I miss you

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Riconobbi la voce e mi tranquillizzai, era l'ultima persona che mi aspettavo in quel momento, l'unica di cui potevo fidarmi, così smisi di urlare e mi feci lasciare. Tutta l'adrenalina che avevo accumulato dalla sera precedente si trasformò in qualcosa che non riuscivo neanche a descrivere. « Ma cosa avete tutti? » Chiesi scivolando lungo il muro a cui mi ero appoggiata, ritrovandomi seduta su quella porzione d'asfalto che costeggiava il muro del palazzo. In un batter d'occhio Massimo fu al mio fianco, preoccupatissimo per il mio comportamento da persona fuori di testa. In fondo, forse, lo stavo diventando, perché non riuscivo a capire cosa stesse succedendo alla mia tranquilla vita. Da quando avevo perso mia nonna ero facilmente irritabile, impaurita e insensibile a qualunque problema. Si, ero diventata una persona orrenda e la riuscivo a vedere benissimo ma non volevo cambiarla, volevo che le persone mi odiassero, mi allontanassero, in modo da lasciarmi sola. Una volta avevo paura della solitudine, di quanto fosse difficile e deprimente stare da sola, invece ora era quello che ricercavo, la mia libertà.

« Amore?! Non volevo spaventati. » Disse asciugandomi le lacrime che gridavano aiuto al mondo intero, secondo me avevo pianto più io in quel periodo che la protagonista di una telenovela. « Non volevo farti paura, so che passi di qui la mattina per venire a scuola e ho pensato di aspettarti. Poi ieri quella conversazione non é finita come volevo, e desideravo vederti non tra i banchi di scuola. » Chiese scostandomi una ciocca ribelle dietro l'orecchio per guardarmi negli occhi. Percepivo un leggero tremolio nella mano, che già era fredda per le temperature fredde di fine Gennaio.

« Così hai pensato bene di farmi venire un colpo, e ti reputavo una persona con un minimo di cervello, ma a quanto vedo anche il tuo é andato a farsi benedire. » Mi asciugai le guance bagnate e mi alzai, per poi recuperare il mio zaino che conteneva le materie di quel giorno. « Ci vediamo a scuola. » Dissi iniziando a incamminarmi verso la strada illuminata, ma Mr Perfezione mi bloccò e mi constrinse a guardarlo.

« Chi te l'ha fatto? » Chiese accarezzando la guancia ancora arrossina. Perché avevo pianto? Grazie a questo il mio trucco era scomparso e ora dovevo spiegargli tutto. « Selena non dirmi che é successo mentre tornarvi a casa. Te l'avevo detto che ti dovevo accompagnare fino a sotto casa. » Dovevo spiegargli tutto, non potevo farlo sentire in colpa per qualcosa che non era successo. « Hey, puoi parlare con me, sono qui e ci sarò sempre. » Le sue parole mi provocarono la pelle d'oca, potevo trattare male tutto il modo ma non lui.

Gli buttai le braccia al collo e lo strinsi forte a me, avevo bisogno di lui, del suo sorriso, delle sue parole, perché era l'unico che riusciva a farmi sentire viva. Come il giorno precedente, tra i petali di mille fiori a ridere, a correre e a coccolarci. « Perdonami, sono stata una stronza. » Sentivo le sue braccia stritolarmi ma mi sentivo benissimo, mi sentivo finalmente a casa.

« Shh. Non ti preoccupare, io ti amo lo stesso anche con i tuoi sbalzi d'umore. » Con una mano faceva su e giù come per rassocurarmi, lui era la mia roccia, io il mare, mi infrangevo su di lui e cercavo di abbattere tutte le sue idee, quello che avevamo costruito, ma lui rimaneva lo stesso lì pronto ad accogliere la nuova onda. « Ora vuoi dirmi chi é stato a farti questo? Così posso andarlo a prendere a pugni. » In quella frase erano racchiusi i miei peggiori incubi.

« Se vuoi andare a "pestare" mio padre non credo sia una buona idea. » Ammisi guardandolo negli occhi, non volevo che loro due si incontrassero di nuovo, era bastato lo scambio di sguardi l'estate precedente. Lo sapevo che a Massimo non importava niente, lui pensava solo alla mia salute e felicità, ma io dovevo pensare a lui ed al suo bene. « Promettimi una cosa... » Iniziai sperando in un suo ok. « .. non verrai a casa mia e non tratteremo più quest'argomento. » Conclusi guardandolo diritto nelle sue iridi azzurre con qualche sfumatura grigia.

« Selena ma... » Iniziò, sapevo come la pensava e sapevo anche quanto amore ci fosse tra lui e mio padre, per questo troncai il tutto con un bacio, sperando che lasciasse stare il discorso.

« Credo che sia ora di andare. » Dissi guardando l'orologio che portavo al polso.

♦ ♦ ♦

Erano passate settimane dalla litigata con mio padre ma le cose non erano migliorate, anzi ogni giorno era peggio. Mi era stato proibito di uscire il pomeriggio se non con Lisa o Alex, non avevo riavuto il mio cellulare e il computer lo utilizzavo per un tempo limitato al giorno. Massimo era sempre più preoccupato, non riuscivamo a vederci se non tra un cambio d'ora e un altro, all'uscita o al bar per qualche secondo. Mi sentivo intrappolata in una gabbia, tornata indietro di un secolo, a quando le donne si dovevano sottomettere alla volontà dei propri padri. E così per sfuggire da tutto e da tutti mi ero intanata lì, dalla mia nonnina, lo sapevo benissimo che parlavo semplicemente da sola e che non mi avrebbe sentito, ma solo in quel modo mi sentivo libera e serena.

« Ciao nonna. » Dissi adaggiando lo zaino al lato per inginocchiarmi vicino alla sua foto. « Ti ricordi di me vero? Non é che lassù qualche ragazza ti ha fatto dimenticare la tua nipotina? » Iniziai a piangere, solo il pensiero di trovarmi lì per poter parlare con lei era un pensiero dolorosissimo. « Prima di parlarti dei mille problemi che ho devo chiederti scusa; scusa per tutte le volte che ho sbruffato a un tuo richiamo, tutte le volte che mi sono arrabbiata, per tutte le volte che ti ho tirato in ballo per difendermi e per gli altri mille errori che ho fatto. Infine ti dico grazie, perché sei stata la luce che ha illuminato la mia strada, la persona che mi incoraggiava nel bene e nel male, quella che mi sosteneva, quella che mi ha insegnato l'alfabeto, quella che si arrabbiava perché facevo sempre a modo mio, quella donna strepitosa che ha dato valore e ricordi stupendi a questa parte della mia vita.» Alzai gli occhi dal foglio stropicciato e mi asciugai le lacrime che non avevano smesso di rigarmi il volto nemmeno un secondo. « Questo doveva essere il discorso del tuo funerale, invece io non ho retto e sono fuggita via. Mi dispiace anche per questo. » Un sorriso mi sfuggì ripensando a quante volte avevo chiesto scusa.

« Veniamo a noi ti racconto cosa mi é successo in questo mese ... »

♦ ♦ ♦

« Secondo te tuo padre ti lascerà andare negli Stati Uniti? Credi ancora nei miracoli Sel! » Affermò Lisa spostando l'attenzione dal televisore al mio viso, sembrava sorpresa e delusa dalla mia scelta. Sapevo benissimo che volare dall'altra parte del mondo non era una decisione da prendere così, su due piedi.

« Lisa! » La richiamò la mamma guardandola storto, quando faceva così c'erano guai in vista. « Ti aiuterò io a convincere i tuoi genitori, Selena, non ti fare problemi, tu scegli semplicemente ciò che ritieni giusto. » Marta sapeva essere così dolce e altruista da far sciogliere chiunque.

« Grazie. » Dissi con un sorriso, non riuscivo a crederci, forse uno spiraglio di luce stava entrando dentro quella prigione. « Mi darai una mano a preparare le valigie? » Chiesi stringendo le mani della mia amica con un sorriso mai visto prima.

« Si, a patto che non mi abbandoni e ti fai un'amica americana perché vengo lì e ti strappo tutti i capelli che hai! » La nostra amicizia era indistruttibile e non mi sarei mai dimenticata di lei, ne del nostro legame.

« Questo mai! » Conclusi stringendola in un abbraccio ricco di significati e di parole non pronunciate.

Spazio autrice.

Salve lettori ♥,
come al solito spero che il capitolo vi sia piaciuto e non sia stato monotono. Mi auguro di pubblicare il nuovo capitolo al più presto - se avete domande o sapere qualcosa sulla storia scrivetemi-.
Infine vi auguro una piacevole e serena Pasqua.

Un bacio, Sere. ♥

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