7ºCapitolo

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Vi lascio immaginare la faccia di mia madre quando d'improvviso sono entrata in casa nel panico più totale, chiamandola dal piano di sotto con un quasi morente Alexander. Che poi mentre io mi sgolavo e la mamma rischiava un infarto, il riccioluto testa di cazzo si era addormentato. Già, dormiva con la testa cadente mentre io lo tenevo per le braccia. Una cosa molto triste che mi spezzava il cuore era che quel ragazzino di diciassette anni si era perso così tanto da essere leggero come un piuma. Quanto era triste il suo corpo esile, odiavo vederlo senza maglia le sue costole erano troppo visibili, ed odiavo lui per essersi ridotto in quel modo.
"Prendilo per i piedi, lo portiamo su."
Fui grata di averlo trovato ubriaco e non sull'orlo di un overdose, e fui grata a lui di aver trovato me ancora una volta.
"Cass, mettilo in vasca senza spogliarlo e fa scorrere acqua gelida, io preparo un caffè."
"Certo mamma."
Sbrigativa e già pratica di quel campo, la mia mamma non si lasciò prendere dal panico e corse subito giù in cucina. Ora che era sceso giù il silenzio, con calma tolsi la maglia sporca di alcool di  Alex e la buttai nel cestino. Se avessi sentito per qualche altro secondo quella puzza, quella a vomitare sarei stata io. Quindi con  una santa pazienza lo presi e lo misi nella vasca, era sveglio ma non cosciente. Toccai l'acqua, così fredda da farti gelare il sangue, ottima per farlo tornare in sé.
Te la ricordi quella notte Alex? Io ricordo ogni singola cosa e ho una particolare affezione per quella lunga notte, ogni volta che mi torna in mente sorrido; uno dei momenti in cui ti ho sentito più vicino al mio cuore. E soprattutto la notte in cui mi hai messa di fronte ai miei veri sentimenti.
Il riccioluto si rannicchiò come un bimbo stringendo le sue braccia attorno alle gambe piegate, le ginocchia ossute al petto. Furono poche le parole uscite dalla sua bocca, aveva solo lo sguardo triste e perso nel vuoto, io come se volessi rispettarlo me ne stetti lì in silenzio in ginocchio vicino la vasca da bagno. Toccammo un punto di intimità che va al di là del sesso, dei baci e delle coccole. Non servirono parole e tantomeno abbracci per consolarlo, mi limitai ad essere lì, ciò che più contava per Alexander era che io ci fossi, poi poco importava in quale modo. Senza dire una
parola Alex si spogliò completamente restando nudo, poi tornò a rannicchiarsi.

"Posso lavarti io?"
-annuì senza guardarmi negli occhi, vidi solo i suoi ricciolini smuoversi.

E allora Alex, te la ricordi quella notte? C'eravamo solo io te, il mio bagno era molto piccolo ma accogliente e caldo. Quella notte invece sembrò l'unica stanza esistente di quella casa, così silenziosa che quasi persi il senso della realtà, le pareti con le mattonelle bianche e lucide non c'erano più. Restavano quindi Cassandra ed Alex, il silenzio, o meglio il rumore dello scorrere dell'acqua gelida sulla tua schiena, su quella spina dorsale troppo esposta su cui a ballare c'erano i mille demoni che ti portavi dietro, poi non c'era niente più. E giuro che io non desideravo altro, volevo stare lì ad insaponarti la schiena, a far in modo che la tua sbornia sparisse, a far in modo che tutta quella merda sparisse dalla tua vita per sempre. Non dicesti molte parole quella notte ma sono più che sicura che sia rimasta impressa nella tua mente proprio come a me. Sai qual è stato il mio momento preferito, quello in cui ho capito che eri qualcosa in più? Quando mentre passavo la mano nei tuoi capelli increspati più di un cespuglio, tu mi guardavi senza battere ciglio, quasi come incantato, con lo sguardo di un bambino rimasto traumatizzato ed io ho sentito una fiamma dentro me. Un fuoco che si innalzava alto fino ad arrivare al mio cuore, ormai sciolto e perso nei tuoi occhi scuri.

Dopo averlo lavato e fatto in modo che quel tremendo odore sparisse dalla sua pelle, Alex passò il resto della notte a vomitare, io gli tenevo la fronte calda e sudata, i ricci cadenti tenuti fermi da una fascia per capelli che mi apparteneva. Poi finalmente, quasi verso l'alba lo lasciai sul divano della camera degli ospiti ed andai finalmente a dormire anch'io.
"Cassie, posso parlarti?"
-parlò piano.
"certo."
-mi sedetti di fianco al suo corpo steso e coperto da una leggera coperta.
"Non ho mai avuto nessuno come te nella mia vita, e mi sento tremendamente in colpa per questo:non ho mai fatto nulla di buono per meritarmi te."
"Alex ma.."
"fammi finire. Vedi sei essenziale per me, grazie per tutto Cassie."
-mi baciò entrambe le mani, le labbra sottili erano gelide.
"Farò il possibile per non lasciarti mai solo."
-gli baciai la fronte e poi finalmente tutti e due ci addormentammo.

Lettera di Alexander datata luglio, per Cassandra.
Ciao Cassie,
Sono convinto che questa lettera tu non la leggerai mai. Sono passati giorni dall'ultima volta in cui ti ho vista, da quella notte ed io non smetto di pensarti. Quella notte è impressa nella mia mente come una fotografia, un ricordo di cui faccio abuso, quasi ho paura di consumarlo, però mi tiene vivo. Qui dentro è difficile tenersi aggrappato a qualcosa che non sia la droga ed io mi aggrappo al tuo ricordo, a quella notte. Sai perché non ho professato parola quella sera? Perché mi sentivo terribilmente in colpa nei tuoi confronti. Vedi Cassie io sono sempre stato così, non ho mai fatto male ad una mosca e se per sbaglio pestavo una piccola formica, il cuore mi si stringeva. Odiavo fare del male agli altri. E tu sei un essere così speciale che non devi essere neanche sfiorata dalle mani sbagliate; io ti prenderei coi guanti e ti toccherei piano, mi piacerebbe sfiorarti le guance con un fiore, perché è questo che mi ricordi: un fiore bianco e delicato. Sei il mio fiore bianco, sei la purezza in persona e se solo potessi avere cura di te mia piccola Cassie, se solo non dovessi chiederti aiuto con un grido disperato ogni volta che tocco il fondo, se solo fossi normale mi piacerebbe renderti la mia principessa.
Il tempo qui dentro scorre lento, i giorni sembrano infiniti soprattutto in quelli in cui non hai manco voglia di alzarti dal letto. Ma continuo a lottare, la prima settimana in astinenza è stata veramente dura, ma tu sei stata la mia forza. La roccia a cui aggrapparmi mentre la corrente di un fiume cerca di trascinarmi via verso una spaventosa cascata. Ora devo andare mia piccola principessa, spero di poterti rivedere al più presto.
Tuo, Alexander.

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