Again

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La vita a volte ci mette di fronte a delle scelte, siamo ad un bivio, prendere una svolta che potrà stravolgere per sempre la tua vita o semplicemente continuare a viverla com'era stata fin dall'inizio. La prima può stravolgerla per sempre, la seconda invece è più monotona e tranquilla sotto certi punti di vista ma a volte, con tanto impegno, può dare le stesse soddisfazioni della prima. Io avevo scelto quella più difficile e complicata da prendere secondo alcuni, e ne ero fiera, ero riuscita a modificare completamente la mia vita trasferendomi dall'altra parte del mondo. Due anni, i due anni più duri e intensi della mia vita, avevo dovuto affrontare tutto da sola -dato che la mia famiglia era in Italia-, ma in compenso c'era stato lui, Gabriel. Lui mi era stato vicino fin dal primo istante, era la mia roccia e potevo sempre contare su di lui. Stavo vivendo una vita nuova, ero affacciata nel mondo del lavoro ed ero riuscita a crearmi nuove amicizie in quel lasso di tempo. Tranne per gli affetti mancanti la mia quotidianità andava a gonfie vele anche se tra alti e bassi, non potevo lamentarmi alla fine, ero già grata alla vita per le opportunità che mi aveva dato.

« Hei, tutto bene? » Mi strinse la mano mentre l'autista ci accompagnava all'aeroporto. Non riuscivo a credere che avevo preso la decisione di tornare, avevo una strana sensazione sul quel viaggio ma alla fine ero anche un pò costretta.

« Si... è solo che il pensiero di conoscere la fidanzata di mio fratello mi mette un pò d'ansia. Se non le piaccio? Se le risulto antipatica? »Il mio cervello iniziò a farsi mille schemi mentali, stava andando in fumo, proprio il mio organismo non riusciva a pensare in positivo.

« Alla fine non deve sposare te quindi anche se non le piacerai, cosa quasi impossibile, non devi farti problemi. » Per lui era sempre tutto così semplice, un gioco da ragazzi, ma io non riuscivo proprio a prendere le cose così alla leggera.

« Si, alla fine hai ragione. »Dissi spostando lo sguardo fuori dal finestrino. Avevo dentro di me una strana sensazione, c'era qualcosa che mi diceva di non andare al fidanzamento di Marco, un qualcosa che mi diceva di stare lontana da lì ma non dovevo, questa volta non potevo fidarmi delle mie sensazioni. Era un momento importante per mio fratello ed io sarei stata lì.

■ ■ ■

4 mesi prima

« Sai... oggi mi ha chiamato Marco. »Esultai sedendomi sullo sgabello mentre Gabriel era intento a cucinare.  « Lui e la sua ragazza hanno deciso di sposarsi. » Davvero non riuscivo a crederci, mio fratello che si sposava, compredevo che avendo un figlio la cosa migliore era dargli delle basi solide, ma sentire pronunciare dalla sua bocca la parola matrimonio faceva davvero strano.

« Non sembri così felice per l'evento. »I suoi occhi cercarono i miei in cerca di un indizio ma continuai a completare il modulo che dovevo consegnare per le ultime pratiche al lavoro. « Cosa c'è che ti preoccupa? » Nello stesso istante in cui la sua voce concluse la domanda le sue mani mi strapparono la penna che tenevo fra le dita.  « Su parla. »

« Ho semplicemente paura. »I miei occhi si ritrovarono nei suoi. « Paura di ritornare in un mondo che forse adesso è lontano da quella che sono. » Quella frase uscì da sola senza che il mio cervello entrasse in funzione, in modo molto spontaneo. Ero cambiata moltissimo in quel periodo che mi aveva portata via da casa, non ero più la ragazza timida e sbarazzina di un tempo, ero divenuta determinata e sicura, si potrebbe dire una donna.

« Tutti cambiamo, è normale. Si cresce, si matura, ognuno capisce quali sono le potenzialità che ha e tutto questo ci porta a trovare la strada per essere noi stessi. Tu l'hai trovata qui, ma sono sicuro che saresti diventata una donna pazzesca anche in Italia, perché tu sei una forza della natura, tu riesci a vedere la luce anche nel momento più buio, tu mi hai fatto ricredere nell'amore e non permetterò mai a niente di abbattere la magnifica ragazza che sei, qui... » Il suo dito sfiorò delicatamente la mia fronte come ad allontanare quel pensiero.  « e soprattutto qui. » Poggiò la sua mano sul mio cuore, quasi come se volesse sentire se i miei battiti fossero regolari.

Senza nemmeno riflettere allungai le braccia e gli cinsi il collo riducendo così la distanza tra noi. Delicatamente poggiai le mie labbra sulle sue, quasi come se quel momento fosse l'ultimo e subito dopo adagiai la testa sul suo petto restando tra le sue braccia ancora un pò.

■ ■ ■

Atterrata non vedevo l'ora di tornare a casa e poter riabbracciare la mia famiglia, mi mancavano davvero tanto dato che in quel periodo di lontananza avevo avuto modo di vederli solo una volta perché il lavoro non gli aveva mai concesso una pausa. Ritirai la valigia che per la prima volta non pesava tantissimo e mi incamminai verso l'uscita in cerca di un taxi.
- Sei pronta?- Era la domanda che mi poneva una vocina dentro di me e arrivò in modo inaspettato, ero davvero pronta? In cuor mio sapevo che la risposta era più vicina alla negazione, nella mia vita le sfide non erano mai state ben viste e soprattutto non erano un qualcosa che amavo. Ne era testimonianza la mia storia finita a rotoli con Massimo, una sfida con me stessa che non ero riuscita a vincere, però il ricordo di lui fece spuntare un sorriso sul mio volto che nascosi subito dopo.

« Si... » Sussurrai, neanche la voce mi dava una mano.  « ...almeno spero. »Sembrava che stessi andando in guerra, ma più o meno l'affrontare tutti i parenti era così, mi mancavano solo le pistole e l'elmetto.

Appena misi piede fuori un fascio di sole mi arrivò in viso e fu la sensazione più bella, non perché in america non ci fosse, ma semplicemente perché ero finalmente in un luogo che per me era casa. Amavo l'america e amavo tutto ciò che mi aveva dato l'opportunità di fare, ma il luogo che potevo chiamare casa era dove c'era la mia famiglia.

 « Bentornata straniera! »Una voce mi riportò alla realtà.

« Mamma! » L'abbracciai più forte che potevo, mi era mancata davvero tanto, il suo profumo, la sua pelle e il suo calore, in quell'abbraccio era racchiuso tutto. Dopo aver stritolato per bene mia madre passai anche a mio padre.

Il viaggio verso l'hotel sembrò infinito ma l'orologio affermava l'opposto. Parlai poco di tutto quello che era successo in questo lungo periodo fuori casa, mi ero semplicemente limitata a ripresentare Gabriel ai miei. Non avevo la forza per poter fare un excursus su ciò che avevo vissuto, dato che il viaggio appena fatto mi aveva stremata, e un pò anche perché ero così presa dall'osservare un posto che un tempo aveva fatto parte della mia quotidianità. Ammiravo imbambolata i monumenti, i palazzi, le persone e nel frattempo il mio cuore scoppiava di gioia, ero di nuovo a casa non riuscivo a crederci. L'aria mi sembrava diversa, o forse ero io che la percepivo in modo diverso. Guardai Gabriel, sorrisi cercando di trasmettere anche a lui il mio entusiasmo e per qualche secondo tutte le preoccupazioni scomparvero, in quel momento capii che tornare era stata la scelta giusta.

Ricordati Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora