Il tempo è relativo, era Einstein a sostenerlo e, forse per la prima volta, Isabella riusciva a capire davvero cosa significasse. Due mesi: un attimo sembravano due giorni e quello successivo due anni. Due mesi, sessanta giorni, millequattrocentoquaranta ore, vissuti a due velocità: la pazienza, la calma, la dolcezza con cui osservava i suoi uomini coltivare il loro rapporto padre-figlio e l'impazienza, la frenesia, la foga con cui viveva il suo rapporto di coppia. Due binari paralleli, Chris e Isabella, da un lato, Chris e Thomas dall'altro e inaspettatamente, o forse no, il secondo si era rivelato il meno complesso da gestire. Chris era riuscito, o meglio, Thomas gli aveva permesso di farsi spazio nella sua vita con una naturalezza e semplicità che avevano lasciato basito chiunque. Era stato proprio il bimbo, dopo poche settimane, ad escludere Isabella dalle puntatine al parco che con l'arrivo della bella stagione erano diventate una consuetudine post asilo "Mommy, man's stuff" l'aveva liquidata in fretta e poco importava che quelle "cose da uomini" altro non fossero che una corsa dietro a un pallone, qualche giro sullo scivolo e un gelato sempre troppo piccolo. E fu proprio in uno di quei pomeriggi, uno come tanti altri, di ritorno dal parco, che Thomas, d'un tratto, con disarmante innocenza, gli chiese: "Tu vuoi bene alla mia mommy?"
"Certo..." rispose di getto Chris.
"E perché non la baci?" incalzò il piccolo. Per fortuna erano già fermi a un semaforo perché istintivamente Chris affondò il piede sul freno. "Co ...co...come?" balbettò.
"Aurora dice che i grandi si baciano quando si vogliono bene" cantilenò quasi scocciato "ma tu non baci mai la mia mommy ... e allora lei come fa a sapere che le vuoi bene?" Chris fu preso in contropiede da quella logica tanto infantile quanto ineccepibile "Devi chiedere ..." continuò, sforzandosi di ricordare la parola che aveva usato l'amichetta "... un appumento!" esclamò il piccolo.
"Un appuntamento?" lo corresse Chris, incredulo.
Thomas annuì vigorosamente "Aurora dice che i grandi si baciano agli appumenti!"
Chris sorrise intenerito "E a te non darebbe fastidio se io baciassi la tua mamma?" gli chiese, sbirciando la sua reazione dallo specchietto retrovisore. Il piccolo si strinse nelle spalle, scrollando la testa. "La mia mommy è molto bella ..." commentò, quasi a volergli suggerire che se non si fosse dato una mossa, qualcuno l'avrebbe fatto al posto suo.Erano pochi gli avvenimenti di cui Isabella non fosse al corrente, anzi, più volte si era ritrovata a sentire lo stesso episodio raccontato da entrambi, riuscendo così a cogliere le due facce della stessa medaglia. Quella conversazione fu il loro primo, vero, piccolo segreto; non si accordarono, per entrambi fu naturale tenere per sé quel dettaglio, che di dettaglio aveva ben poco in realtà. Chris non riusciva ad immaginare le ragioni che avessero portato il piccolo a tacere, ma conosceva perfettamente le proprie: era da settimane, da quando aveva conosciuto ufficialmente Lavinia, che una domanda continuava a ronzargli nella testa: perché non ci raccontate il vostro di primo appuntamento? Ovviamente da coppia poco convenzionale quale erano sempre stati, non si erano mai posti il quesito prima, ma non poteva negare che la loro incapacità di dare una risposta lo avesse turbato. Poteva raccontare per filo e per segno il suo primo appuntamento con Jas o, seppure a distanza di anni, con Summer, la fidanzata del college, ma non quello con la donna della sua vita? Aveva ripercorso mentalmente, più e più volte, le tappe della loro relazione alla ricerca di una risposta: la prima festa insieme, il primo Capodanno, la loro prima volta, la prima volta che avevano dormito insieme, la prima cena, la prima gita o il primo cinema. Seppur ci fossero state tantissime prime volte nella loro relazione, nessuna rispecchiava i requisiti minimi per essere considerata un primo appuntamento e questa mancanza era ormai per lui così evidente da risultare estremamente fastidiosa. Thomas, quel pomeriggio, gli aveva dato inconsapevolmente l'ultima spinta necessaria, gli ci vollero mezza giornata e quattro telefonate per porre finalmente rimedio a quella mancanza.
Isabella si era svegliata male quella mattina, aveva dormito poco, o nulla, quella notte, una fastidiosa sensazione a stringerle la bocca dello stomaco; forse era stato lo strano comportamento di Silvia che per giorni le aveva ordinato di non prendere impegni per quella sera per poi rimangiarsi tutto e trasformare quel sabato sera tra donne nel tradizionale sabato mattina al parco con mariti e figli al seguito o, più probabilmente, era stato il fatto che quella volta, insolitamente, l'amica non avesse minimamente preso in considerazione di estendere l'invito a Chris. Sfortunatamente il suo umore non migliorò nelle ore successive anzi, con ogni probabilità era ufficialmente paranoica! Le sue amiche si stavano comportando in modo assolutamente bizzarro: innanzitutto nessuna delle due le aveva rivolto una sola domanda su Chris, cosa piuttosto insolita visto che i loro incontri cominciavano con un interrogatorio di minimo mezz'ora per riuscire a cogliere eventuali nuovi sviluppi; inoltre, entrambe sembravano piuttosto attente alla sua incolumità, non fare questo, non fare quello, stai attenta ... Eppure, quando cercava nei loro rispettivi compagni un appoggio per contrastare le loro stranezze, questi sembravano non aver notato nulla e dopo un pranzo veloce tutti insieme, dove persino Thomas le era sembrato strano, si erano salutati come sempre, anche se, Isabella ne era quasi sicura, le sue due amiche si erano scambiate un'occhiata complice. Solo nella quiete della sua auto, dopo che Thomas si era addormentato non appena aveva toccato il seggiolino, Isabella mise a fuoco la vera ragione di quel suo strano sentire: Chris non si era fatto vivo quella mattina! La sua mente si stava affannando nel trovare le motivazioni più logiche, più tragiche, più improbabili, ma non appena varcò la soglia di casa, Thomas profondamente addormentato in braccio, tutto le fu improvvisamente chiaro: un vaso con un mazzo di gerbere rosse svettava al centro del bancone della cucina. Si avvicinò il più velocemente possibile, sempre attenta a non svegliare il piccolo, e con mano tremante afferrò la piccola busta nera adagiata ai piedi del vaso:
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Scherzi del destino - la storia continua
Romance[...]"Fammi indovinare!" esclamò "Con uno è solo attrazione fisica, mentre con l'altro è una questione mentale..." "Non credo che siano affari tuoi" ribattè decisa a troncare sul nascere quella conversazione. "Non sono ciò di cui hai bisogno..." con...