« Lisa, é semplicemente un ballo. » Dissi cercando di mantenere in equilibrio lo scatolone con gli addobbi per il ballo di "fine" anno che avevo in mano. « Non ti giudicheranno per i festoni che appenderai, solo per l'alcol che metterai a disposizione. » Le sorrisi in modo rassicurante, ero andata a tutti i balli e l'unica sobria ero io, quindi sapevo bene come procedeva il tutto. Scendevo le scale e intanto mi guardavo intorno alla ricerca di Massimo, gli avevo dato appuntamento in palestra per una mano extra. Si, Lisa era stata così dolce da coinvolgerlo per farci stare più tempo insieme. Lei era l'unica a conoscenza della storia, e rispettava il tutto, infatti aveva coperto qualche nostro incontro clandestino nelle settimane precedenti.
« Su Giulietta, il tuo Romeo ci starà aspettando giù. » Quel sorrisino mi ricordò tanto i commenti che faceva quando mi fidanzai per la prima volta. Mi venne naturale darle una gomitata, meglio non parlare del professore, non a scuola. « Non ti scaldare. » Scendemmo gli ultimi gradini e ci incamminammo in palestra.
« Ho pensato al tema. » Di solito ero sempre io a decidere i temi da quando ero entrata nella cerchia delle organizzatrici dell'evento. « Notte stellata. » Lisa mi guardò storto. « Possiamo continuare ad andare a ritroso negli anni?! Ma non mi sembra una buona idea. » Conclusi aprendo la porta della palestra, facendo attenzione a non distruggere quello che conteneva la scatola.
« Si hai ragione dove siamo arrivati? Al 1800? » Arrivammo in palestra e lo scenario fu rivoltante, la professoressa Martini avvinghiata a Massimo che lo baciava e lui non si muoveva, non si sottraeva a tutto quello. La scatola che avevo ancora in mano cadde ai miei piedi procurando un boato che disturbò i due piccioncini. I miei occhi si riempirono di lacrime metre cercavo una risposta nello sguardo del professore, ma non ce la feci e scappai via.
« Selena! » Urló Lisa correndomi dietro. Il cuore mi si era rotto in mille pezzi e con esso anche la speranza in un futuro migliore. « Aspetta! » Le lacrime mi offuscavano gli occhi ma continuavo a correre alla ricerca di una salvezza. Come potevo essere stata così stupida? Recuperai il giubbotto di pelle e mi avvicinai all'uscita con passo svelto, non volevo vedere e sentire nessuno. Un uomo dalla figura slanciata, vestito in modo impeccabile mi urtò facendo cadere la mia borsa e il suo contenuto.
« Scusami. » Fu l'unica parola che riuscì a pronunciare in italiano mentre si piegava per darmi una mano. Aveva l'accento tipicamente americano e guardandolo bene aveva qualcosa che richiamava i tratti caratteristici degli uomini oltre oceano.
« Non preoccuparti. » Dissi in inglese, non volevo metterlo in difficoltà con una frase in italiano che non avrebbe nemmeno compreso. Sul suo viso spuntò un sorriso di pura gratitudine per quel gesto che avevo fatto e io ricambiai, in fondo non capitava tutti i giorni di avere un americano con cui parlare.
« Si nota tanto? » Chiese alzandosi in piedi per porgermi l'ultimo libro mentre tornava alla sua amata lingua.
« Diciamo che il vosto accento si riconosce. » Presi il libro con quel sorriso ancora stampato sulle labbra, sperando che non notasse i miei occhi rossi pieni di lacrime in attesa di uscire.
« Si hai ragione. » Mi guardò negli occhi alla ricerca di una conferma, ma mentre lui apriva la bocca per dire qualcosa l'assistente della preside uscì dall'ufficio.
« Mr Jones. » Sul suo viso risiedeva un sorriso ma si notava benissimo che provava vergogna nei confronti di quell'uomo.
« É stato un piacere conoscerla, spero di rivederla presto. » Mi tese la mano ed io la strinsi, la sua pelle era morbida e vellutata così lontana dalla pelle che ci si aspetta da una qualsiesi persona di potere. Si allontanò e prima di scomparire dentro l'ufficio mi lanciò un'ultima occhiata con un leggero cenno di capo, ma esistevano ancora persone con quella cortesia? A quanto sembrava si, ma dall'altra parte del mondo.
