𝚐𝚎𝚝 𝚘𝚞𝚝 𝚢𝚘𝚞𝚛 𝚐𝚞𝚗𝚜

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Vestirmi bene, di norma, mi fa sentire bene di conseguenza.

Non so secondo quale regola mentale o psicologica questo sia vero, ma credo valga per tutti. Sentirsi belli ci rende belli, guardarci allo specchio e pensare di essere attraenti ci rende effettivamente attraenti.

Forse è la sicurezza.

Forse è la disinibizione.

Forse solo un effetto collaterale del gonfiare il nostro ego anche solo per un istante.

Mi rende antipatico, dirlo, lo so, ma nella mia vita non mi sono mai sentito... brutto.

Mi sono sentito sbagliato e mi sono sentito inutile, uno scarto e un peccatore, un'aberrazione e una punizione divina ai miei genitori.

Brutto, no.

Certo, di fronte ad Oikawa Tooru ho avuto qualche dubbio, ma non tanto su di me, più su di lui, più sul fatto che non fosse onestamente umano nella cesellatura perfetta del suo corpo.

Ma di guardarmi allo specchio e pensare "Akaashi, tu sei brutto", non mi è mai capitato.

Oggi è la prima volta.

Mi sento... sporco.

Sporco, davvero sporco.

Sporco nei pantaloni stretti e scuri che mi avvolgono le gambe, sporco nella camicia abbottonata per metà che rivela buona parte del mio petto e sporco nei capelli perfettamente in ordine.

Il mio corpo dice "non guardatemi".

Il linguaggio delle mie mani, del mio sguardo, urla che nessuno deve posare gli occhi su di me, nessuno deve pensare che sono attraente, nessuno deve riposare per più di un istante casuale il suo sguardo sul mio corpo.

Mi sento brutto.

Mi sento brutto perché è brutto quel che sto facendo.

Fa schifo.

Non ricordavo quanto schifo mi provocasse nel cuore mettermi in mostra come fossi merce in una bancarella.

Mi tremano le ginocchia, la mano che tiene la sigaretta non è ferma né sicura, il freddo non c'entra niente.

Io non ci voglio andare.

Non voglio entrarci.

Non voglio...

Non fa più parte di me.

Non sono più questo.

Bokuto dice che non c'era niente di male ad esserlo, ma non lo so, se ne sono convinto. Si applica agli altri, il discorso "è un lavoro normale", lo applico agli altri.

Con me stesso, non riesco ad essere così clemente.

Io non sono più questo.

Non voglio farlo più.

Sistemo i polsini e il colletto, la punta dei miei stivali batte sul marciapiede col ritmo del mio nervosismo, la pelle sotto i vestiti brucia.

Vorrei un fucile.

Entrare in quella villa troppo pettinata per essere vera e sparare a vista a chiunque sia lì dentro.

Così sarei a mio agio.

L'auricolare fischia nel mio orecchio ma lo ignoro, è probabile che stiano settando il canale giusto per le comunicazioni, nessuno mi parla e nessuno mi chiede niente, non stanno cercando di mettersi in contatto con me, al momento.

angel with a shotgun || bokuakaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora