I know you

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La musica faceva da sottofondo alla mia corsa intorno al parco della città, l'aria iniziava ad essere diversa e le giornate meno cupe, più vicine a quelle primaverili. Finalmente era sabato, quella settimana infernale era finita, avevo sfogato tutto tra lacrime e sport riuscendo a perdere 2kg, alla fine l'avrei pure dovuto ringraziare il Professore; non riuscivo neanche a pronunciare il suo nome e non parliamo del guardarlo in faccia, l'unica reazione che procurava in me era la voglia di prenderlo a calci e un pò di nausea, tanto che le sue lezioni erano diventate un campo di guerra pieno di mine. Cosa si aspettava, delle congratulazioni e una medaglia al valore per tutti i tentativi che aveva fatto per contattarmi? Bhe, l'unica cosa che poteva ricevere dalla sottoscritta era un bel calcio in culo con un biglietto di ringraziamento. In compenso avevo ricevuto la lettera ufficiale del College Americano che mi invitava a sceglierli poiché ero l'unica che potesse sopportare il piano di studi che si svolgeva lì, da una parte ero felicissima di poter volare oltre oceano e realizzare i miei sogni ma dall'altra avevo paura di fallire. Si, perché non ero la studentessa che tutti vedevano, quella era semplicemente una maschera che mi creavo, perché non sono determinata, sicura e tranquilla senza qualcuno che mi sostiene e mi consiglia. E lì? Lì non ci sarebbe stata lei pronta ad incitarmi o ad aiutarmi, lì pesava tutto su di me. Misi da parte tutti quei pensieri e decisi di incamminarmi a casa per prepararmi alla cena con il finanziatore e il direttore del College.

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Il tubino nero mi cadeva a pennello e descriveva morbidamente le mie linee, la giacca mi dava un'aria seria e i capelli raccolti in una treccia a spina di pesce laterale un pò di raffinatezza. Non ero in ansia dato che Lisa mi aveva ripetuto più volte che sarebbe stata dei nostri visto che la bellissima e affascinante ruba fidanzati avrebbe fatto da supervisore al ballo.

«Ecco a te. » Disse mia madre adagiando le francesine nere sulla scrivania colma di libri.

« E se non gli piaccio? » Chiesi facendo un giro su me stessa per farmi dare un consiglio, mi sentivo troppo "provocante".

« Tesoro dipende a chi devi piacere... Massimo credo che non riuscirà a chiudere la bocca per tutta la serata mentre agli altri puoi anche non piacere fisicamente dato che gli dovrebbe interessare il tuo cervello, quindi nessun problema.» Ecco, lei era l'unica che lo difendeva, l'unica che lo aveva accolto in casa sua per ascoltare la versione dei fatti.

« Basta mamma! Massimo ormai é un capitolo chiuso.» Infilai le scarpe in piedi in modo da non far fare pieghe al vestito. « E non credergli così velocemente, sa mentire molto bene. » Chiusi l'ultima stringa e mi guardai allo specchio un'ultima volta per controllare che tutto fosse perfetto.

« Sei stata male per tutta questa settimana Selena, puoi prendere in giro qualcun'altro non me. » Concluse prima di baciarmi la guancia.

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« Avevo supposto fosse lei dal nostro, incontro o scontro? » Pronunciò l'affascinante statunitense interrompendo la conversazione " quanto sono vestita bene da 1 a 10 " mio e di Lisa.

« Lo possiamo definire in entrambi i modi. » Dissi facendo comparire un sorriso sul mio volto. Era davvero bellissimo nel suo completo grigio chiaro, una visione paradisiaca a due passi da me.

« Meno male, così ho avuto l'opportunità di vederla di nuovo. Comunque io sono Gabriel, Gabriel Jones, é un vero piacere. » La sua mano si tese in attesa della mia che la raggiunse dopo qualche secondo.

« Io Selena Mirino, e il piacere é tutto mio Mr Jones. » La sua stretta era così delicata quasi mi paragonasse alla porcellana.

« Voi vi conoscete? » Chiese la mia amica rompendo quel momento magico che si stava creando.

« Si, più o meno Elisa, ci siamo scontrati nel corridoio dell'istituto di tua madre. » Avanzò un sorriso, non mi meravigliai che si conoscessero già, dato che Marta aveva passato tutti i pomeriggi a programmare progetti interculturali.

« Signori ci vogliamo accomodare. » Marta invitò tutti a prendere posto in modo da iniziare. Notai solo in quel momento la presenza di Massimo, davo per scontato che fosse a scuola a guardare ragazzi ubriachi fare a gara per chi si rende più ridicolo. Indossava una camicia bianca leggermente aperta, un pantalone nero accompagnato da scarpe in tinta, ci contemplammo per non so quanto tempo, immersi nel nostro mondo personale fatto solo di me e lui.

«Credo che da stasera non sia più il caso di chiamarmi professore.» Il suo sguardo era magnetico e i capelli scompigliati facevano da cornice a quel viso stanco dal troppo lavoro.

« Non ho ancora accettato la proposta, quindi lei é ancora il mio professore. » Per quanto mi piacesse parlare con lui e potergli sorridere, sapevo che dovevo mantenere le distanze e fargliela pagare. Tutti mi vedevano come la persona dolce e altruista che non avrebbe fatto del male ad una mosca e invece si sbagliavano.

« Mi meraviglio, come mai questa scelta? » Chiese cercando i miei occhi che riuscivano solo a vagare per la sala alla ricerca di una scusa per scappare, non ero ancora pronta a quel contatto.

« Ho bisogno di riflettere, anche se tutto il dolore che ho accumulato sarebbe una valida motivazione per partire. » Lo guardai negli occhi color oceano gridandogli TU. « Credo sia il caso di accomodarci. » Tutti avevano preso posto e aspettavano solo noi.

A metà cena iniziai a non sentirmi bene, la testa mi scoppiava come se parlassero contemporaneamente migliaia di persone, e non più dieci. Così decisi che era meglio andare, non volevo svenire in pubblico. « Marta... » Iniziai avvicinandomi a lei. « ..non mi sento bene, credo sia meglio che torni a casa.»

« Certo tesoro, ora ti accompagno. » Si diresse a prendere la giacca ma la presi per un braccio e la fermai.

« Non ti scomodare, tu continua la cena in Santa pace. » Aveva programmato la cena con tanto interesse che mi dispiaceva strapparla via.

« Posso accompagnarla io. » Si offrì lo statunitense facendomi notare che tutti i docenti lì seduti ci stavano guardando.

« Anche io, tanto mi sembra che abbitiamo più o meno vicino. » Si, forse nei tuoi sogni. Tutte le docenti mi stavano guardando invidiose, due uomini bellissimi che si offrono di accompagnare a casa una studentessa.

« Vi ringrazio ma non voglio disturbare nessuno, ho già chiamato mio padre. È stata una serata bellissima, buona domenica a tutti. » Salutai Lisa con un abbraccio e mi incamminai all'uscita, prendendo il cellulare per avvisare mio padre.

« C'avrei scommesso che non avevi chiamato nessuno. » Disse qualcuno alle mie spalle appena misi piede fuori.

Ricordati Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora