La mamma mi aspettava in cucina visibilmente nervosa. L'avevo fatta grossa.
"Cassandra ti rendi conto che hai portato uno sconosciuto in casa nostra?"
"non potevo di certo lasciarlo lì a morire. Mamma ti prego questo ragazzo ha bisogno di aiuto."
-lei mi guardò con lo sguardo ancora preoccupato poi mi venne vicino e mi prese le mani.
"Tesoro so quanto tu voglia aiutare le persone e ammiro la tua gentilezza, ma sai quanto questo mondo è pericoloso e coinvolgente."
"Voglio aiutarlo, fidati di me."
"Non volevo disturbarvi."
-Sbottò d'un tratto il riccioluto. Nessuna delle due si accorse che sulle scale c'era Alex, era fermo e con lo sguardo triste, di sicuro aveva ascoltato la nostra conversazione.
"Non ci hai disturbate."
-gli presi la mano e lo portai giù.
"Andiamo, ti porto a casa."
La mamma non disse altro, si fidava di me e di certo io non l'avrei delusa.Mi disse che aveva un posto dove stare, non la chiamò casa ma infondo lo era. Sua zia gliel'aveva lasciata poiché non voleva che vivesse con lei, avrebbe avuto una cattiva influenza su i suoi figli e l'aveva abbandonato al suo triste destino. Camminavamo abbastanza vicini, io ogni tanto mi giravo a guardarlo lui invece aveva lo sguardo dritto davanti a se. Sai Alex ti ho sempre trovato molto carino, certo il più delle volte non eri uno spettacolo, la droga ti aveva completamente distrutto, ma quando quel malessere ti lasciava un po' di tregua sprizzavi tanta luce.
"Ero convinta ti stessi disintossicando"
"Non è così facile come credi."
"Certo, ne sono consapevole. Ma perché non ci provi?"
-fece una risatina falsa, ciò mi irritò.
"Certo che sei una rompi palle!"
Quante volte mi dicevi che ero una rompi palle, io mi arrabbiavo sempre ma infondo mi facevi tanto ridere quando me lo dicevi. Tu invece amavi prendere le cose alla leggera; il vero Alex era così, infatti prendevi alla leggera anche la tua dipendenza, io ti odiavo per questo.
"guarda che non è affatto carino dirmi questo."
"è la verità."
-si girò a guardarmi e mi sorrise, gli occhietti da felino mi facevano sempre rabbrividire.
"Devi prendere le cose seriamente Alexander, so che può sembrare difficile ma devi lavorarci.."
D'un tratto poi si fermò davanti a me, mi guardò dritta negli occhi, era più alto di me e dovetti alzare il capo per incrociare il suo sguardo. Finalmente potei guardarlo veramente, scrutai a fondo ogni dettaglio della sua faccia, quegli occhi a cui non ho mai saputo resistere erano neri come la pece, piccoli e allungati. L'unica cosa ancora viva era il colore acceso delle tue labbra sottili, rosse come il sangue, davano vivacità alla tua pelle grigiastra e a quel quadro triste che era il tuo volto. Per me vederti sorridere era una vittoria ogni volta.
"Puoi stare zitta un solo minuto?"
-rimasi sconcertata, non sopportavo la sua arroganza.
"Ma come ti permetti!"
-alzò gli occhi al cielo e poi mi baciò.
Sì, quello fu il nostro primo bacio, io incazzata nera e tu divertito. Forse non ti ho mai detto che adoravo il tuo modo di fare, prendermi così alla sprovvista e baciarmi come se fossimo già conoscenti da una vita; quante farfalle allo stomaco avevo, non appena mi cingesti la vita con un solo braccio capii di essere fottuta. Perché dentro di me sentii un esplosione di piacere? Perché il desiderio di baciarti e sentire le tue mani stringermi ancora più forte era così tremendo?
Come un ladro Alex si appropriò delle mie labbra. Rimasi ferma e immobile, vista da fuori non lasciavo trasparire nulla, ma dentro me c'era una fiamma così alta e potente che mi stava bruciando tutta. Speravo che quel bacio non finisse mai, fu un solo attimo eterno impresso per sempre nella mia mente.
"Sei impazzito per caso?"
-fu lui a staccarsi, io imbarazzata abbassai il capo e ricominciai a camminare.
"Dovevo pur zittirti in qualche modo, e questo era il migliore."
-sorrisi e sperai che mi zittisse sempre in quel modo, in fin dei conti non mi dispiacque quel bacio.Finalmente dopo un quarto d'ora arrivammo a casa sua. Vedendola da fuori la casa era veramente malridotta, le erbacce avevano preso il controllo e le finestre erano tutte oscurate da vecchie tende grigiastre, era veramente deprimente. Alex mi invitò ad entrare e non potei rifiutare anche se quel posto mi metteva i brividi. All'interno la situazione non era di certo più accogliente, era poco illuminata e molto piccola, quasi soffocante vista anche la forte puzza di muffa proveniente dai muri ormai vecchi di anni. La camera di Alex esprimeva a pieno la sua triste vita, uno spazio ristretto con solo il letto e una piccola scrivania che cadeva a pezzi. Non potei non notare i residui di cocaina su di essa.
"Casa mia non è certo migliore della mia vita."
-disse usando dell'ironia, infondo però sapevo quanto triste potevano essere quelle parole.
Quella situazione mi rese molto malinconica, era così nuovo per me tutto quello e mi lasciò senza parole per la prima volta in vita mia. Le nostre erano due vite completamente diverse, nonostante avessimo la stessa età sembrava che lui ne avesse vissuta un po' di più; come potevo immaginare che un ragazzo della mia stessa età vivesse in quel modo, cosa aveva fatto per meritarsi tutto quello schifo e cosa avevo fatto io per meritarmi tutta quell'agiatezza? Il riccioluto infine si tolse la maglia lasciando nudo il petto e mostrandomi il suo corpo esile, poi si buttò sul suo letto e si accese una sigaretta. Non capivo come facesse a sentirsi così a suo agio con me, infondo eravamo due sconosciuti. Io ancora immobile sotto la porta ero tremendamente imbarazzata.
"Cass, che ci fai ancora lì in piedi? Vieni a sederti."
Ancora una volta posò i suoi occhi su di me, lo sguardo invadente che aveva riusciva sempre a farmi sentire così vulnerabile. Così senza dire una parola mi sedetti accanto a lui.
"Posso dirti un'ultima cosa? Poi vado via,"
-stabilii finalmente un contatto visivo con lui, non mi faceva più paura e forse dal modo in cui cercava di tenermi testa, manco a lui facevo poi così paura.
"Ti ascolto."
"mi prometti che ti disintossichi?"
-alzò gli occhi al cielo, cercava a tutti i costi di scappare dalle sue responsabilità.
"Oh Cass basta! Non voglio!"
-d'un tratto interruppe il nostro contatto visivo, era arrabbiato e quel tono di voce così alto iniziava a spaventarmi.
"Perché non capisci che è per il tuo bene? Cosa pensi che ci sarà sempre una Cassandra che ti ritrova per strada mezzo morto e ti salva la vita?"
-fece uno scatto e si alzò dal letto andando alla ricerca di qualcosa perso nel suo zaino.
"Non ho voglia di ascoltarti, mi ripetono questo da anni ed io non ho bisogno che tu mi dica cosa fare, ho bisogno di aiuto."
"E' quello che cerco di fare Alex!"
-gli animi di entrambi erano caldi. Nonostante mi tremassero le gambe in quel momento non volevo andare via, dovevo averla vinta io.
"Vattene."
-Era calmo sta volta, la sua richiesta mi lasciò a bocca aperta. Poi una scena tremenda mi si presentò davanti agli occhi: ciò che cercava disperatamente nella sua cartella era la droga.
"Non puoi farlo qui davanti a me."
-ero calma anch'io, avevo paura, così tanto da sentire gli occhi riempirsi di calde lacrime.
"Proprio per questo ti ho chiesto di andare via"
"Io non mi muovo di qui."
Non so con quel coraggio mi avvicinai a lui, lo guardai negli occhi e mi accorsi che non era lui. Stavo per piangere disperatamente, come potevo allontanarlo da quella droga se ne aveva così bisogno, era così frustrante. Gli presi il volto con entrambe le mani, cercavo un briciolo di ragione nei suoi occhi ma niente, erano così assetati e ne avevo paura.
"Ti prego Alex"
"Perché non capisci che ne ho bisogno, devo stare bene Cassandra ti prego va via."
-si allontanò da me.Sono sempre stata molto coraggiosa, mai fatta condizionare dalle brutte situazione e ho sempre tenuto tutto sotto controllo ma in quel momento mi stava sfuggendo di mano, il coraggio in quel momento mi mancava. Alex divenne una bestia, urlava e lanciava tutto per terra, se la prendeva con se stesso. In quel momento mi sono ricordata di me bambina, la piccola Cass nascosta sotto le coperte per sfuggire al temporale, quanto avrei voluto in quel momento rifugiarmi nel mio letto e nascondermi.

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La tempesta.
Romance"Infine questo è tutto ciò che ho attraversato dal giorno in cui ti ho incontrato fino al giorno in cui ti ho perso." Questa storia è un po' come guardare un fiore nascere e seguirlo fino a quando purtroppo non appassisce. Proprio come le tempeste...