Era rimasto immobile sulla soglia per lunghissimi minuti, il suo cervello si era bloccato a quelle due semplici parole; il suo lavoro gli aveva insegnato la loro importanza, il saperle usare nel modo giusto, col tono giusto ma non credeva che un innocuo sostantivo accompagnato da un aggettivo possessivo potessero stravolgergli la vita: tuo figlio. Era un eco che rimbombava nella sua testa come un mantra, tuo figlio, era così dannatamente inesatto. "Nostro figlio" sorrise in un sussurro che urlava consapevolezza. Le dita ormai intorpidite, allentò la presa sulla scatola, l'istinto di correre giù per le scale e seguirla pulsava sotto le sue vene, ma, dopo un respiro profondo, indietreggiò richiudendosi la porta alle spalle. Appoggiò la schiena contro la porta e chiuse gli occhi nel tentativo di mettere ordine tra i suoi pensieri. La pillola non ha funzionato. Si erano sempre affidati alla chimica, persino la prima volta, quando non sapevano nulla della vita sessuale dell'altro, beh in realtà lui qualcosa lo sapeva, era stata a letto con un altro meno di dodici ore prima ... Scosse il capo, prima di allontanarsi dall'ingresso e appoggiare la scatola sul bancone della cucina; si sgranchì le dita mentre prendeva posto e rimase a osservarla titubante per lunghi minuti prima di prendere coraggio e scoperchiarla. Non vi era molto al suo interno: una chiavetta USB e un piccolo quaderno; buffo come degli oggetti così piccoli potessero custodire così tanto. Estrasse entrambi lentamente come se fossero cristallo, rigirò la USB tra le dita tremanti, prima di sporgersi sul bancone per avvicinare il portatile e scoprirne il contenuto. Vi era una sola cartella dal nome inequivocabile, Chris non si sorprese di trovarla suddivisa in sottocartelle organizzate per anno, Isabella era fatta così, con lei potevi trovare il tostapane in bagno e l'asciugacapelli nel frigorifero, ma il suo laptop, quello, non lo avresti mai trovato in disordine. Aprì la cartellina più vecchia, quella che doveva raccogliere i mesi della gravidanza, poco più di una ventina di icone riempirono lo schermo, Chris fece doppio click sulla prima e il sorriso di Isabella riempì per pochi istanti lo schermo prima che il palmo della sua mano lo nascondesse alla telecamera. "E dai ..." Chris riconobbe chiaramente la voce strascicata di Demi dietro l'obiettivo e non si sorprese dell'arrendevolezza di Isabella, che abbassò la mano, inclinando leggermente la testa. "Che vuoi fare?" le chiese e lui si perse. Si perse nei dettagli del suo viso lasciato totalmente esposto dai capelli raccolti, le sue labbra rosa, screpolate e arricciate, le guance leggermente paffute che si contrapponevano con forza alle occhiaie profonde e gli occhi, quegli occhi velati ma fieri, spaventati ma luminosi. Le immagini continuavano a scorrere, le loro voci si rincorrevano ma lui non riusciva a registrare le parole, poi Isabella esplose in una risata, carica di gusto, di cuore, come se non lo facesse da troppo tempo. L''inquadratura si allargò come a voler mostrare quella scena in tutta la sua bellezza: Isabella era appoggiata a una cucina, il corpo talmente scosso dalle risate da costringerla a tenersi il ventre, adagiando una mano su quel pancino accentuato, ormai incapace di nascondere il suo stato, mentre con l'altra tentava di arginare le lacrime che avevano iniziato a scendere. Chris sorrise, era impossibile non lasciarsi trascinare da quel suono pieno di vita, fu ancora Demi a interrompere quella melodia. "Mancavi solo tu!" esclamò.
"Ciao, Demi!" Una voce maschile a lui sconosciuta lo fece irrigidire all'istante, mentre un nome si fece spazio tra le risa di Isabella un attimo prima che l'immagine si arrestasse: Riley. Chris si ritrovò a fissare lo schermo con i pugni stretti sul tavolo: chi cazzo era quello? Aprì il file successivo, sperando di trovare risposta a quella domanda, ma era solo un selfie con Demi a cui non prestò alcuna attenzione, come alla foto successiva, e a quella dopo ancora; continuò ad aprire spasmodicamente un file dopo l'altro per cercare di dare un volto a quella voce, a quel nome, poi lo vide. No, non Riley. Allontanò le dita dal touchpad come se fosse d'un tratto incandescente, Thomas era lì, stretto tra le braccia della sua bellissima mamma, un fagottino minuscolo che aveva da poco spalancato i suoi occhi chiari sul mondo. Sembravano entrambi così piccoli, così fragili, così perfetti, per un attimo si sentì di troppo, ma non lo era, loro avevano bisogno di lui e lui non c'era. Sentì una lacrima bagnargli la guancia, la lasciò scivolare giù, incastrarsi nella barba cortissima, senza bloccarla, perché doveva segnargli la pelle. I suoi occhi si posarono sul diario, a cui, fino a quel momento, non aveva prestato alcuna attenzione, con la punta delle dita sfiorò il bambù ripercorrendo il ciliegio dipinto di nero, esitò prima di aprirlo lentamente, la calligrafia tonda di Isabella riempiva la pagina, lui fece un respiro profondo, poi cominciò a leggere:
Non lo so, non so perché i miei occhi si siano posati su questo quaderno, non so perché ho sentito l'esigenza di comprarlo, non so perché ora sono qui a riempirlo di parole probabilmente prive di un senso compiuto. So solo che da oggi cambia tutto, come? Non lo so. Se qualcuno me l'avesse detto due giorni fa o questa mattina gli avrei riso in faccia, di gusto, ma alla fine ha vinto ancora lei, l'Isabella codarda che non riesce mai ad andare fino in fondo, a diciassette come a trent'anni. Forse sono impazzita, sì, sono pazza, non c'è nessun'altra spiegazione plausibile, in mezzo secondo ho mandato all'aria il lavoro di una vita, le convinzioni di una vita, le promesse urlate al cielo, i giuramenti sussurrati allo specchio, mezzo secondo, eppure non credo di essere mai stata così lucida. Da oggi cambia tutto e mentirei se dicessi che tutto questo non mi terrorizza, perché è così: ho una fottuta paura; io non sono una madre, non so neanche come si fa a fare la madre, vorrei tanto chiederlo alla mia, ma so già come la prenderà ... Per un po' questo sarà il mio segreto, mio e di Riley, a lui non riesco a mentire, non so perché o forse sì ...É l'unica di persona di cui mi posso fidare ora, l'unico che non conosce lui, non conosce noi, che non mi dirà la cosa più scontata ma impossibile: Chris deve saperlo. Visto? Sono proprio pazza, ho appena messo nero su bianco la verità, ma dovevo farlo prima di inventarne una nuova, a uso e consumo del mondo ...
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Scherzi del destino - la storia continua
Romance[...]"Fammi indovinare!" esclamò "Con uno è solo attrazione fisica, mentre con l'altro è una questione mentale..." "Non credo che siano affari tuoi" ribattè decisa a troncare sul nascere quella conversazione. "Non sono ciò di cui hai bisogno..." con...