Ask the sky

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Sedevo sulla prima panca della fila centrale vicino alla mia famiglia e a quella di mia nonna. Le lacrime scendevano senza sosta e i singhiozzi mi facevano sembrare una bambina, purtroppo non riuscivo a contenere le mie emozioni, non quel giorno. Tutte le persone che conoscevo, anche quelle che non veddvo da anni erano lì per farti sapere che capivano e che erano vicine al tuo dolore, e dopo? Quante di quelle persone ci sarebbero state? Nessuna, perché alla fine l'unica persona che si porterà per sempre quel vuoto sei tu.

Mio padre mi stringeva a se come per darmi coraggio, quello che avevo perso in quei giorni strazianti, non mi importava della chiesa quasi piena, dei miei compagni di classe e di Massimo seduto vicino a loro. In quel periodo mi ero isolata dal mondo; avevo spento il telefono, non ero andata a scuola ed ero rimasta chiusa in camera mia ad affogare nel mio dolore. Come avevo fatto ad alzarmi quella mattina era ancora un mistero, dato che non mangiavo da un giorno e mezzo. Indossavo un vestito nero stretto in vita e largo sui fianchi, ai piedi un paio di stivali, e i capelli raccolti in una coda alta.

Il prete dall'altare pronunciò il mio nome, lo conoscevo da quando ero nata, ero cresciuta in quella parrocchia. « Selena vuoi dire qualche parola? » Chiese guardando me che avevo incontrato i suoi occhi, era sempre stato sereno e il suo viso rappresentava la felicità.

Mi alzai in piedi sotto gli occhi preoccupati dei miei genitori, potevo collassare da un momento all'altro, ma volevo farlo, volevo far conoscere a tutti mia nonna.

Il mio viso era bianco, l'unica cosa che riusciva a dargli colore erano gli occhi rossi e gonfi. Salii i pochi gradini che portavano al microfono, lo presi e cercai parole adatte a quel momento. « Salve. » Iniziai cercando di non far tremare la voce. « Credo di aver avuto la miglior nonna del mondo, lo so cosa starete pensando in questo momento: "ma tutte le nonne lo sono." Si, forse avete ragione, ma lei per me non era solo una nonna lei era tutto... » Le lacrime ricominciarono a scendere lungo le mie guance ma feci finta di niente. « ... eravamo un'unica cosa. Chi mi conosce da quando ero piccola sa quanto amavamo l'una l'altra e quanto il nostro legame fosse indistruttibile. » Feci una pausa su quella parola, però qualcuno ce l'aveva fatta. « Scusate. » Conclusi lasciando il microfono a Don Carlo scendendo i gradini il più velocemente possibile, volevo scappare da lì e così feci, volevo solo stare da sola.

Evitai i miei e percorsi la navata centrale sotto gli occhi sconvolti di tutti, in quell'istante incontrai lo sguardo di lui, che non sembrava più tranquillo come prima, ma feci finta di niente e continuai. Finalmente ero fuori, lontano da quelle persone che ti osservavano come se se fossi un alieno e non riuscivano a capire perchè piangessi. Forse a differenza loro io avevo un cuore, che dopo tutto questo si era frantumato in mille pezzi.

« Hey. » Una voce familiare mi chiamò da dietro, tutti mi aspettavo tranne che lui, e mio padre? Anche lui se ne era fregato di me? Non mi voltai, volevo restare sola era così difficile da capire, non volevo nessuno. « Ho chiesto a tuo padre se potevo venire a recuperarti io, e dopo averlo pregato ha acconsentito. Ho capito da chi hai preso quando non mi fai copiare nei compiti in classe. » Un sorriso spuntò sul mio viso, forse il suo essere stupido giovava a volte, riusciva a strapparmi una risata tutte le volte che stavo male. « Vuoi aprirti una buona volta con me? O devo pensare che non sono un tuo amico. » Mi voltai e gli buttai le braccia al collo stringendolo a me il più possibile, non sapevo il perché di quel gesto ma entrambi avevamo bisogno di sostegno.

« Alex... forse tu sei uno degli "amici" più scemi che ho, ma comunque lo sei. » Gli sussurrai all'orecchio, non era il giorno adatto per dire la verità, così puntai sulla strada più semplice.

« Dobbiamo rientrare. » Disse staccandosi dall'abbraccio e guardandomi negli occhi, i nostri volti erano ad una distanza minima, riuscivo a sentire il suo respiro accellerato sulle mie labbra, cosa gli stava succedendo?

« Lo so, ma io lì non ci torno. » Abbassai lo sguardo sulla punta delle mie scarpe, non volevo guardarlo negli occhi mi faceva uno strano effetto.

« Si invece, se non vuoi che chiamino "Chi l'ha vista?". » Mi avvolse con un braccio le spalle e mi riaccompagnò dentro, per la prima volta l'avevo visto sotto un altro aspetto, cosa davvero strana.

Ormai la messa era terminata e tutti si stavano recando vicino ai miei genitori ed i miei zii. Mi guardai intorno e notai Massimo ancora seduto al suo posto che osservava me ed Alex, forse aveva ragione a guardarci in quel modo, ci stavamo stringendo come due fidanzatini e la cosa non mi dispiaceva.

« Io vado dai miei. » Dissi al ragazzo che mi teneva ancora legata a se, gli diedi un bacio sulla guancia e iniziai a camminare in direzione della folla, quando le gambe si fecero molli ed ebbi un forte giramento di testa. "No, no, non ora." Furono le ultime cose che pensai prima che il vuoto e il pavimento freddo mi dessero il benvenuto.

Ricordati Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora