𝚖𝚢 𝚑𝚎𝚊𝚛𝚝 𝚘𝚗 𝚊 𝚝𝚛𝚒𝚐𝚐𝚎𝚛

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➥✱ SMUT alert

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La mia schiena rimbalza appena, sul materasso.

Mi esce la voce dalla gola in un mezzo gemito un po' troppo alto, apro le gambe di riflesso, mi sporgo con le braccia verso Bokuto che mette un ginocchio dopo l'altro sul letto e mi raggiunge, lo stringo forte, schianto le labbra contro le sue.

Pace.

C'è stata pace nel tragitto dall'ingresso alla camera.

Ma poi era come se ci fosse chissà quale limitazione mistica disseminata sul cornicione della porta che ha trasformato l'aria da leggera a pesante col solo passarci in mezzo.

Davvero, manco lo stavo baciando.

Stavamo parlando del fatto che gli piacesse la mia casa, che gli piacesse il fatto che avesse tutta l'odore buono che ho io, che fosse ordinata. Mi stava dicendo che casa sua è tremendamente disordinata, che se dovessi andare da lui mi verrebbe un infarto.

In effetti sembra una persona disordinata, credo che lo sia.

Ma non di quel disordine cattivo e acido di chi non ha alcun interesse nelle proprie cose, di chi si lascia accumulare attorno un oggetto dopo l'altro come se anche controllarli fosse solo una perdita di tempo.

Mi sembra un disordinato sorridente, caotico, che ha sempre troppi pensieri per la testa e lancia le cose a caso per evitare di perdere il filo dell'ennesimo ragionamento istantaneo.

La camera non è illuminata come l'ingresso, tengo le tapparelle serrate quando dormo e credo di essermi scordato di rialzarle stamattina, c'è solo un po' di luce che filtra dalla porta aperta.

Gli occhi di Bokuto sembrano brillare quando me li rivolge, come se scintillassero nonostante il buio, e c'è qualcosa che sembra persino... feroce, ecco.

Bello, bello davvero.

Mi spingo in alto e lo prendo con le gambe, chiudendogliele attorno alla vita, sento le sue labbra staccarsi dalle mie e dirigersi verso il lato del mio viso, il collo, l'incavo che divide la mascella dalla spalla.

Caldo, caldo, un po' troppo caldo.

− La maglietta, Kōtarō, la ma... −

Mani che raggiungono l'orlo, che la tirano su e me la strappano via di dosso. La lancia dietro di sé, non si sa dove, torna a fare quello che stava facendo.

Tranne che...

Le sue dita che si appoggiano su di me, che mi tengono la schiena e le spalle e mi spingono verso di sé, ora tastano solo e unicamente pelle nuda. E paradossalmente, ora, ho ancora più caldo.

Scende verso la clavicola, mordicchia e mi lascia una scia sottile di baci che lo riportano alla tappa iniziale, alle mie labbra.

Sembra che...

Sembra che non abbiamo appena avuto un orgasmo ciascuno e sembra che non si ricordi nemmeno di quando, credo venti minuti fa, mi ha caricato di peso.

Quello che intendo è...

Ma quest'uomo non la sente la fatica?

Giusto, che quasi me ne dimenticavo, è anche andato in palestra prima di venire qui.

Kenma aveva ragione, come al solito.

Oggi, io qui ci rimango.

− Anche tu, Kōtarō, per favore, per... −

angel with a shotgun || bokuakaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora