3º Capitolo

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Il giorno seguente io e la mamma uscimmo presto e andammo al centro; le avevo parlato di Alexander la sera prima, era normale per lei e sapeva già cosa aspettarsi da quel ragazzo. Quella mattina il caldo era asfissiante, così tanto da non dare forza a me per intrattenere i bambini che ogni giorno venivano lasciati lì dai propri genitori. Certo il nostro non era un asilo, ma persone sfortunate come loro andavano alla ricerca di lavoro per tutto il giorno e portarsi dietro dei bambini piccoli era un peso.
Come ho già detto quella mattina faceva veramente caldo, e proprio sotto quel sole cocente c'eri tu. Ti fermasti proprio fuori l'ingresso, eri tutto vestito di nero e non oso immaginare il caldo che provavi. Vederti ancora una volta diede una svolta a quella mia giornata, ero felice.
"Mamma vedi, è proprio lui il ragazzo di cui ti ho parlato."
-indiscretamente indicai il riccioluto.
"scommetto che sarà dura dover lavorare con lui, sai quanti anni ha?"
"ha la mia stessa età."
-mi guardò affranta, era difficile ascoltare storie strazianti da ragazzi della mia età. Quante volte l'ho sentita piangere di nascosto dopo una dura giornata di lavoro, dopo aver perso contro quella maledetta bastarda che è la droga; molti adolescenti che ha aiutato ne erano dentro fino al collo, "se dovesse succedere a te non me lo perdonerei mai." Mi diceva fra le lacrime, io l'abbracciavo forte.
"sta tranquilla, riusciremo a salvarlo qualsiasi sarà il suo problema."
-le sorrisi, lo stesso fece lei.
All'inizio ti sei mostrato così timido con me e con chiunque tu conoscessi, solo in seguito hai imparato ad essere te stesso e quando ho iniziato a conoscere il vero Alex, ho capito quanto speciale tu fossi. Quella mattina quando poi ci hai viste avvicinarci ti sei quasi spaventato, ricordo ancora la paura nella tua voce e la tua mano tremante quando ti sei presentato a mia madre.
"Salve, io sono Alexander"
-per un attimo le sue guance si tinsero di rosa.
"Ciao Alex, io sono Kate."
-penso che la voce di mia madre lo calmò, nacque sul suo viso un tenero e debole sorriso e per un attimo vidi una scia di luce nei suoi occhi tanto tristi. Molto probabilmente non si accorse di me o semplicemente mi ignorò, fatto sta che non ebbi nessun cenno di saluto da parte sua.
Passò quasi un'ora ed Alex era ancora chiuso nell'ufficio a parlare con mia madre, io intanto giocavo con i bambini e distribuivo loro la colazione. Ho sempre avuto una passione per i bambini, amavo stare con loro e i sorrisi sui loro volti per me non avevano prezzo, distrarli da ciò che li aspettava fuori era tutto ciò che potevo fare, volevo che almeno per un po' potessero godersi la loro infanzia proprio come avevo fatto io.
"Cass, puoi leggerci una favola?"
-Lola era la più piccola fra loro, aveva solo cinque anni e portava già il peso di un padre assente e di una madre tossicodipendente. Prima che potesse anche solo scoprire cosa fosse la vita si era ritrovata sola.
"Certo"
-i suoi occhietti verdi si illuminarono e quel dolce sorriso sdentato mi scaldò il cuore.
"grazie, sei la migliore."
-mi abbracciò forte e poi insieme agli altri piccini si mise in cerchio in attesa che io iniziassi a leggere. Quanta gioia mi portavano.
Mentre leggevo mi sentivo osservata, due occhi che prepotentemente mi stavano addosso da un bel po' e non mi facevano stare tranquilla. Quando poi finalmente finii di leggere "Biancaneve e i sette nani", i bambini tornarono ai loro giochi ed io potei finalmente liberarmi da quello sguardo invadente.
"Sei veramente brava coi bambini"
-quanti brividi mi provocava la tua voce. Ti sentii più sicuro di te quella volta e quasi avevo timore.
"ah sei tu"
"sei Cassandra, giusto?"
"Sono proprio io."
Non disse altro, nell'attimo in cui cercai di creare un contatto visivo con lui, abbassò il capo.
"Vieni a sederti"
-dissi, lui annuì e si sedette accanto a me.
"Cosa ci fai qui?"
"Sono un tossicodipendente."
-lo disse sconfitto come se non ci fosse più via d'uscita.
"non voglio essere invadente, ma perché un ragazzino di diciassette anni fa uso di droga?"
-fece un sorrisetto nervoso e mi guardò negli occhi, pochi secondi e poi si concentrò su altro.
"la mia vita di sicuro non è come la tua."
-era evidentemente nervoso e in uno stato d'ansia; continuava a far tremare le sue gambe e ripetutamente si passava la mano fra i capelli.
"mi dispiace se in qualche modo ti ho offeso, ma non conosco la tua storia. Ecco perché mi è sorta questa domanda."
"Sai Cassandra, io ho perso mio padre in tenera età, fu ucciso da un ladro che voleva rapinare il suo negozio di alimentari. Perdere un genitore in quel modo è veramente doloroso, salutarlo la mattina convinto di rivederlo alla sera, convinto di risentire il rumore dei suoi passi fuori il viale, la sua voce..Io non l'ho più rivisto, ho vissuto mio padre solo per cinque miseri anni poi ho dovuto affidarmi all'unica persona ancora presente nella mia vita: mia madre."
-Parlava come se fosse una storia già raccontata milioni di volte, era arrabbiato e non si dava pace. La sua figura maschile gli era stata strappata via da un delinquente qualsiasi, per sempre.
"Fosse stato solo questo il problema adesso di certo non mi ritroverei qui a parlare con te. Vedi per mia madre perdere la sua anima gemella è stato troppo, non ha saputo reggerlo ed io a cinque anni non ho saputo darle la forza di cui aveva bisogno. Gli antidepressivi e i farmaci hanno preso il sopravvento sulla sua anima fragile e ciò ha costretto gli assistenti sociali a portarmi via da lei. Ma io non volevo perdere anche lei, dovevo ritrovarla; così dopo qualche anno sono scappato e infine l'ho ritrovata. Era malata e sola. A quindici anni sono tornato nella mia vecchia casa e lei era proprio lì, era stesa nel letto e non poteva più muoversi, la morte era in quella stanza ad aspettarla ma lei con le poche forze che le rimanevano mi ha dato un ultimo saluto, poi è volata via."

Oh Alex quanto ho pianto per te quel giorno, ero così scioccata che quando andasti via senza dirmi nulla non cercai di fermarti. Dovevo prendermi cura di te, sapevo che dietro a tutti quei piccoli dettagli che avevo raccolto c'era un'anima distrutta, un bambino a cui il mondo aveva fatto troppo male. Sei capitato nella mia vita per un motivo ed io volevo diventare la ragione dei tuoi sorrisi, volevo salvarti a tutti i costi.

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