Quando misi piede fuori dalla scuola iniziai a pensare a ciò che era successo in palestra. Non dovevo fidarmi dei stupidi messaggini e dei regali che mi faceva il professore, l'amore era un'altra cosa, quelli offuscavano solo la mia realtà e il mio cuore. Tolsi il bracciale e la collana che portavo sempre con me con incisi sopra una M e li adaggiai sul tergicristalli della sua auto. Non volevo avere niente addosso di suo o che mi ricordasse lui.
★ ★ ★
Il vestito mi stava stretto, sposarsi non accadeva tutti i giorni ma non ero preoccupata anzi serena, sarebbe stato il giorno più bello della mia vita ne ero sicura. Era successo tutto così in fretta dopo aver scoperto di aspettare lei, la mia dolce Nadia, la mia bambina. I miei non l'avevano presa bene anzi dopo aver scoperto che Massimo mi aveva tradito, e che quindi loro avevano ragione si erano sempre più allontanati da me e dalla mia vita. Mi sentivo così sola come un animale abbandonato sul ciglio della strada, ma ormai ero lì, avevo fatto la mia scelta e sarei andata fino in fondo. Tutti quegli invitati che mi guardavano attraversare la navata con sorrisi scintillanti e sguardi ricchi di gioia mentre il mio, il mio era lo sguardo di una che l'aveva fatto semplicemente per non crescere una bambina senza un padre. Salii i gradini che portavano all'altare e tutto scomparve, tutte le persone, il prete, i testimoni. Il mio vestito si tinse si rosso, come il sangue, e una vecchietta vestita di nero si avvicino a me, o così mi sembrò. Il suo sguardo era rivolto a qualcosa dietro di me così mi girai e trovai il mio corpo pallido, inerme, ricoperto di sangue ai miei piedi.
« La tua fine é vicina. » Dopo aver detto quelle parole si disintegrò. Caddì a terra e le mie mani si riempirono di sangue provocandomi un urlo per lo spavento.
Aprii gli occhi e mi ritrovai nel mio soggiorno, senza vestito bianco e pancione sul mio divano. Era sera, la sveglia segnava le 19.30, e i miei non erano ancora in casa, era stato semplicemente un incubo, un bruttissimo incubo. Sistemai i cuscini che erano tutti bagnati per via della mia crisi appena messo piede in casa, anche per questo mi ero appisolata.
Il suono del telefono di casa mi fece sobbalzare, non aspettavo nessuna chiamata, mi avvicinai al mobiletto nel corridoio e risposi. « Si? »
« Ciao Selena sono Marta. » La sua voce si riconosceva lontano un miglio.
« Marta, cosa c'é? É successo qualcosa? » Era capitato pochissime volte che Marta chiamasse a casa nostra.
« Questo fine settimana c'é una cena con il direttore e il finanziatore del College che ti vuole offrire quello stage... e mi chiedevo se ti andrebbe di venire? » Chiese con fare titubante non sembrava molto sicura di quello che stava dicendo.
« Certo! » Dissi entusiasta, poter trascorrere qualche ora con persone prestigiose era sempre un piacere, e poi avere una scusa per non andare al Ballo era meglio. « Sarò dei vostri. » La telefonata si concluse presto con la promessa di vederci nei giorni successivi per organizzare meglio.
I miei rientrarono dopo qualche minuto con in mano le busse stracolme della spesa, come ogni settimana avevano fatto la scorta di verdura e frutta. Mia madre dopo aver posato la spesa si avvicinò a me e mi tese una lettera. « É per te. » Disse prima di scomparire nel buio corridoio che conduceva alla camera da letto.
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Ricordati Di Me
Romance- IN REVISIONE - SE CERCHI UNA STORIA D'AMORE IMPOSSIBILE PER TUTTI, QUESTO È IL ROMANZO CHE FA PER TE. Per i due protagonisti l'amore è un qualcosa di instabile, pronto a crollare in qualsiasi momento, per questo pian piano dovranno fare i conti c...