Epilogo

4.2K 183 124
                                    



Siamo tutti forti a modo nostro.

Ma i più forti piangono.

Una bambina dagli occhi verdi e i capelli di un biondo cenere, vagava malridotta e infreddolita per le strade.

Era piccola, troppo per tutto quello che aveva dovuto sopportare.

Non era consapevole che i suoi traumi e i suoi incubi l'avrebbero terrorizzata a vita.

Era appena scappata di casa alla sola età di 6 anni.

Le risuonavano ancora nelle orecchie le urla dei genitori ubriachi.

Sentiva le impronte di luride mani addosso e tremava.

Tremava così tanto che si domandò come facesse ad essere ancora viva.

Ci credeva a stento.

Non realizzava di essere fuggita da quel posto che tutti i bambini della sua età sentiva chiamare casa.

L'odore di alcool ancora le inondava le narici e ogni tanto tirava su il naso singhiozzando.

E non era normale voler morire già così giovane.

Non era normale per una bambina chiudere gli occhi e sperare di non risvegliarsi più.

Non era normale puntarsi un coltello al petto nel pieno della notte, per poi lasciarlo cadere per il troppo poco coraggio di farla finita.

Non era normale.

Udì in lontananza le onde del mare e avrebbe voluto vederlo.

Le avevano raccontato come fosse ma non l'aveva mai visto.

Ogni volta che provava a chiedere qualcosa ai suoi genitori la picchiavano.

E la notte dentro al letto, quando cercava di prendere sonno e sentiva delle mani intrufolarsi sotto le coperte...

Trasalì.

Non voleva pensarci.

Tutti le avevano sempre detto che la sua fosse l'anima di una guerriera.

Ma lei guerriera non ci sentiva.

Perché le guerriere non si infliggevano del male da sole nella speranza di provare altro.

Di provare dolore che non fosse mentale.

Si avvicinò a quella lunga distesa d'acqua e rimase incantata nel vederla, nel sentire la sabbia sotto i suoi piedi nudi e nel sentire il suo odore salato.

Ormai era tramontato il sole e si diresse sempre di più vicino alla riva per toccare l'acqua.

Era fredda e al contatto con la sua pelle rabbrividì ma non si mosse e si godette ogni singolo momento di pace.

Niente più grida.

Niente più mani alzate.

Niente più insulti.

Niente più rumori.

Niente di niente.

Qualcosa le sfiorò i piedi, così abbassò la testa per vedere cosa fosse.

Sai chinò e raccolse quello strano pezzo di stoffa che non aveva mai visto prima.

Aveva visto poche cose nella sua vita, non era una novità.

Il mondo, però, le sarebbe piaciuto vederlo.

Si rigirò tra le mani quel bizzarro oggetto e non riuscì a capire cosa fosse.

Ma per qualche strano motivo lo strinse a sé.

Non aveva idea di cosa si trattasse.

Sapeva solo che era rosso.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Angolo Autrice

Siamo giunti alla fine della storia tra Zoe e Caym. Ho ripensato più volte a farla finire in modo diverso ma io ero già partita con l'idea di questo finale. Non perché sia masochista (forse un po'), ma proprio perché la storia si basava sulla speranza. La speranza che pur non vedendo o non toccando, noi percepiamo. Caym è un po' la speranza. La speranza nella sua presenza invisibile. Perché c'è. Tutti quelli che ci lasciano su questa terra ci sono. Quindi continuiamo a sperare di rivederli un giorno. Forse un giorno lontano, forse vicino, ma che importa? Che importa se come anime del cielo loro ci sono sempre?

Quindi grazie a tutti. Non saprei dire altro.❤️

IG: iria.ain

Lo sbiaditoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora