Our story

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Iniziai ad udire le voci di qualcuno, non ero chiarissime, quasi se fossero lontano e parlassero sotto voce. Sentivo ancora le palpebre pesanti e non riuscivo ad aprire gli occhi per scoprire chi fosse al mio fianco, potevo semplicemente sperare nel mio udito.

« Signorino De Angelis stia calmo non voglio soccorrere anche lei. » Era la voce di Massimo, cos'era successo? Oh mio Dio ero svenuta, l'unica cosa che ricordavo era il freddo sotto di me e subito dopo il silenzio. Con molta difficoltà spalancai gli occhi ritrovandomi Alex e il mio "prof." ai lati del mio lettino.

« Cosa ci fate voi qui? » Chiesi cercando di mettermi a sedere ma non avevo forze quindi ricrollai sul letto.

« Stai calma! » Disse occhi color ghiaccio cercando di fare la persona adulta con autorità, anche se la parte gli veniva piuttosto male. « De Angelis vai a preparare un tè o una camomilla a Selena. » Perchè gli aveva chiesto una cosa del genere? Ero svenuta non iperattiva, ma lasciai correre facendo finta di niente, tanto neanche l'avrei bevuta.

« Cosa ci fai tu qui? » Chiesi guardandolo mentre la sua figura scolpita prendeva posto al mio fianco.

« Hai una bella camera, lo sai? » Disse spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio come se fossi una bambola di porcellana che può rompersi in mille pezzi al solo tocco.

« Ti prego rispondi alla mia domanda. » Mi alzai a sedere in modo da poterlo guardare nei suoi occhi del colore di un oceano in tempesta, eravamo ad una minima distanza l'uno dall'altra e la cosa mi riportò all'ultima sera nel villaggio dove avevamo passato le vacanze estive.

•••

Era una sera come tante, erano giorni che ci vedevamo e ridevamo sui commenti dei libri che amavamo, da quando l'avevo conosciuto quella vacanza aveva preso finalmente un senso. Passare del tempo con lui era piacevole, riuscivo a parlargli di tutto; dei miei dubbi, delle mie insicurezze e delle mie paure, sapevo di potermi fidare, che lui era la persona che avevo sempre sognato.

Iniziò a piovere e dovettimo rientrare per non tornare bagnati come due pesciolini, ridevamo come due idioti mentre evitavamo le pozzanghere quà e là lungo il tragitto. Ormai eravamo arrivati all'albergo ed era giunta l'ora di separarci, lo salutai e mi incamminai verso le scale per raggiungere la mia camera come ogni sera.

« Selena! » Mi fermò prendendomi per il braccio e mi attirò a se, in un batter d'occhio le nostre labbra erano unite l'una a quella dell'altra. Gli misi le mani tra i capelli in modo da avvicinare ancora di più il suo viso al mio.

Qualcuno alle mie spalle schiarì la voce molto rumorosamente e mi riportò sulla terra, incrociando così lo sguardo di mio padre e mi staccai istintivamente dal mio principe.

•••

« Sono io il professore, le domande le faccio io! » Disse riportandomi al presente, non me lo ricordavo così presuntuoso.

« Non stiamo facendo un'interrogazione, professore. » Pronunciai quelle parole quasi arrabbiata, potevo cacciarlo di casa a calci in culo seduta stante.

« Alessandro ha insistito con tuo padre che venissi anche io, visto che sono il tuo "professore" e sono adulto. » Rispose con un sorrisino di chi ha appena ottenuto ciò che voleva e desiderava da tempo.

« Ti sei ricordato il suo nome. » Assunsi una faccia sorpresa, fino a due minuti prima aveva sempre pronunciato il suo cognome. Era geloso? Si, lo si notava dalla faccia che faceva ogni volta che si pronunciava il nome del suo "avversario".

« Si e anche bene. Uno: è un mio alunno. Due: si sta prendendo troppe confidenze con una persona che è importante per me. » Rimasi sorpresa dalle parole che aveva appena pronunciato.

"Una persona che è importante per me." Quelle parole continuavano a rimbombarmi in testa. « Sicura che non saltiamo in aria con quell'essere in cucina? » A quelle parole esplosi, poteva essere anche geloso ma non come un quindicenne con gli ormoni in subbuglio.

« Numero uno: l'hai mandato tu. Numero due: non chiamarlo più così. Capito? » Lo scansai e misi i piedi a terra decisa ad andare in cucina a dare una mano ad Alex, ma le mie gambe non erano ancora pronte quindi mi ritrovai tra le sue forti braccia, ad una minimissima distanza dalle sue labbra.

« Devi fare attenzione, meno male che c'ero io. » Il bisogno che cercavo di nascondere si faceva sempre più forte ma feci finta di niente.

« Grazie. » Conclusi appoggiando di nuovo i piedi per terra sperando di non ritrovarmi di nuovo sul pavimento.

« La porto in braccio oltre la soglia? » Chiese in modo ironico, quello era il Massimo che conoscevo, non lo stronzo che si credeva migliore degli altri solo perchè aveva una laurea.

« Ce la posso fare. » Dissi avanzando una risata, non me ne ero accorta, ma eravamo ancora stretti l'un l'altro: lui mi stringeva la vita, io gli tenevo le mani sulle spalle. « Lo sai mi piace stare così. » Pronunciai quelle parole ad alta voce, quando me ne accorsi era troppo tardi.

« Possiamo fare "Le belle statuine". » Gli diedi una spinta scherzosa mentre continuavo a ridere. « Riguardo a prima... » Iniziò guardandomi negli occhi come se si fosse accorto di aver commesso un grosso sbaglio. « ... scusa, non sono nessuno per giudicare una persona... » Non riusciva a pronunciare le parole che aveva in mente? « ... che... che ti piace. » Wow era sceso così in basso in pochissimo tempo, dovevo preoccuparmi?

« È un mio amico, non mi piace che l'offendano. » Quelle parole mi suonavano come una rassicurazione per l'uomo che avevo davanti.

« Capisco. Quindi vuol dire che non state insieme? » Mi allontanai da lui e mi avvicinai alla scrivania per accendere il cellulare.

« Non fare lo stupido Massimo. » Dissi tra una risata e l'altra, forse si poteva tornare ancora indietro.

« Massimo? » La voce di Alex arrivò alle mie orecchie, era sulla soglia con il vassoio in mano e la faccia di chi aspetta una risposta.

Ricordati Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora