Capitolo 10: Santa Claus

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Il Natale le aveva invaso casa come non succedeva da anni, aveva pensato a tutto Thomas, aveva scelto l'albero, le decorazioni, le luci, tutto. Era il primo anno che ne aveva davvero una percezione seppur a metà tra sacro e profano, come tutti i bimbi della sua età. In quell'ultima settimana d'asilo gli avevano insegnato a fare le stelle con la carta e lui ne era rimasto così stregato da tappezzarle casa, era evidente come le doti artistiche, pressoché inesistenti, le avesse ereditate da lei, ma a Isabella non importava che non fossero perfette, né che quell'accozzaglia di colori facesse a pugni con il resto dell'arredamento, perché tra quelle quattro mura si respirava la felicità. Thomas, seduto al piccolo tavolino nella sua stanza, sotto lo sguardo amorevole della sua mamma, era tutto concentrato nella realizzazione di un'altra delle sue opere e Isabella non aveva idea di quanto fosse bella in quel momento: il viso struccato, illuminato dai suoi occhi e dal suo sorriso, i capelli raccolti distrattamente, le maniche arrotolate, i piedi scalzi. Il suono del campanello interruppe la calma di quell'atmosfera, Isabella accarezzò la nuca del figlio e si alzò dal pavimento per andare ad aprire, un solo nome in mente: la signora Bassotti. Portinaia per vocazione e non per mestiere, l'inquilina del piano terra, era una nonnina tanto simpatica quanto pettegola, grazie ai suoi dolci riusciva a farsi aprire la porta da chiunque nel palazzo: sapeva tutto di tutti e tutto, sempre e comunque. Isabella aprì la porta, completamente impreparata; fu costretta a sbattere le palpebre più volte prima di essere sicura che non fosse un sogno. "Sorpresa!" il suo entusiasmo la travolse al punto di portarla ad arretrare di mezzo passo.
"Non eri a Londra?" riuscì finalmente a dire qualcosa.
"Ya... Ma poi ho pensato, I mean ... non ho mai visto Milano!" esclamò allargando le braccia.
Isabella sorrise, scuotendo il capo: "Entra ..." la invitò, prendendole la valigia.
Oltrepassò la soglia con un sorriso e si guardò subito intorno: "Where is my little cupcake?" chiese "Dov'è ...?"
Non dovette attendere molto prima di ottenere una risposta, Thomas si era affacciato sulla porta della sua cameretta, incuriosito da quella voce familiare "Demiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii"
Si corsero incontro; Isabella non fece in tempo a chiudere la porta che si stavano già rotolando sul pavimento.

Thomas si era appisolato sulle gambe di Demi, l'euforia per quella visita inaspettata lo aveva mandato fuori giri "Che ci fai qui?" chiese Isabella: finalmente potevano parlare.
"Mi mancavate ..." confessò senza imbarazzo. Era stato difficile rassegnarsi a un rapporto in differita, farsi bastare poche settimane insieme dopo troppe divise, accontentarsi dell'immagine di uno schermo quando si aveva bisogno del calore di un abbraccio.
"E il corso di disegno dal vero?" Nonostante le ore di fuso orario, i chilometri di distanza, non aveva mai smesso di farlo, di preoccuparsi per lei, per il suo cuore, per il suo futuro.
"Pausa natalizia ..." le sorrise. Era un'occasione unica e l'aveva colta al volo: Bells le aveva insegnato che non si possono sprecare.
"E tuo padre ...?" Jimmy di sicuro avrebbe voluto averla a casa per le feste.
"Ti saluta ... Lui e Mary sono partiti per una sorta di luna di miele ..." arricciò il naso.
"E a te sta bene?"
"Sì ..." sorrise e Isabella ebbe la conferma che non le aveva mentito al riguardo. "Mary è una brava persona e papà è felice ... Se lo merita, no?"
Isabella annuì, difficile pensare a qualcuno che lo meritasse più di lui "... E Jason?" chiese dopo un attimo di esitazione.
"Jason è abbastanza maturo ..." a Isabella sfuggì una smorfia che Demi ignorò deliberatamente "... per comprendere e accettare le mie decisioni"
"Mmmh ..." si trattenne; aveva passato notti a cercare di convincerla che un ventottenne non facesse per lei ma, ora, si sentiva leggermente in difetto.
" ... E Riley?" approfittò di quel tentennamento per ripagarla con la stessa moneta.
"È a Tokyo"
"Ma dai?" la prese palesemente in giro.
"Se la passa bene ... Ci sentiamo ancora, ogni tanto ..." spiegò. Thomas chiedeva di lui sempre più raramente, sapevano entrambi che sarebbe andata a finire così.
"Lo sai che facevo il tifo per voi?" confessò.
"Lo so bene ..." sorrise Isabella. Demi non conosceva discrezione quando si trattava della sua vita amorosa; aveva passato mesi a cercare spiegazioni su Chris, mesi a tentare di farle cambiare idea, mesi a pronunciare il suo nome sbadatamente durante le loro conversazioni, poi aveva smesso e Isabella non aveva osato chiederne il motivo.
"Eravate carini ..." si difese con quella sana ingenuità che gli anni non erano riusciti a portarle via. Se ne era accorta tardi, in una delle sue ultime visite a Tokyo, c'era sempre stata complicità tra loro, ma la loro confidenza era diversa, più intima, nel senso meno prosaico del termine e poi Riley lo aveva scritto in faccia, negli occhi, a voler essere precisi, ma non era la prima volta che Bells preferiva la cecità. Rimasero in silenzio per un po', le parole sarebbero state superflue, i loro occhi parlavano, si parlavano. "Non dovresti essere qui ..." la rimproverò nuovamente Isabella. Demi scrollò le spalle: non sarebbero mai state d'accordo. "Quanto ti fermi?"
"Fino alla fine delle vacanze ... Sempre se non disturbo" aggiunse, rimediandosi una cuscinata: avevano quindici giorni tutti per loro.

Scherzi del destino - la storia continuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora