19º Capitolo

12 3 12
                                    

L'ultimo giorno e poi finalmente avrei potuto portarti a casa. Quella mattina non passai a trovarti, ma sapevo già che nel pomeriggio sarei passata io a prenderti per portarti a casa dove ti aspettava una modesta festicciola di bentornato. Che poi il tuo tempo era poco, la comunità ti aspettava.
Alex non aveva amici ne famiglia, le uniche persone della sua vita eravamo io e la mamma. Dopo anni di solitudine e vagabondaggio qualcuno finalmente si prendeva cura di lui. Prima di varcare la soglia del centro di recupero dove poi ha trovato me, i suoi unici "amici" erano una banda di spacciatori e persone col suo stesso problema. Volevo si lasciasse alle spalle tutta quella gente, quel brutto giro in cui non faceva altro che drogarsi. Così la mia idea fu quella di riempire il mio salone addobbato a festa di persone che in qualche modo potevano dargli forza, ovvero i ragazzi che insieme a lui erano stati in comunità. Alex non ti nascondo che fu veramente difficile rintracciarli e spiegargli chi eri e cosa volevo fare, ma quando poi ho visto la felicità nei tuoi occhi ho capito che tutti i miei sforzi non erano stati vani.
Il salone di casa mia era la stanza più grande e senza dubbio l'orgoglio della mamma visto come l'aveva arredato. Non appena si varcava la porta d'ingresso, il salone si apriva ampio sulla sinistra mentre sulla destra c'era la piccola cucina; c'era la grande tavola rotonda con tutte le sedie attorno, un grande divano ad isola dove passavo il tempo a finire e cominciare nuove serie TV. Le grandi finestre coperte dalle tende color avorio che toccavano terra, lasciavano entrare la luce dell'esterno, una stanza così luminosa che quasi non serviva la corrente elettrica. Proprio lì, quindi, avevo passato tutta la mattina ad addobbare, a fare avanti e indietro dalla cucina per posare i bicchieri, i piatti e le posate e poi, visto che preparare dolci non era il mio forte, avevo sistemato i dolcetti e la piccola torta con su scritto "Bentornato Alex!". Infine, stanca ma soddisfatta, guardai il mio capolavoro e mi complimentai per ciò che avevo preparato, non vedevo l'ora che Alex arrivasse a casa per vederlo. Gli amici del riccioluto arrivarono in anticipo, me li trovai fuori casa tutti smarriti e imbarazzati che si domandavano se quello fosse l'indirizzo giusto, io ero già pronta con le chiavi dell'auto in mano per andare all'ospedale.
"Ragazzi, buongiorno."
-li salutai affettuosamente stringendogli nuovamente la mano.
"Sono io Cassandra e sì, questo è l'indirizzo giusto ma Alex non è ancora qui."
"Possiamo accompagnarti se vuoi."
-parlò Billy, un ragazzo visibilmente più grande di me dai capelli rosso carota e le lentiggini.
"D'accordo, salite in macchina."
Quella mattina sprizzavo felicità più del solito, così felice che quasi non mi importava che non l'avrei rivisto per un paio di mesi, sapevo che poi avrei potuto viverlo per il resto dei nostri giorni. Billy, Jay e Caleb furono gli unici che risposero al mio invito e seppur pochi fui contenta lo stesso, ad Alex sarebbe andata bene anche se ci fossi stata solo io ma sta volta avevo voglia di renderlo più felice, volevo sapesse che non era solo e che qualcuno che ancora gli voleva bene, c'era. Così carica di energia, con i tre ragazzi seduti sui sedili posteriori mi diressi all'ospedale. Alex era solo, sia io che la mamma l'avevamo lasciato solo per tutta la mattina, l'effetto sorpresa doveva riuscirmi bene.
Ed eccolo lì, i soliti vestiti che gli avevo portato io il giorno prima, i ricci che erano diventati davvero troppo lunghi e indomabili e poi il suo borsone, quello in pelle finta che era ormai cadente. Dovevo assolutamente farglielo sparire, era inguardabile. Io ancor più emozionata di lui, quando finalmente la sua figura si fece più chiara fino ad averlo vicino, suonai rumorosamente il clacson per attirare la sua attenzione.
"Sei una vera benedizione per lui."
-le parole di Billy, compagno di stanza del ragazzino, mi scaldarono il cuore. Durante il tragitto da casa all'ospedale, i ragazzi mi parlarono per tutto il tempo di come Alex avesse affrontato i suoi mesi di disintossicazione e soprattutto di come ogni giorno riempisse i suoi discorsi col mio nome.
"Suppongo sia stato veramente difficile il periodo di astinenza, sia per lui che per voi, ovviamente."
"Alex non te ne ha mai parlato?"
-Io concentrata con le mani al volante, spostai il mio sguardo dalla strada ed incrociai quello di Billy attraverso lo specchietto retrovisore interno della macchina.
"è un argomento che Alex non ha mai voluto toccare."
-dissi con un velo di tristezza.
"Ma mi farebbe piacere sapere come ha vissuto quel periodo"
-Billy, il più loquace fra i tre, prese parola.
"Ciò che ha passato Alexander nei primi giorni lo abbiamo passato tutti, anche più di una volta. L'astinenza è uno spettacolo terribile a cui le persone più deboli non vorrebbero assistere; per il tuo amico è stata più dura del previsto, era la prima volta e si è trovato dinanzi al suo mostro:la cocaina. Vedi Cassandra, non voglio ma devo essere crudo, quando si affronta l'astinenza è come se la tua anima, o meglio la parte sporca della tua anima, viene fuori e lascia il tuo corpo ma, prima di farlo ti strema fino al limite delle tue forze. Ti ritrovi a fare a pugni con l'altra parte di te, quella marcia, pensi soltanto che un'altra dose sia la tua salvezza ed Alex, nel cuore della notte, con la voce tremante e la fronte grondante di sudore mi supplicava, mi chiedeva una dose. Io ho passato anni in quel posto ed Alex non era il primo che vedevo in quello stato, io prima di lui ci ero passato e proprio per questo mi sono dedicato a questi ragazzi e in particolare a lui, mi straziava vedere un ragazzino di diciassette anni che mi chiedeva disperatamente di ucciderlo per mettere fine alle sue pene, dovevo salvarlo."
-la strada davanti a me divenne sfocata, non riuscii a trattenere le lacrime. Il mio amore aveva sofferto ed io non lo sapevo.
"Scusami, forse è troppo per te."
-disse lui sentendosi colpevole. Io con un gesto rapido mi asciugai le lacrime.
"Continua pure, per me è importante."
"Quando ti ho detto che sei una benedizione per lui non scherzavo, quel ragazzino non ha smesso un attimo di pronunciare il tuo nome, sei la sua donna angelo. Parole sue eh!"
-scappò un sorriso a tutti noi, ero veramente contenta del fatto che persone come Billy fossero nella sua vita e lo aiutassero in quel difficile percorso.
Quando finalmente il traffico si sbloccò, arrivai fuori l'ospedale in un batter d'occhio, Alex nel vedermi arrivare da lontano nella mia piccola auto grigia, sorrise ed alzò il braccio agitandolo. Ti avevo visto amore mio, aspettavo soltanto di poterti riabbracciare. La gioia nei suoi occhi quando entrato in macchina vide quei volti a lui familiari fu impagabile.

La tempesta. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora