Aria Natalizia

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Se vuoi delle risposte cercale nelle stelle,

negli orizzonti, nelle albe e nei tramonti,

è nell'infinito che si trova la fine.

Caym

La cacciai via.

Non potevo sopportare il suo sguardo indagatore e non doveva scoprire chi fossi in realtà, avrebbe portato a delle complicazioni e, soprattutto, io non ero pronto ad affrontare lei.

Per questo, come un vigliacco, solo qualche minuto dopo mi ritrovai con la prima ragazza che avevo trovato in giro.

Me ne andai, lasciandola sola.

Cominciai a camminare per le strade, senza una meta ben precisa.

Ero pensieroso. Non sembrava stesse bene. Dovevo pensare ad altro ma allora perché non ci riuscivo?

Non lo sapevo, non lo sapevo, non lo sapevo.

<Basta!> diedi un pugno al primo muro che mi capitò a tiro.

Avevo il respiro accelerato e il cuore pompato a mille.

Poggiai la mia fronte al muro e sognai di trovarmi ancora con la fronte contro la sua.

Quello che avevo vissuto con lei quella mattina sembrava surreale e probabilmente mi sarei lasciato andare se lei non avesse parlato.

La odiavo con tutto me stesso ma al tempo stesso la volevo vicina, volevo tenerla per me.

Dovevo essere impazzito e sicuramente un'altra persona, vedendomi dall'esterno, avrebbe concordato con me.
C'erano così tanti pensieri contrastanti in me che non sapevo più dove sbattere la testa.
<Caym.> mi chiamò una voce. <Che ci fai tu qui?> chiesi senza troppi convenevoli, non girandomi.
<Acquisti natalizi.> è vero, si stava avvicinando il Natale.

Non riposi e restammo diverso tempo in silenzio.
<Puoi degnarti di guardarmi?> mi rimproverò ed io scocciato l'accontentai.

<Cosa vuoi, Veronica?> chiesi aspro.
Non me ne importava niente di risultare maleducato.

<Da quando è arrivata lei sei cambiato.> mi accusò e sapevo benissimo cosa, o meglio chi, intendesse ma feci finta di non capire.

<Di cosa stai parlando?> pronunciai e lei mi si avvicinò.
<Sei cambiato. Chi è lei?> tentò di indagare più affondo.

<Ti stai immaginando tutto.> cercai di portarla fuori strada. <Dimostramelo allora.> si prostrò ad un soffio dalle mie labbra e così cedetti.

Avevo troppi problemi e troppe preoccupazioni, ero stanco di pensare e l'unico modo per non pensare era fare altro.

Senza neanche accorgermene ci trovammo a casa mia, più precisamente nella mia stanza, sul mio letto.

Spinsi, senza alcuna delicatezza, Veronica sul materasso e mi posizionai sopra di lei.

Mi impossessai delle sue labbra e cominciai a toccarla ovunque.

Il bacio cominciò a farsi più acceso e secondo dopo secondo i nostri vestiti diventavano sempre meno.
Quando non ci fu più niente a separare i nostri corpi, l'atmosfera si fece più focosa e mi fiondai su di lei.

Lo sbiaditoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora