." le chiarì "... è quello per i genitori e l'ha preparato l'asilo con tutte le indicazioni e ..."
"È noioso ..." lo interruppe il piccolo, commentando l'invito che la mamma stava osservando: panna con le scritte dorate, ricordava un'elegante partecipazione di nozze.
"Mentre hanno chiesto ai bambini ..." riprese Chris "... di preparare ognuno tre inviti per le persone che avrebbero avuto piacere di invitare" concluse, lasciandole intendere tra le righe, che gradivano il rispetto del numero massimo di spettatori per bimbo.
Isabella sorrise e annuì, ormai era abituata alle piccole stranezze di quell'istituto: "E tu hai già deciso chi invitare?" domandò al piccolo, nonostante sospettasse già la risposta.
"Siiiiii" esclamò entusiasta "Questo ..." indicò il cartoncino rosa "... è per Demi. Questo ... "le mostrò quello giallo "... è per zio Riley e questo ..." le porse quello rosso "non lo so, per zia Lavinia, zia Silvia o zia Alessia" concluse. Isabella rimase di sasso, con la coda d'occhio, colse il sorriso di Chris spegnersi all'istante: non aveva fatto altro che parlare con lui della recita per tutto il pomeriggio e poi lo aveva escluso così, come se non facesse parte delle loro vite. "Allora?" La incalzò Thomas.
"Amore, Demi e Riley non vivono qui, non so se ..."
"Ma glielo possiamo chiedere?" la interruppe. "Vero, mommy?" insistette.
"Sssì..." balbettò Isabella "Possiamo provare ..." si arrese davanti ai suoi occhioni dolci "ma non ti sembra di aver dimenticato qualcuno?" azzardò timidamente, mentre, dietro il bancone della cucina, Chris si irrigidiva maggiormente. Il piccolo si fermò a pensare, arrivando persino a corrucciare la fronte "Chris?" gli suggerì e per una frazione di secondi Thomas la guardò sconvolto, come se gli stesse chiedendo la cosa più stupida e ovvia del mondo: "Ma mommy, Chris è come te!" esclamò incredulo. "Mica ti devo invitare a te!" continuò "Tu sei obbligata a venire, lo ha detto anche la maestra Alberta! Vero?" chiese subito conferma, quasi impaurito.
"Vero" confermò, gli occhi inevitabilmente lucidi. "Hai assolutamente ragione" ribadì, scompigliandogli amorevolmente i capelli, mentre ricercava lo sguardo di Chris che però ora dava loro le spalle. "Sai cosa facciamo? Che ne dici se giriamo un bel video per Riley e Demi?" propose.
"Sììììììììììì" si entusiasmò all'istante il piccolo "Spiderman!" si ricordò prima di correre come un razzo in camera sua per recuperare il supereroe che aveva scelto come compagno per quell'annuncio.
Isabella ne approfittò per sfilarsi finalmente le décolleté e silenziosamente scivolare alle spalle di Chris, che, sopra il lavello, le dita strette intorno al piano della cucina, cercava di trattenere i singhiozzi, gli lasciò un leggero bacio tra le scapole prima di abbracciarlo e ripetere lo stesso gesto sulla spalla e poi sulla nuca, sentendolo piano piano rilassarsi tra le sue braccia. "Mommy? Thomas la richiamò.
"Arrivo" rispose Isabella, e dopo un ultimo bacio sulla nuca, lasciò Chris solo con i suoi pensieri: era ufficialmente il suo papà, poco importava che non lo chiamasse ancora per nome.
Con molta pazienza, Isabella era riuscita a mettere il figlio a letto, ma, come ogni sera, lui aveva preteso che fosse Chris a raccontargli la storia della buona notte e lei ne aveva approfittato per una doccia rigenerante. Era appena entrata in camera, i capelli ancora avvolti nell'asciugamano, quando sentì il cellulare vibrare sul comodino, non poté trattenere un sospiro di sollievo a lettura ultimata. "Cotto!" annunciò Chris, trionfante, entrando a sua volta nella stanza "Novità?" domandò subito, captando il suo sollievo. "È Demi" lo aggiornò, agitando il telefono che teneva tra le mani. "Si scusa, ma è in pieno periodo di esami ..." Chris annuì, avvicinandosi a lei. "Domani mi manda un video risposta per Thomas ..." continuò mentre lui cominciava a liberare la rossa chioma dall'asciugamano ormai fradicio. "Pensava di venirci a trovare tra un mesetto a corso finito; adesso non riesce proprio ..."
"E una parte di te ne è sollevata" concluse al suo posto Chris, strigliandole delicatamente i capelli. "Sono pessima" confessò lei "Non ho avuto ancora il coraggio di dirle di noi ..." nonostante ne avesse avuto più volte l'occasione.
"Posso farlo io, lo sai ..." le lasciò un bacio dietro l'orecchio.
"Devo farlo io e devo farlo da sola" lo anticipò: ne avevano già parlato. "Lo sai" sorrise, facendogli il verso.
"E Riley?" chiese, fingendo indifferenza, mentre continuava a frizionarle lentamente i capelli.
"Ancora nulla" cercò il suo sguardo attraverso lo specchio. "Ci sei rimasto male?" domandò.
Chris scosse il capo "Gli vuole bene" constatò.
"Ti dispiace?" insistette, voltandosi tra le sue braccia per riuscire a guardarlo direttamente negli occhi.
"No ... non più" si corresse, non aveva alcun senso recriminare per un passato che nessuno poteva restituirgli.
Isabella sorrise, avvolgendo le braccia intorno al suo collo. "Ti amo ... proprio tanto" specificò, prima di suggellare quella dichiarazione con un tenero bacio.
Toc, toc. Toc, toc. Isabella, seduta alla sua scrivania, fu costretta a sollevare gli occhi dallo schermo "Daniele!" esclamò sorpresa, non sapeva neanche che fosse in ufficio quella mattina.
Il capo sorrise del suo stupore "Guarda un po' chi ti ho portato?" annunciò, facendo un passo all'interno del suo ufficio, rendendo così visibile l'uomo alle sue spalle.
"Non so mai se sia una buona notizia vedervi insieme" commentò sospettosa Isabella.
"Andiamo ..." la prese in giro Daniele "ormai dovresti aver imparato che conosci le mie intuizioni ancora prima di me" scherzò, sapendo bene quanta verità ci fosse in quella frase.
"Infatti non sono le tue idee a preoccuparmi Daniele" lo rassicurò, lanciando una mezza occhiataccia al compagno che per tutta risposta le fece un occhiolino divertito.
"In effetti ..." ammise Daniele "... credevo non esistesse persona più testarda di te, Isabella, ma il qui presente Chris è persino peggio!" esclamò esasperato, strappando ad entrambi una risata. "Ti andrebbe di unirti a noi per ..." lo squillo del suo stesso cellullare lo interruppe "Scusate" sussurrò prima di rispondere. "Yvonne cara..." abbassò drasticamente il tono di voce mentre tornava verso il corridoio. Nessuno dei due riuscì a cogliere altri dettagli della rapida conversazione che intercorse tra i due, Daniele concluse la telefonata e farfugliò un rapido: "Scusate devo proprio andare..." prima di dileguarsi in fretta. "Yvonne? chiese Isabella perplessa "Non si chiamava Pamela?"
"Pamela era due settimane fa" la aggiornò Chris, avvicinandosi alla scrivania. Isabella alzò le mani: stare al passo con la vita sentimentale del suo capo era pressoché impossibile e da quando aveva smesso di mischiarla con la propria vita professionale per lei non rappresenta più un argomento di particolare interesse. "Mi fai compagnia per pranzo?" Chris concluse l'invito che Daniele aveva lasciato a metà. "Sì, è già ora di pranzo..." anticipò la sua solita domanda "...quando ci si diverte ..." la canzonò bonariamente, rimediandosi la seconda occhiataccia della giornata. "Oppure credi che il tuo misterioso fidanzato possa essere geloso?" la stuzzicò
"Piantala!" lo ammonì lei, mentre si alzava per recuperare la borsa.
"Andiamo, davvero pensi che le pettegole non lo abbiano capito?" Sembrava un bambino.
"Ti dico di no" ribadì Isabella.
"Stiamo parlando delle massime esperte, delle vere e proprie professioniste: è impossibile!" continuò imperterrito.
Isabella ridacchiò "Sei stato in lizza per un po' in effetti" lo mise al corrente degli ultimi aggiornamenti che proprio quella mattina Silvia le aveva riportato: da quando si era presentata in ufficio con un anello al dito in sala break non si parlava d'altro. "Ma proprio ieri, sei stato escluso"
"Com'è possibile?" si finse addolorato.
"Pensano sia un politico, obiettivamente ho ambizioni più elevate, io ..." gli ricordò. "Nonostante ciò, credo di poter accettare il suo invito a pranzo, avvocato. In fin dei conti, il mio fidanzato non è poi un tipo geloso" decretò.
"No è?" sorrise Chris, squadrandola da capo a piedi "Allora è proprio un'idiota!"
"Politici ..." ridacchiò, sfiorandogli, appena le labbra.
"SIR..." la voce insolitamente esasperata ed alterata di Rosa, li raggiunse nitidamente dal fondo del corridoio, raffreddando immediatamente l'atmosfera. Isabella si precipitò a controllare cosa stesse succedendo, seguita a ruota dal compagno. Non erano gli unici ad essere accorsi, un piccolo capannello di colleghi era sopraggiunto dal lato opposto: era davvero insolito che la sua segretaria alzasse la voce in quel modo, soprattutto con un visitatore. Tutti gli occhi erano puntati su quel ragazzo alto e dalle spalle larghe, su cui ricadevano lunghi capelli biondi, che gesticolando goffamente provava per l'ennesima volta a farsi capire dalla donna di fronte a lui, che a sua volta, con il suo inglese scolastico, ribadiva come la persona che stava cercando non fosse in quel luogo.
"Rosa tutto a posto?" intervenne subito in suo soccorso Isabella. "Oh my God!" farfugliò incredula non appena il ragazzo si voltò nella sua direzione.
"Bells Jupitini" esclamò di rimando Riley, mentre lei già gli correva incontro per abbracciarlo di slancio. "Well, well, well" commentò provocatorio verso una, a quel punto, mortificata Rosa, stringendola forte tra le proprie braccia.
"Isabella, io..." cercò di giustificarsi la segretaria mentre il gruppetto di curiosi si cominciava a disperdere.
Isabella la bloccò sul nascere. "Dopo tutti questi anni non hai ancora imparato a pronunciare il mio cognome?" lo rimproverò, tirandogli un lieve pugno sul petto. "Che cosa ci fai qui?" gli domandò ancora incredula.
"Well, Tom Tom ... Ero da queste parti e ... eccomi qua!" spiegò, come se fosse la cosa più ovvia.
"Non definirei Tokyo, da queste parti" virgolettò le ultime parole.
"Ho lasciato Tokyo un paio di mesi fa ..." la informò. "Berlino è nei paraggi" le fece notare.
"Berlino?" ripeté incredula.
"E Londra, Amsterdam, Parigi ..." cominciò ad elencare le maggior capitali europee. "Lo sai che ho sempre voluto ..."
"Girare l'Europa zaino in spalla" concluse la frase al suo posto.
"Exactly!" sorrise Riley, illudendosi di essersela cavata così facilmente.
"Mmh, mmh, mmh ..." alle loro spalle Chris si schiarì la voce, richiamando l'attenzione di Isabella.
"Riley posso presentarti ..."
"Chris" l'anticipò l'australiano, tendendo la mano all'uomo che li aveva appena raggiunti.
"Ti unisci a noi per pranzo?" lo invitò, ricambiando la stretta e costringendosi ad ignorare il leone che ruggiva sul fondo del suo stomaco.
"Volentieri ..." accettò di buon grado l'altro, chinandosi a raccogliere la sacca malridotta che aveva abbandonato ai suoi piedi.
"Dopo di te ..." sorrise, indicando la via per gli ascensori a pochi passi da loro. "Che c'è?" sussurrò ad Isabella che, al suo fianco, l'osservava basita. "L'ha invitato Thomas" le ricordò e lui non aveva pensato neanche per un istante che non si sarebbe presentato. Isabella annuì e gli stampò un bacio sulle labbra, proprio lì, in mezzo al corridoio: ora le pettegole, che, come prevedibile, si erano attardate con una scusa, non potevano aver più alcun dubbio.
Il pranzo era stato insolitamente cordiale, Riley aveva raccontato di essersi licenziato in tronco una sera e di essersi messo in viaggio verso l'Europa. La sera prima si trovava in un locale di Berlino quando l'invito di Thomas gli era vibrato tra le mani e sue due piedi aveva deciso di anticipare di qualche giorno la sua tappa italiani due uomini si scoprirono di aver più cose in comune di quante immaginassero e dopo il caffè, Chris li lasciò addirittura soli, adducendo un impegno non rimandabile e, salutata Isabella con un bacio sulla tempia, diede ad entrambi appuntamento all'uscita dell'asilo. Rosa aveva già provveduto a sbloccare l'agenda pomeridiana di Isabella, così i due si ritrovarono soli a camminare per Milano e lei poté finalmente dare voce a tutte le domande che le frullavano per la testa: perché ti sei licenziato? Perché non mi hai detto che eri in Europa? Perché non mi hai avvisato che saresti arrivato oggi? Lui sorrise: Tokyo non era più la stessa senza di lei, che aveva riempito le sue giornate negli ultimi cinque anni, e senza Thomas che aveva risvegliato in lui sentimenti che pensava non gli appartenessero e lui voleva solamente fare loro una sorpresa. "Mia madre non sta passando un bel periodo ..." le confessò alla fine "Ho deciso di tornare in Australia"
Isabella rimase sconvolta da quella rivelazione: "Sei sicuro?" domandò, gli occhi a cercare la sua cicatrice sul petto, nonostante fosse nascosta dai vestiti.
"No", confermò i suoi sospetti "Non a caso ho scelto la strada più lunga per tornare a casa ..." scherzò.
"Riley ..." lo rimproverò dolcemente, ma lui le impedì di continuare.
"Ti trovo bene ..." cambiò repentinamente argomento. "Mi sembri felice e io che pensavo fosse un coglione ..." ridacchiò.
"Riley ..." lo richiamò teneramente.
"Almeno questo concedimelo ..." le sorrise. "Ero a Londra una settimana fa" la informò. "Da Demi ..." confermò i suoi sospetti. "Perché non sono sorpreso che non sappia gli ultimi sviluppi?" chiese retorico.
"Io ..." Provò a spiegarsi.
"Tranquilla ..." lesse il terrore nei suoi occhi "Non le ho detto nulla ... lo farai tu, quando te la sentirai" concluse comprensivo. "Sai l'hai sempre vista più fragile di quanto non sia in realtà ... Demi è una ragazzina sveglia e forte, ma soprattutto ti vuole bene"
"Lo so ..." sospirò Isabella "Ma è complicato..." provò a giustificarsi.
"Certo ..." la prese in giro "Non sei assolutamente tu a renderlo complicato ..."
Isabella alzò gli occhi al cielo "Mi sei mancato" ammise. Lui e il suo modo di sdrammatizzare, di non prendersi e prenderla mai troppo sul serio. "Non ce l'avrei mai fatta senza di te, lo sai vero?"
"Questo non è affatto vero e lo sai, Isabella Giovini non ha bisogno di nessuno" la rassicurò, accogliendola in un lungo abbraccio fraterno come se quell'ultima notte a Tokyo non fosse mai esistita.
Quando arrivarono all'ingresso dell'asilo, Chris li aveva preceduti di pochi istanti, il solito gruppetto di mamme bisbigliò maligno, vedendo Isabella in compagnia di quel bellissimo samurai vichingo dagli occhi nocciola, rimasero deluse quando lei salutò Chris con un bacio a fior di labbra e, cingendogli la vita, entrano insieme nell'edificio, mentre Riley camminava tranquillo al loro fianco. Thomas correva per il salone insieme ai suoi amichetti, ma non appena vide quell'insolito gruppetto si bloccò di colpo e il suo volto s'illuminò all'istante. "Zio Riley ..." gli zampettò incontro "Sapevo che saresti venuto!" esclamò un enorme sorriso a colorargli le labbra.
"My Tom Tom" Riley lo accolse tra le proprie braccia, stampandogli un bacio sulla tempia.
Il resto fu un pomeriggio che Thomas avrebbe difficilmente dimenticato.
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Scherzi del destino - la storia continua
Romansa[...]"Fammi indovinare!" esclamò "Con uno è solo attrazione fisica, mentre con l'altro è una questione mentale..." "Non credo che siano affari tuoi" ribattè decisa a troncare sul nascere quella conversazione. "Non sono ciò di cui hai bisogno..." con...