𝚒 𝚠𝚊𝚗𝚗𝚊 𝚕𝚒𝚟𝚎 𝚗𝚘𝚝 𝚓𝚞𝚜𝚝 𝚜𝚞𝚛𝚟𝚒𝚟𝚎

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Sbatto la porta dell'ufficio del procuratore tanto forte da far quasi tremare il muro.

Supero il mio ragazzo, mi piazzo di fronte alla scrivania, mi appoggio sul bordo di legno con entrambe le mani aperte.

Ho il cuore in gola, il cervello che produce un'informazione dietro l'altra, il respiro corto, la pelle che formicola.

Non sto bene.

Non sto affatto bene.

Sono...

Siamo corsi qui.

Giusto il tempo di recuperare il Capitano, salutare le signore, riprendermi dallo shock e ci siamo catapultati in questura.

Ho...

Tanto a cui pensare.

Ora come ora sto cercando di controllarmi, di focalizzare i miei pensieri su una linea ben definita e di pensare solo al mio lavoro, al caso, al bastardo che ammazza la gente.

Però mi sento come se fossi una di quelle vetrate dove le crepe si dipanano a vista d'occhio, mi sento come se potessi distruggermi e cadere in pezzi da un momento all'altro.

Credo di aver sottovalutato... ieri notte.

Ma non ho tempo di pensarci, non ho tempo di ragionarci su, ho solo il tempo di risolvere questa storia.

Ci penso dopo.

Ci penso dopo?

Sì, a me ci penso dopo.

Bokuto è in piedi alle mie spalle, anche lui con gli occhi spalancati, le braccia conserte di fronte al petto, il respiro meno affannoso del mio ma comunque più svelto del solito.

So a cosa stiamo andando incontro.

Ed eppure... ingenuamente continuo a sperare.

Spero che vada tutto bene.

Spero che le mie parole abbiano un peso.

Spero...

Mi viene da vomitare.

Vorrei nascondermi nell'angolo più stretto di casa mia, aggrovigliarmi come un gomitolo su me stesso e nascondere la faccia fra le mani, piangere, urlare, disperarmi in solitudine. Ho paura, così tanta paura, e quella voce mi ha riportato indietro all'esatto momento in cui credevo fosse tutto finito, all'esatto momento in cui mi sono sentito morto, smerciato, venduto, usato.

Ho paura.

Una tremenda, sconfinata paura.

Stiamo parlando di qualcosa di grosso, qualcosa di enorme, e io a confronto mi sento minuscolo e debole.

Posso farcela?

Io, posso farcela?

Non so, se posso.

So che devo.

Che lo devo a me stesso.

Lo devo a me stesso, no?

Lo devo a me stesso, a quelli come me, alle persone come me, a chiunque sia me anche in minima parte. Lo devo a tutti, lo devo perché è il mio lavoro, perché è quello che sono fiero di fare.

Io lo so, come andrà.

Lo so bene.

Guardo il procuratore negli occhi e lo so già.

angel with a shotgun || bokuakaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora