Stavamo per dire addio all'ennesima estate, settembre era arrivato. Che mese meraviglioso, rimproveravo mia madre per non avermi fatta nascere in quel mese. Settembre era il mese della rinascita, dei nuovi inizi, del cambiamento, ma sappiamo bene quanta malinconia portava con se. L'estate andava via, pian piano il tramonto arrivava prima delle otto, le temperature iniziavano a diminuire e il mare diventava solo un lontano ricordo bellissimo. Ma quello era il mese dei romantici senza speranza, il mese del mio dolce Alexander. Purtroppo il giorno del suo compleanno, il nove di settembre che quell'anno capitava di giovedì, dovette trascorrerlo in comunità con tutti gli altri ragazzi, spero l'abbia passato nel migliore dei modi, io egoisticamente volevo lo passasse con me.
Altra nota dolente di settembre: l'inizio della scuola, il mio ultimo anno prima di volare al college. Un argomento di cui parlai anche ad Alex il quale alla mia domanda "vuoi venirci con me?", scoppiò in una grassa risata.
Il riccioluto con mia grande sorpresa era riuscito a stare in comunità e a disintossicarsi, in parte ma ci aveva provato. Rimase lì per quasi due mesi poi una mattina mi ha chiamata disperato, voleva lo andassi a prendere perché non ce la faceva più, così ci accordammo e qualche giorno prima che iniziassi la scuola lo andai a prendere. Eri mancato tanto anche a me, non pensare che quello che soffriva fossi solo tu, dopo qualche giorno diventò straziante starti lontano, sentire i tuoi pianti angoscianti al telefono e non poter fare nulla per calmarti, volevo che uscissi di lì al più presto. Ma dovevi disintossicarti prima, certo in quelle settimane non ti eri pulito del tutto ma eri sulla strada giusta, i tuoi bisogni malsani erano diminuiti.
Così il sabato dopo il tuo compleanno, sotto il sole ancora caldo dell'estate mi misi lì e aspettai impaziente di rivederti. Oh Alex quanto mi batteva il cuore, la notte prima manco avevo dormito dall'emozione e ora finalmente potevo abbracciarti di nuovo. Dopo un abbondante quarto d'ora ad aspettarti, ti vidi uscire col tuo piccolo borsone in spalla e il sorriso stampato in faccia, un sorriso che fino a quel momento non avevo mai visto. Allora il riccioluto tutto sorridente, col borsone in spalla fece una corsa verso di me e mi strinse forte. La maglia bianca gli stava addosso quasi aderente, i jeans finalmente stavano su senza bisogno della cinta e a toccarlo, non sentivo più le ossa sporgenti muoversi sotto le mie dita. Era rinato e ciò mi rese più felice di una Pasqua.
"Oh Cassie che bello rivederti."
-e mi strinse più forte ancora, la testa incastrata fra il mio collo e la spalla.
"Sono felice anch'io di rivederti, su sali in macchina, ti accompagno a casa."Quella stessa sera passai a prendere Alex per poi cenare a casa mia insieme alla mamma, la quale aveva avuto la splendida idea di preparargli una piccola torta e preparare una cena speciale per il suo ormai passato compleanno. Ma quelli erano i suoi diciotto anni, era ormai maggiorenne e sono più che sicura che non festeggiava il suo compleanno dalla morte della sua mamma, ed infatti quando varcò l'ingresso e si trovò di fronte una marea di palloncini e la piccola tavola del salone tutta addobbata solo per lui, potei notare la felicità scoppiare sul suo viso. Era così felice che gli occhi gli si illuminarono e di lì a poco avrebbe pianto di gioia. Alex tu avevi un particolare stupendo, il tuo sorriso; ogni volta che finalmente riuscivo ad ottenere un sorriso sincero da parte tua, ti si illuminava il volto, cambiavi completamente e credimi avrei voluto sempre vederti felice poiché spettacolo più bello del tuo sorriso non c'era, ed io mi sentivo fortunata ad essere l'unica col biglietto.
"Buon compleanno anche se in ritardo"
"la ringrazio, questo è davvero tanto per me."
-ancora emozionato mi guardò e con gli occhi mi ringraziò, so quanto desiderasse non finisse mai quella felicità.
La cena fu un altro memento felice di cui feci tesoro, attimi che raccolsi e custodii con gelosia dentro il mio cuore. Il ragazzino si sentiva finalmente a suo agio con noi due e soprattutto, da quando aveva tolto la droga dalla sua vita sembrò come spogliato da una maschera, quella sera mi ritrovai dinanzi un nuovo Alex; scherzava, rideva e non si nascondeva dietro la sua timidezza. Fu come conoscerlo una seconda volta, ma per davvero e senza droga. Infine la serata fu così piacevole che nemmeno ci accorgemmo del tardo orario.
"Ragazzi penso sia ora di andare via."
-disse la mamma un po' alticcia per via del vino rosso, usato soltanto per le occasioni speciali.
"Prendo l'auto. Dai Alex andiamo."
-Il riccioluto salutò la mamma con un caldo abbraccio e poi prendemmo la via di casa. La sua.
Il viaggio in auto fu breve e silenzioso ma comunque piacevole, la sua aria positiva riuscivo finalmente a sentirla. Pochi minuti e poi arrivammo a destinazione, fermai l'auto poco distante dal suo viale, guardare di nuovo quella casa mi mise i brividi. Quanto la odiavo.
"E' stata una serata meravigliosa, la più bella degli ultimi dieci anni più o meno. Te ne sono infinitamente grato."
-come suo solito mi prese le mani con le sue ossute e fredde, se le portò alle labbra e le baciò delicatamente. Adoravo quel suo gesto, mi faceva sentire importante e desiderata.
"Sono contenta che tu stia finalmente meglio, continua così."
"Senti Cassie, so che è tardi ma.. ti andrebbe di perdere altri dieci minuti in casa con me?"
-a quella sua richiesta tentennai, non volevo più metterci piede in quel disastro di casa dove per poco non mi colpiva la testa con una lampada, ma decisi comunque di fidarmi e poi come potevo resistere a quegli occhietti da felino?
"Certo, ma solo dieci minuti."
Certo, restai lì fino alle tre del mattino, ogni qual volta che ero pronta per andare via il riccioluto mi tratteneva dicendomi "dai solo dieci minuti, non voglio che vai via" , e allora mi sedevo di nuovo attorno al tavolo e mi rassegnavo. Be' 'rassegnarmi' non è il termine giusto, io lì volevo restarci tanto quanto Alex desiderava restassi lì. Alex cosa provasti per me quella sera? Io ero così combattuta, non sapevo ancora cosa provassi per te e ciò non mi rendeva del tutto felice, sapevo che se mi fossi innamorata il mio lavoro sarebbe stato difficile il doppio, ma era troppo tardi. Quella sera mi baciasti di nuovo.
"Ti andrebbe del caffè? È l'unica cosa che ho in casa."
-l'ultima frase nascondeva un velo di tristezza ma Alex riuscì a renderla ironica.
"Ehm certo. Ti aiuto, dov'è lo zucchero?"
Alex impegnato a preparare la moka per il caffè mi fece segno col capo di aprire il mobile proprio sopra la mia testa. Il problema si presentò nel momento in cui il mio essere bassa, fatto di cui non mi ero mai preoccupata, ora mi ostacolava. Il mobile cadente della sua cucina riuscii ad aprirlo, il problema fu raggiungere il barattolo con lo zucchero. Il ragazzino mi fissava mentre in punta di piedi cercavo di arrampicarmi e ridacchiava, sì Alex, anche il quel momento ti ho odiato ma comunque conservo quel ricordo come tutti gli altri, ed ogni volta mi vien da ridere.
"Non mi puoi aiutare invece di ridere?"
-infastidita lo guardai e misi il broncio. Lui lasciò perdere la moka e mi si avvicinò, ed ecco che buttava benzina sul mio fuoco, bruciavo per lui.
"Su piccolina, eccoti lo zucchero"
-con fare ironico mi porse quel maledetto barattolo poi tornò a fissarmi.
Restare calma e tenere tutto sotto controllo era difficile, perché doveva tenermi sulle spine? Mi era così vicino che il mio bacino era incollato al davanzale della sua cucina, il suo era incollato al mio. I battiti, il respiro, il calore corporeo erano ormai in sintonia, mi stava facendo bruciare, volevo che al più presto mi stringesse e mi baciasse per tutta la notte, quegli occhi mi stavano spogliando.
"Sei bellissima."
Il tempo di risponderlo non lo ebbi e ne fui contenta, finalmente bruciavamo insieme. Gli tenevo le mani dietro al collo, lui mi stringeva forte i fianchi, poi quando il nostro bacio fu avvolto dalla passione mi prese il volto con le mani e lo teneva forte, perché lui come me desiderava che quel bacio non finisse. Ci fermammo lì senza andare oltre, ma il mio corpo ora ne voleva sempre di più, volevo il suo calore, il sapore dei suoi baci e sfiorare quella pelle morbida. Alexander Pierce mi aveva fatto perdere del tutto la testa, ne ero dentro fino al collo e non ne volevo più uscire.
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La tempesta.
Romance"Infine questo è tutto ciò che ho attraversato dal giorno in cui ti ho incontrato fino al giorno in cui ti ho perso." Questa storia è un po' come guardare un fiore nascere e seguirlo fino a quando purtroppo non appassisce. Proprio come le tempeste...