𝚠𝚒𝚕𝚕 𝚜𝚒𝚗𝚐 𝚊𝚕𝚘𝚗𝚐

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Bokuto mangia come se non lo facesse da settimane.

Bokuto parla, mentre mangia, certe volte anche con la bocca piena, perché sembra che i suoi pensieri siano un fiume che non riesce a contenere in alcun modo.

Bokuto ha un fisico davvero improbabile, per qualcuno che mangia a quel modo.

Bokuto è adorabile con i camerieri, ringrazia e lascia le mance abbinate ad un "grazie" scritto sullo scontrino, dice di portare i complimenti allo chef anche se sta mangiando un muffin confezionato, si siede con le gambe larghe sulle sedie perché se no gli sbattono le ginocchia sotto il tavolo.

Bokuto si preoccupa.

Se prendi un biscottino di frolla senza gocce di cioccolato e un tè senza zucchero, lui ti chiede se hai fame, se hai dimenticato il portafogli a casa, se vuoi un pezzo del suo pasto da morto di fame.

Bokuto ti mette una bustina di zucchero nel tè mentre non guardi, e quando te ne accorgi e chiedi spiegazioni, risponde che "nessun umano sopravvive senza zucchero, Akaashi, mangia che poi ti viene sonno".

Bokuto ride ad alta voce, quando ti si appannano gli occhiali perché soffi sul liquido bollente, ride tanto da far tremare il tavolo, fa girare tutti che non possono fare a meno di sorridere con lui.

Bokuto ti guarda ti striscio, quando entri in un posto qualsiasi, e se tremi ti prende per le spalle e ti mette sul posto vicino al calorifero, ti chiede se vuoi i suoi guanti.

Bokuto è un po' casinista, quando si muove, sbatte con le spalle dovunque, non riesce ad alzarsi senza dare una schienata alle persone sedute dietro, arruffa la tovaglia e aggrotta le sopracciglia quando cerca di metterla a posto con le mani troppo grandi per i lavori di precisione.

Bokuto ti offre la colazione, perché non riesce a fare a mente il calcolo diviso e non si ricorda i prezzi delle cose che prende.

Bokuto è, miseria, è davvero una delle creature più adorabili che abbia mai visto.

È grande e grosso, persino troppo se posso azzardare, ma non sembra neppure rendersene conto. È come quei cuccioli di cane di grossa taglia che passano dall'essere un batuffolino di pelo ad un bestione di settanta chili ed eppure credono ancora di avere le zampette corte e il musino sottile.

Identico.

Mette allegria.

Mette... davvero tanta allegria.

− Akaashi, posso attaccare il cellulare alle casse? –

Ora come ora, è seduto sul sedile di una volante della polizia, le ginocchia quasi in gola perché non sa come mandare indietro il sedile e non riesco a spiegarglielo, che agita il cellulare in mano.

Infilo le chiavi, le giro fino a metà corsa per azionare l'impianto elettronico, mi volto dalla sua parte.

Ha le ciglia chiare.

Con la luce che entra dal finestrino dietro di me, si vedono bene.

Lunghe e chiare.

− Dammi qua. –

Me lo appoggia in mano.

Ha lo schermo distrutto, il suo cellulare. È il tipo, in effetti, quello che fa sempre cadere tutto e si dimentica sempre di dove l'ha messo.

Mi sporgo e sgancio il vano portaoggetti di fronte alle sue gambe, caccio dentro la mano e ne tiro fuori un cavo.

Non uso sempre questa volante, ma quando c'è, la preferisco.

angel with a shotgun || bokuakaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora