17º Capitolo

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Il terzo giorno fu la goccia che fece traboccare il vaso, mi svegliai già con la luna storta e non avevo minimamente voglia di andare a scuola ma il pensiero e la speranza di trovarti fuori casa tua come ogni giorno, mi diede la forza di alzarmi. Uscii molto presto, prima del solito e partii spedita verso casa tua.
Per il terzo giorno di seguito mi fermai, feci le solite tre chiamate con la speranza che tu rispondessi, ma quella mattina invece di lasciar perdere e credere che tutto ti andava bene decisi di rimanere ancora un po', dopo dieci minuti di attesa snervante scoppiai. Tutto lo stress e l'ansia accumulata in quei giorni senza Alexander andò via in un pianto liberatorio, piansi così forte da non avere più lacrime, fuori pioveva e le gocce facevano a gara sui finestrini della mia auto. Quel cielo così grigio e tutta quella pioggia che scendeva senza dare segni di cedimento rappresentavano il modo in cui mi sentivo, quell'arcobaleno che tanto desideravo nella mia vita eri tu ed ora che non ci sei più è tutto così grigio, è come se piovesse ogni giorno dentro me. Avevo bisogno di quel sole, e no, quel giorno non avrei messo in moto la mia piccola auto e sarei andata a scuola, mi ero stancata di far finta che il problema non esistesse. Io ti volevo, avevo bisogno di te quanto tu avevi bisogno di me.
Scesi dall'auto fregandomene completamente della pioggia incessante e corsi verso la porta di casa tua, stavolta t'avrei salvato davvero Alex.
Bussai forte battendo i pugni sulla porta di legno ormai andato a male, stetti lì fuori più o meno dieci minuti, ero ormai bagnata fradicia. Ma non mi importava. Solo in seguito capii che l'unica soluzione sarebbe stata buttare giù quella porta e sperare di trovarti lì, quindi così feci.
Ed ecco che l'ansia salii, c'era un odore forte in casa tua, silenzio totale. Le scarpe facevano rumore perché erano fradice, lasciai dietro di me una scia di milioni di goccioline per tutto il pavimento, una volta accorta che in quella casa non c'era praticamente nessuno partii spedita verso la tua camera sperando con tutta me stessa di trovarti lì, ancora rannicchiato come un bambino proprio come ti avevo lasciato io, un bambino a cui il mondo non ha fatto altro che male e che ora vuole solo stare lontano da tutto e da tutti, invece ciò che vidi era ben diverso.
Alex sai quanto dolore mi hai provocata quel giorno?neanche immagini quanto doloroso sia stato per me quel momento, quante lacrime ho versato poi nei giorni a seguire e quanto io abbia pregato affinché io potessi riaverti nella mia vita ancora una volta e ho giurato di prendermi cura di te sempre, di stringerti forte quando stai male, di amarti incondizionatamente perché io lo avevo capito com'eri tu, lo avevo capito che tutto ciò di cui avevi bisogno era amore, serenità; ed io amore mio ero pronta a darti tutto questo.
Aprii la porta della sua camera, i ricordi di quel momento sono così sfocati che è difficile ricordarli, ho visto te, accasciato a terra e chissà da quanto eri lì in un mare di vomito e la schiuma bianca vicino alla tua bocca. Fu così forte come scena che ebbi timore di svenire da un momento all'altro, ma il pensiero di doverti salvare diede ancora un po' di forza alle mie gambe.
"Alex!"
Lanciai un urlo disumano, in seguito un pianto isterico.
Eri steso accanto al tuo letto, con solo i pantaloni, la pelle più pallida del solito. Mi avvicinai e la prima cosa che feci fu controllare il respiro, così debole che ebbi  paura di perderti da un momento all'altro.
Non mi persi d'animo e chiamai i soccorsi.
Non dimenticherò mai quel giorno, ancora oggi se solo ci penso gli occhi mi si riempiono di calde lacrime che non hanno paura di rigarmi il viso, come hai potuto ridurti in quello stato? Io avrei potuto salvarti se solo me lo avessi chiesto, avrei fatto di tutto per farti allontanare da quella maledetta bastarda che non ti lasciava vivere in pace, che si era intromessa nella tua vita con prepotenza e ora voleva portarla via. Ma io ti volevo con me, vivo, sorridente come ogni volta che ti imbarazzavi, volevo sentire ancora una volta il tuo profumo e volevo innamorami di te ancora e ancora. Sai Alex, quella notte mentre eri in ospedale, ho sognato la prima volta che ti ho visto, quando con arroganza entrasti in ufficio. Vorrei rivivere quella scena ancora una volta, per poi rivivere te il più possibile.
Aspettai i soccorsi tenendo strette le tue mani gelide, continuavo a piangere e non avevo intenzione di smettere, volevo che tu vivessi. Probabilmente aveva perso i sensi e non dava segni di vita. Nonostante io continuassi a pregare che si svegliasse scuotendolo, lui non si muoveva, continuavo a chiamare il suo nome, ma niente. Speravo che da un momento all'altro rinvenisse e che con i suoi occhi da felino mi guardasse dritto negli occhi come faceva sempre. Quanto avrei voluto che fosse solo un brutto sogno.

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