Capitolo 6: Pessima madre

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La pausa pranzo più triste e silenziosa della storia. Quando aveva scoperto che non sarebbe uscita dal suo ufficio nemmeno per la mezz'ora in palestra, Silvia aveva insistito per mangiare un boccone insieme, ma Isabella era troppo pensierosa per essere una buona compagnia "Sono una pessima madre?!" domandò, inavvertitamente, ad alta voce e per poco Silvia non si strozzò con uno spaghetto di soia.
"E questa da dove esce?" tossicchiò. Isabella scrollò le spalle e si lasciò andare contro lo schienale della sua poltrona. "É per l'altra sera, vero?" non si arrese l'amica.
"Sarei dovuta rimanere a casa, non..."
"Perché?"
"É quello il mio posto, a casa, con mio figlio, non di certo nel letto di un ragazzino ..."
"Ragazzino?" ripeté confusa "Credevo avesse superato la maggiore età ..."
"Ha solo ventotto anni!" era scandalizzata: come poteva non capire?
"Oh ..." esclamò Silvia ironicamente "Effettivamente sei anni sono davvero troppo ... Certo se li moltiplichi per quattro, é tutta un'altra storia!" una frecciatina neanche troppo velata che Isabella preferì lasciar correre.
"Sono pessima ..." ribadì mestamente, glielo aveva appena confermato.
"Finiscila" si spazientì. "Ascoltami bene, Bells, perché non ho intenzione di tornare sull'argomento una seconda volta" l'ammonì: "Tu non sei una pessima madre! Nella tua vita hai fatto cazzate, certo e altrettante ne farai, non sei una santa e allora? Non sei forse tu quella che va tanto fiera della sua cuccetta all'inferno?" al punto da rivendicarla anni prima sul pulpito di una chiesa gremita. "Thomas é un bimbo bellissimo, dolcissimo, equilibrato, ben educato, un furbetto di prima categoria, certo, ma pur sempre adorabile e sai di chi é il merito? Tuo, Bells, tuo e di nessun altro, perché non gli fai mai mancare l'unica cosa che conta davvero: amore, totale.
Isabella scosse il capo: "Sai che non basta solo quello ..."
"Cosa, allora? Soldi? Una casa?" dove voleva arrivare "Vestiti, giocattoli ... Una buona istruzione? Non gli stai facendo mancare nulla..." Silvia non riusciva proprio a capirla.
"Niente tranne ..." quella esitazione disse più di mille parole ...
"Un padre?" concluse incredula. "Davvero? No, aspetta ..." prese il telefono "questa conversazione la voglio proprio registrare!" era ovviamente una provocazione. "Perché ti basta uscire dalla porta" indicò quella alle sue spalle. "E troverai una fila di uomini che non ci penseranno sue due volte a immolarsi per la causa!"
"Non é questo che intendevo, io non voglio ..."
"Allora, si può sapere cosa vuoi Bells?"
"Non lo so!"sbottò, alzandosi in piedi. "Io non lo so!" esclamò, uscendo da dietro la scrivania e cominciando a camminare per l'ufficio e questa cosa la faceva impazzire. "So solo che guardo la mia più vecchia amica e non riesco a smettere di pensare: lei sì che ha fatto le cose nel modo giusto! Si è innamorata ..." cominciò ad elencare "... si é laureata, ha trovato un buon lavoro, si é sposata e poi é rimasta incinta ... E io invece? E poi rientri a casa, dopo l'ennesima, scopata egoista e fine a se stessa della tua vita e vedi che tuo figlio si é addormentato sul suo pancione ..." non era più riuscita a togliersi quell'immagine della testa "E pensi: beh, é così che dovrebbe essere ... Una madre, una famiglia..."
"Bells ..." Come faceva a non addolcirsi davanti a quella sua costante paura di non essere all'altezza?
"Cosa?" chiese Isabella.
"Tu non sei egoista, non lo sei affatto. Non c'é niente di sbagliato nell'essere ...".
"Superficiale?"
"Non ci credi neanche tu" ribatté decisa. "Nell'essere te stessa" riprese da dove era stata interrotta. "Forse devi solo trovare un nuovo equilibrio, forse non sei più quella che eri prima, ma se non provi, Bells, se non rischi, se non vai all'attacco, semplicemente se non vivi, non lo scoprirai mai ..."
"Io ..." fu interrotta da un deciso bussare e la porta si aprì prima che potesse rispondere.
"Isabella, dovrei parlarti di ... " Daniele si accorse solo in un secondo momento di Silvia. "Scusate... Ho interrotto qualcosa?"
"Si figuri..." Silvia si alzò immediatamente. "Me ne stavo giusto per andare" sorrise "Ne riparleremo..." aggiunse sottovoce, sfiorandole il braccio mentre puntava la porta che si richiuse alle spalle.
"Non sapevo che tornassi oggi" esordì Isabella, invitandolo a prendere posto.
"Ho anticipato il rientro" spiegò, accomodandosi solo dopo di lei. "Allora é vero che non esci da qui?" commentò con un sorriso i resti del take-away cinese.
"É un caso, di solito un'ora d'aria me la concedo" sorrise, affrettandosi a sgomberare la scrivania. "Di cosa dovevi parlarmi?" si interessò.
"Mi ha chiamato Salvatore poco fa, dice che Ricci si sta guardando intorno ..."
"Mi era arrivata voce" annuì Isabella, quella era la conferma. "Che pensi di fare?" Si stava parlando di uno dei loro tre clienti più importanti.
"Vorrei sapere la tua opinione al riguardo ..." era il motivo per cui era lì.
"La mia opinione?" ripeté colta alla sprovvista.
"Non esserne sorpresa, é il motivo per cui papà ti ha chiesto di tornare ... E sono contento che l'abbia fatto" aggiunse. "Non ti ho ancora ringraziato per tutto quello che hai fatto mentre io continuava a correre dietro le gonne dell'ennesima ragazza sbagliata ..."
"Ho fatto solo il mio lavoro" sminuì Isabella.
"Ha fatto molto di più..." la contraddisse. "Che idea ti sei fatta?" era praticamente impossibile che non ne avesse una.
"Penso che il periodo di lutto sia finito ... " e con esso l'accondiscendenza dei clienti "devi dare un segnale forte."
"Papà avrebbe fatto la voce grossa ..." concordò "ci aveva concesso un'esclusiva sui prossimi mandati, non può fare come gli pare ..."
"In teoria sì ..." lo smentì Isabella. "Ho dato un'occhiata alle carte e si fa riferimento a operazioni per consolidare il core-business, mentre, da quel che si dice in giro, Ricci vuole differenziare ... se si aggrappa ai cavilli può svicolare ..."
"Che grandissimo figlio di ..." si censurò "Sarebbe un danno di immagine enorme se affidasse alla concorrenza questo mandato ..."
"Per questo dobbiamo giocare d'anticipo ..." disse "Ho fatto fare delle ricerche ..." tirò fuori dal primo cassetto della scrivania una cartellina voluminosa "... ci sono delle target interessanti, in alcune abbiamo dei contatti, potremmo avere una via preferenziale ... Devi dimostrargli che siamo noi la scelta migliore ma non per quel contratto, no, per le nostre idee ..."
"Ma come?" chiese.
Aveva pensato anche a quello "Chiamalo, chiedigli un incontro, una chiacchierata informale per fare il punto della situazione con i clienti principali, considerati gli ultimi cambiamenti ..."
"Non se la berrà mai, lo sanno tutti che ultimamente non sono stato molto in ufficio ..."
"E tu non negarlo, lasciagli credere che l'ordine di chiamata sia direttamente proporzionale alla considerazione che hai di loro, asseconda il suo ego, stai sul vago, non ti esporre ma lascia che sia lui a scoprire le carte e poi ..."
"Poi tu gli dai il colpo di grazia" concluse, tamburellando le dita sulla copertina arancione. "Ci stai?" le propose.
"Mettiamoci al lavoro!" accettò, prima di andare in scena, c'erano alcune cose su cui Daniele doveva essere aggiornato.

Scherzi del destino - la storia continuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora