Dark side

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Finalmente era giunta l'ultima ora, tutti i miei compagni avevano cercato di farmi sorridere tra un'ora e l'altra, ma non c'erano riusciti, i miei pensieri vagavano da Massimo alla bionda e viceversa. La professoressa si alzò e si avvicinò al mio banco - si o no due centimetri dalla cattedra - per osservare dove ero arrivata dall'inizio dell'ora.

« Può pensare al lavoro che deve fare, invece di pensare ai fatti suoi? » Il suo accento meridionale risuonò nelle mie orecchie. Mai farsi richiamare da una tipa del genere, si potevano passare guai seri. « I suoi compagni hanno quasi finito mentre lei deve ancora iniziare. Non credo che abbia subito un trauma alle mani o sbaglio? » Osservò le mani che tenevo ferme sulle pagine vuote. Forse aveva ragione non dovevo rimanere ferma come una deficiente, potevo almeno far finta di buttare giù qualcosa.

< Professoressa... » Iniziai cercando di mantenere la calma, ma la trovavo una cosa molto difficile dopo quello che era successo negli ultimi giorni. « ... ma ha un cuore? Perchè a me non sembra. Lei dovrebbe aiutare noi alunni invece di sminuirci con i suoi modi arroganti. » La classe non proferì parola, per la prima volta avevo affrontato un docente e già me ne pentivo.

« Signorina visto che la vedo così attiva, si va a fare un bel giro dalla Preside. »

Tutti rimasero stupiti, la prima della classe spedita in presidenza, Alex mi guardava sorpreso ma allo stesso tempo divertito dalla mia reazione. Presi lo zaino e il cappotto, pronta ad andare in contro alla mia fine.

Percorrevo il corridoio che conduceva all'Inferno, conoscevo la Preside - precisamente la signora Marta - avevo frequentato le scuole elementari con sua figlia, e qualche volta ancora ci vedevamo quando io e Lisa ci incontravamo, tra un impegno e un altro per parlare dei nostri problemi.

« Dove vai? » Chiese Massimo affacciandosi dalla vice presidenza. Mi girai sorpresa di trovarmelo lì, aveva lezione fino all'ultima ora. A quello servivano gli orari di tutti i professore, per poterli stalkerare, giusto?

« Verso la mia fine. » Conclusi in modo freddo continuando a camminare senza dargli peso, quando mi strinse un braccio per costringermi a guardarlo negli occhi.

« Cosa hai fatto? » Chiese abbassando il tono della voce per non far sentire la nostra conversazione.

« Ho risposto alla Curci ed eccomi qui. » Dissi alzando le le braccia in segno di indifferenza. Quella non si poteva definire neanche una persona e quella risposta se la meritava in pieno.

« Cosa?! » La sua espressione era cambiata da preoccupata a sorpresa/divertita.

« Sto facendo tardi. A domani, professore. » Lo lasciai lì ed entrai nella Presidenza.

✕ ✕ ✕

« Selena non posso crederci. » Marta stava ridendo al sentire ciò che era successo poco prima in classe. « Se lo meritava. Sono d'accordo con te, non si dovrebbe comportare così. » Rimanevo sempre sorpresa dal suo comportamento, cercava di entrare nei ragazzi e capire i gesti a cosa erano dovuti.

« Questo non giustifica il mio comportamento. Devo essere punita come gli altri. » Ammisi abbassando lo sguardo sulle mie mani che si stavano torturando a vicenda.

« Facciamo così. Ti ho fatto una bella sgridata. » Il suo viso era così solare, sapeva rassicurarti solo con uno sguardo. « E poi cosa si aspettava? Hai perso un famigliare da pochi giorni. » Era amareggiata dal comportamento del suo corpo docenti. « Stai bene? Mi ha chiamato tua madre per avvisarmi che partivano per quella conferenza a Berlino, e se potevo ospitarti per un paio di giorni. » Concluse alzandosi per venirsi a sedere al mio fianco, era così dolce che non si poteva non amarla.

« Vado avanti immersa nel dolore. Preferisco rimanere a casa se per te non è un problema. » Avanzai un sorriso guardandola negli occhi, avevo bisogno di rimanere un po' da sola.

« Certo... » Qualcuno bussò alla porta interrompendo il nostro discorso. Si alzò e si sistemò la gonna. « Avanti. » La chioma riccioluta fece ingresso prima di tutta la sua statura, era splendido anche con una busta della spazzatura addosso, ne ero sicura. « Un minuto professore Rossi. » Disse alzando l'indice per fermare ciò che stava per dire. « Non la sospendo perchè è stato semplicemente un momento "no", e poi lei è una studentessa modello non farebbe mai una cosa del genere senza un motivo valido. Può andare. » Concluse facendomi un occhiolino cercando di non farlo vedere a Massimo. Raccolsi le mie cose e uscii dall'ufficio.

✕ ✕ ✕

« Sai mamma, non ho più dieci anni so badare a me stessa senza problemi.» Alzai gli occhi al cielo mentre pronunciavo quelle parole, mi facevano sempre sentire una persona inaffidabile.

« Non sto dicendo questo... e solo che anche in casa ci sono mille pericoli, solo che noi li sottovalutiamo. » La voce di mia madre tremava, sapevo che stava per iniziare a piangere.

« Ho capito mamma. Ho fatto un corso con i vigili del fuoco, a cosa è servito? » Iniziai a ridere sperando di contagiare anche lei e così fu. Il campanello suonò facendomi spaventare, non aspettavo nessuno, visto che la pizza già l'avevano consegnata. « Chi è tesoro? » Chiese mia madre curiosa. Mi alzai dal letto in punta di piedi, non volevo aprire a nessuno che non conoscessi. « L'avevo detto che non dovevi restare a casa da sola. Non aprire a nessuno. Hai capito? » Sentivo la paura di quella donna anche attraverso la cornetta.

Sbirciai dallo spioncino e rimasi sorpresa di chi vidi. « Mamma devo lasciarti è Alex. » Chiusi la telefonata senza aspettare una sua risposta e spalancai la porta.

« Massimo? » Tutto sembrava tranne che in se, cosa era successo? Aveva i capelli scompigliati, metà camicia fuori dai pantaloni e uno sguardo... « Hai bevuto? »

Ricordati Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora