Io chi sono?

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capitolo 5

Mi voltai verso la porta, e vidi il lavoratore scassinare il pannello per poi entrare e dirigersi verso di me.
<chi cazzo sei!?>
<ma come, non ti ricordi di me Vegegi? Sono il tuo cliente preferito >
Mi venne un colpo.
Aspen.
Tre volte a settimana Aspen aveva un appuntamento fisso con me, e ogni fottuta volta mi trattava sempre nei peggio modi.
Mi legava al soffitto, mi tirava la lingua, mi prendeva a bastonate, e io non potevo fare niente, d'altronde il mio compito era quello di soddisfare i desideri sessuali dei clienti.

<che cosa vuoi ora>
<innanzitutto cosa ci fai qui? ma non importa, è da due settimane che non ti ho potuto vedere, e ho ancora dei desideri da sperimentare, e dato che ora sei solo... beh, mi sembra più che evidente>
Mi alzai dalla sedia e cercai di aggirarlo per scappare, ma non avevo molte forze, e riuscì a sbattermi al muro con forza.
<lasciami stare schifoso>
Mi tirò uno schiaffo.
<eh no Vegegi non ci siamo, com'è che mi chiamo?>
Spostai la testa di lato, non volevo fare niente, non di nuovo.
Il mostro mi prese il viso con due dita e lo portó al centro
<COME MI CHIAMO?>
Mi si gonfiarono gli occhi, non volevo piangere.
Spostai la testa di lato e chiusi gli occhi, e con voce tremolante, risposi.
<master....>
Mi sentivo impotente.
<bravo ragazzo>
Prima che riuscisse a fare qualsiasi cosa, cacciò un verso di dolore per poi cadermi addosso.

<Kakarot>
Era davanti a me, con un fucile in mano
<non deve azzardarsi a toccarti>
<grazie..>
Il ragazzo prese Aspen tra le sue mani, per poi buttarlo fuori dall'astronave.
Fece risalire Napa e Radish, e poco dopo ritornammo in orbita.

Ci fu un silenzio tombale, nessuno sapeva cosa dire o fare, fino a quando Napa non aprí bocca.
<chi era lui>
Alzai lo sguardo.
<era un mio cliente... uno di quelli con strani fetish che veniva un giorno sì, l'altro no e quello dopo si. Era ossessionato da me in modo troppo sessuale>
Nessuno disse niente, nessuno sapeva cosa dire, ma d'altronde come biasimarli, era una situazione strana e delicata e avevano paura di dire qualcosa di sbagliato.
<mi dispiace Vegeta..>
<Kakarot..>
La situazione stava diventando imbarazzante, troppo imbarazzante, così decisi di alzarmi e di dirigermi in infermeria.

Mi sdraiai sul letto, non sapevo che cosa fare, non avevo sonno, non avevo fame, ma non avevo niente da fare, se non fissare il vuoto.
Vegeta, è questo il mio nome.
Chi sono io?
Sono il principe di una forte razza guerriera che conquista pianeti e li vende a caro prezzo, successivo erede al trono.
No, non sono io.
Sono una povera puttanella in uno dei bordelli più famosi dell'universo, con l'unico scopo di scoparmi qualsiasi essere entrasse nella mia stanza.
No, non sono io.
Sono un bambino di soli 6 anni che fa una passeggiata con suo padre, per poi essere rapito.
Chi cazzo sono io, cosa diavolo sono, qual'è il mio destino? Per cosa sono nato? Perché mi stanno salvando, perché ci hanno messo così tanto? Verrò accettato dal mio popolo? Da mio padre? Verrò accettato anche se ora sono una misero giocattolo sessuale? Mi accetteranno anche se non ho mai combattuto negli ultimi 14 fottuti anni di vita?

Troppe, troppe domande, avevo solo 20 anni e non sapevo chi ero.
I miei pensieri furono interrotti da una voce.
<Vegeta>
<come mai sei qui Kakarot?>
Il ragazzo si avvicinò per poi sedersi di fianco a me.
Non diceva nulla, era lì, immobile, e la cosa mi dava sui nervi.
<vuoi i miei servizi ?>
Dissi mentre mi avvicinai al suo viso.
Il ragazzo mi spostò il volto con una mano, ma che cazzo.
<smettila Vegeta>
Smettila? Smettila cosa. Cosa dovevo fare.
<uh?>
<hai bisogno di aiuto, non puoi comportarti così su Vegeta 6, ti prenderebbero per maniaco... e inoltre sono un uomo sposato >
Incrociai le braccia e sbuffai.
<non è colpa mia se gli ultimi 14 anni di vita li ho vissuti come una puttana, e per tua informazione, me ne infischio se sei sposato>
Il Sayan si girò verso di me.
<che cosa intendi scusami>
Intendo dire che ti scoperei in questo esatto momento su questo fottutissimo lettino
<intendo che quasi tutti i miei clienti erano sposati e con una famiglia, quindi anche se sei sposato non me ne può altamente fregare una minchia, Kakarot>
Dissi per poi sorridergli, il vizio di minacciare i ragazzi mi era rimasto.
Karot girò la testa di lato, forse arrossiva, o forse no, chi lo sapeva.
<domani avrai la tua prima lezione... a dopo>
E uscì dalla stanza.

Ero solo, di nuovo.
Quel Sayan era strano, arrossiva spesso con me e a casissimo mi disse che era sposato, era sospetto.
Non avevo voglia di darci tanto peso, così decisi di cercare di dormire per scacciare i miei pensieri.

I'm not your toy || KakavegeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora