12ºCapitolo

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"Cazzo, è mia madre!"-
Ci staccammo subito, eravamo scompigliati e sudati. La frenesia, però, era scomparsa. Mi acconciai i capelli e Spencer mi aiutò a prendere i libri buttati a terra, poi ci rimettemmo sul letto con i libri aperti per dare un'aria credibile. Ci guardammo per un attimo, sapevo avesse la mia stessa ansia, scoppiammo a ridere.
Dopo poco andò via e con il progetto non giungemmo a nulla di buono, era ovvio che ci saremmo dovuti rivedere per completarlo. Prima di andare via però mi fece una richiesta, a cui fu difficile dire di no.
"Hai da fare domani sera?"
"No"
"Bene, allora passo a prenderti alle otto e ti porto a cena."
"Va bene"-.
Sorrisi debolmente, non avevo ancora ben realizzato la sua richiesta. Mi diede un bacio fra le labbra e la guancia e andò via fischiando.
Chiusi la porta alle mie spalle, tirai un sospiro di sollievo; avrei avuto un primo vero appuntamento, quasi non sembrava vero.
Il giorno seguente, presa dall'euforia non mi accorsi di alcuni segnali che non mi portavano nessuna buona notizia. Se non fossi stata così distratta da quell'appuntamento mi sarei resa conto subito che qualcosa aveva scombussolato la mia routine.
Quella mattina Alex rifiutò il mio abituale passaggio per la scuola, pensai che forse aveva ritardato e quindi mi avrebbe poi raggiunta a piedi, quindi lasciai perdere. Lo lasciai perdere, misi lui e tutti quei segnali d'aiuto da parte, insieme agli altri pensieri inutili. Sembrò una giornata come le altre; sveglia al solito orario, doccia, colazione e poi via con la scuola. Quale brutta cosa avrebbe potuto rovinare quel momento? Vivevo il sogno di ogni ragazzina del liceo: uscire con uno dei ragazzi più belli della scuola. Più tardi poi condivisi quella mia felicità con Kimberly, la quale, con il suo sorriso contagioso fece crescere in me l'ansia per quell'appuntamento tanto atteso.
Parcheggiai l'auto nel solito posto e poi a piedi, insieme alla biondina, raggiunsi il cortile della scuola. Mi ero già abituata ormai a tutte quelle facce, le espressioni assonnate che accomunavano tutti noi, i vocii e il fumo di quelle sigarette che ci invadeva i vestiti, i capelli, le mani. Poi vidi Alexander, era solo e mi aspettava in piedi vicino all'entrata. Quel sorriso che aveva stampato sulla faccia mi fece completamente dimenticare di essere ancora in collera con lui. Non sorrideva mai così, soprattutto davanti a tantissime persone, era con me che sorrideva, con me spezzava ogni catena. Mi avvicinai a lui sorridendo anche io, poi quando nella mia mente apparve l'immagine di me, stesa sul letto con Spencer che mi baciava e cercava di toccarmi, l'idea di quell'appuntamento che mi provocava tanti piccoli brividi mi sembrava quasi un tradimento verso di lui. Ero a pochi passi da lui e quindi, quasi costretta, dovetti per un attimo cancellare Spencer e tutto il resto.
"Alex, ma cosa ci fai qui? Pensavo non venissi."-
Gli diedi un'occhiata veloce, era impaziente di dirmi qualcosa di bello. Era visibilmente nervoso.
"Non so, pensavo di farti una sorpresa"-
Non sapendo cosa rispondergli, gli sorrisi soltanto.
"Cassie, mi dispiace per l'altro giorno. Ci ho pensato e voglio farmi perdonare;"-
Sorrise ancora, stavolta non potei resistere ai suoi occhi.
"perché questa sera non vieni da me, potresti aiutarmi con i compiti, guardare un film, parlare, non so."-
Pian piano che elencava le cose si accorse del mio volto spento, aveva capito il mio imminente rifiuto e l'euforia nella sua voce scomparve.
"Che c'è? Perché quel muso lungo?"-
"Alex, vedi, stasera non posso. Ho un appuntamento."-
Fu davvero difficile dirglielo, gli occhietti da felino gli diventarono tristi e fu straziante.
"Immagino con Spencer."
Disse lui senza mai far incrociare i nostri sguardi.
"Esatto."
"Ne sono felice"-.
Gettò via la sigaretta, girò i tacchi e a testa basta si diresse verso l'entrata.
Fu una giornata abbastanza pesante, averli entrambi nella stessa stanza e sapere di essere fra due fuochi e che uno dei due alla fine ti brucerà, rese la situazione molto critica. Li vedevo gli sguardi di sfida che si lanciavano e non promettevano nulla di buono.
Quando ancora oggi ripenso a quella sera, mi chiedo come io abbia fatto a credere solo per un secondo a quel pagliaccio. Tutto sommato non fu male come primo appuntamento, ma se solo avessi saputo cosa sarebbe successo dopo, quel "Sì" come risposta me lo sarei risparmiata.
Come da programma, alle otto in punto, Spencer era fuori casa mia ad aspettarmi. Quanto fu divertente prepararmi con l'aiuto di Kim, quasi era più emozionata di me.
"Non che tu non sia bella amica mia, ma qui c'è bisogno di darti molta più luce."
Aveva lo sguardo serio, mi fissava e chissà quali strane idee le passavano per la testa.
Passammo almeno due ore chiuse in camera mia; fra vestiti che volavano via, prove di sfilate sui tacchi alti e piastre per capelli roventi. Sai quando dicono che non conta la meta ma il viaggio? Be', anche se non si trattava di alcun viaggio, quelle due ore piene di confusione furono così divertenti e intense che furono molto meglio delle due ore successive passate con Spencer. Ovviamente dato che sono una persona molto precisa, cosa non molto comune in noi donne in vista degli appuntamenti, alle otto in punto, dopo che il ragazzo bussò al campanello, scesi le scale sotto gli occhi attenti della mamma e di Kim e mi ritenni finalmente pronta per il mio vero primo appuntamento. Salutai entrambe con i miei soliti baci affettuosi manco fossi dovuta partire per sempre, lasciai dietro me una scia di un dolce profumo ed aprii la porta.
Non faceva ancora molto freddo, sì l'estate era andata via da un pezzo ma il completo scelto da quella folle della mia adorata amica era perfetto per quella sera.
"Sei veramente bella",
Certo, anche lui non era da meno. I soliti capelli impregnati di gel, giacca di pelle, jeans lunghi e scuri e una semplice maglia bianca.
"Ti ringrazio".

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