𝚏𝚒𝚐𝚑𝚝𝚒𝚗𝚐 𝚝𝚒𝚕' 𝚝𝚑𝚎 𝚠𝚊𝚛'𝚜 𝚠𝚘𝚗

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Fa un freddo inimmaginabile.

A novembre, a Tokyo, fa un freddo davvero inimmaginabile.

L'aria mi sferza sul viso come se mi schiaffeggiasse, mi graffia quasi la pelle secca, mi passa come una lingua di ghiaccio sulle labbra spaccate, mi congela ogni centimetro di pelle scoperta.

La luce è chiara, fredda come freddo è il vento, rivela poche sfumature gelide dell'alba sul cielo che si staglia sopra di noi, sembra starsi aprendo pian piano, come le tende di un sipario.

Tutto è fermo.

Immobile, di fronte a me.

Per un istante mi sembra di stare di fronte alla venuta dell'Apocalisse.

Non un filo di voce, non il rumore delle macchine in lontananza, non lo scalpiccio dei passi fra le foglie secche e morte a terra, non un'anima viva.

Il mondo pare aspettarmi.

Mi sono sempre sentito minuscolo di fronte alla sua incredibile, infinita, enorme magnificenza. Mi sono sempre sentito un granello di sabbia nelle spiagge infinite dell'isola in cui vivo, mi sono sempre sentito niente, di fronte a tutto quello che mi succede davanti, dietro, in generale attorno.

Un emarginato.

Tutta la vita, io sono stato un emarginato.

Al punto che la mia emarginazione era diventata la mia forza, la mia casa, il mio posto. Io, che frequento solo un certo tipo di persone, un certo tipo di luoghi, un certo tipo di eventi. Io, che serro Keiji dietro i suoi occhi di ghiaccio per fingere di non essere chi sono in favore di chi preferisce di gran lunga la versione pulita ed edulcorata di me.

Mi sono sempre sentito ai limiti.

Mi sono sempre sentito invisibile.

Il mondo è un posto strano. È un posto strano e, credevo, un posto cattivo popolato di mostri antropofagi che non vedono l'ora di dilaniarti e lasciarti cadavere sulle strade come è successo alle persone come me.

Non ho mai creduto che ci fosse un posto, per me, qui, che non fosse un rifugio momentaneo dalla paura e dalla desolazione di essere solo.

Non ho mai creduto che il mondo aspettasse me.

Non ho mai creduto di poterlo cambiare, mai come ora.

Fa freddo.

Tutto tace, tutto è immobile e silenzioso, tutto attende.

Per una volta nella vita, so che la persona che il mondo attende non è altri che me.

Akaashi Keiji in cima al mondo.

Ma non per guardarlo dall'alto, che non è mai stato quello il mio obiettivo, ma per...

Camminare sulle strade come qualcuno che merita di farlo.

Non vergognarmi.

Essere me convinto che per me ci sia uno spazio, in questo luogo che mi ha sempre solo generato un'incontrollabile ansia di esistere.

Il mondo non ha mai avuto bisogno di quelli come me, no?

O meglio, sì, ne ha avuto bisogno.

Ma un bisogno scuro e torbido, un bisogno tenebroso, un bisogno istintivo, sporco, motivo di vergogna.

Il mondo quelli come me li usa.

Li getta via quando diventano inutili.

Quando il viso si raggrinzisce, quando la pelle cade, quando la bellezza è un ricordo e non ci si più più giustificare dietro la magra idea che "sembriamo donne", quando sfioriamo, quando l'intrattenimento che possiamo dare diventa scadente, più impegno con una persona adulta che un attimo di divertimento con un ragazzino.

angel with a shotgun || bokuakaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora