1. Photograph.

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Fu un caso che a Londra ci fosse un'esposizione di fotografia, ma non fu altrettanto un caso che io e Jared ci trovassimo lì.

Non sapevo quando, come e dove, mi fossi innamorata della fotografia. Anche Jared sosteneva di non saperlo.

Forse era stato un processo lento, oppure un colpo di fulmine; ma io non avevo mai creduto a certe cose.

Sapevo però, che questo amore sarebbe stato eterno, così come le fotografie che avevo scattato e che ancora dovevo scattare.

Mi piaceva pensare che scattare fotografie fosse come scrivere storie. Photo-graphia, dal greco, scrivere con la luce.

Io avevo iniziato a scrivere con una Canon modello base. Avevo più o meno dodici anni.

Da allora molte cose erano cambiate.
Ero cresciuta e la mia passione era cresciuta con me.
I miei occhi avevano imparato a cogliere l'attimo e a individuare ciò che veramente meritasse di essere scritto.

Era stato così anche per il mio migliore amico.

Jared era al mio fianco e guardava con occhio critico le fotografie esposte.

Era abbastanza ridicolo con quell'aria seria e intellettuale. Jared era tutto fuorché intellettuale.
Poteva fingere di esserlo, giudicando quelle fotografie perché non erano considerate ancora arte.

Un certo signor Carter, multimiliardario inglese, forse le considerava così.
Aveva finanziato l'esposizione e scelto personalmente le opere di giovani artisti del web da esporre.

Io e Jared non avevamo partecipato all'iniziativa. I posti disponibili erano troppo pochi e la paura di restare delusi era troppo forte.

-"Questa è seriamente orrenda. Dico l'hai vista, Kate? L'esposizione solare è decisamente troppo alta."-

-"Io trovo che abbia il suo fascino. Per me è stata una scelta dell'autore."-

-"Una scelta pessima."-

Risi al sarcasmo del mio amico, mentre mi indicava un'immagine che rappresentava due bambine che si abbracciavano.
La trovavo carina, anche se Jar non era d'accordo.

Passammo in rassegna tutte le fotografie e Jared sembrava trovare sempre qualche difetto in ognuna di esse.

Guardai come si scompigliava il ciuffo biondo e capii quanto fosse verde d'invidia e di gelosia. Scoppiai a ridere, mentre iniziò a mordersi le pellicine delle dita. Si voltò verso di me, trattenendo a stento un sorriso.

-"Dio, Smith. Smettila di essere così invidioso."-

- "Vaffanculo, Anderson. Sono solo obbiettivo. Insomma se una cosa mi piace, lo ammetto."-

Lo guardai, ridendo di lui.

-"Ad esempio, questa foto è maledettamente bella."-

Jared indicò una foto in bianco e nero, davanti a lui.
Era l'ultima dell'esposizione e ne capivo anche il perché.
Era la più bella e la regola pretende che il meglio sia alla fine di ogni cosa.

Era uno scorcio di una strada di Roma, la città eterna.
Rappresentava un passaggio pedonale, pieno di persone di ogni tipo. In mezzo stava un vigile, vestito con la tradizionale uniforme.
Era anziano e sul suo volto traspariva la stanchezza. Come cornice vi erano i palazzi antichi della città.

Sembrava che l'autore volesse sottolineare il carattere eterno della città, in contrasto con le differenti età delle persone nella fotografia.
Rappresentavano l'inevitabile passare del tempo per noi umani.

L'immagine era firmata H.E.S.

-"Stupenda. Dico solo questo."-

-"Vedi, la mia non è invidia. È spirito critico."-

-"Andiamo a mangiare qualcosa, prima che decida di lasciarti qua."- dissi, afferrando il mio migliore amico per un braccio e trascinandolo verso l'uscita.

***

Ore dopo, mi trovavo nel mio bilocale nel centro della città. Era piccolo, ma accogliente e comodamente vicino all'università di Lingue che frequentavo.

Stavo cercando di studiare per un esame, ma ero perennemente distratta.
"Perché ascolto sempre Jar?"
Ripetevo questa antifona nella mia mente come punizione. Non era un caso che fosse più indietro di me con gli esami del semestre.
Chiusi i libri e mi arresi.

Ero tornata a casa troppo tardi perché Jared voleva provare quel nuovo ristorante giapponese dall'altra parte della città. Io non avevo mai imparato a dirgli di no.

Raccolsi i miei capelli ricci in una crocchia bionda disordinata e mi misi a letto.

Lessi un messaggio di Jared e sorrisi.
Era un'idiota ed aveva una pessima influenza su di me, ma lo adoravo.

- Scusami se ti ho fatto fare tardi. Domani studiamo insieme, promesso. Buonanotte. J.S. x -

Decisi di non rispondergli, sapendo che si sarebbe torturato con i sensi di colpa.

Mentre rileggevo il suo messaggio, mi venne in mente la fotografia della mostra.
Il modo di firmare di Jared era uguale a quello dell'autore. H.E.S.

Decisi di fare qualche ricerca.
Volevo scoprire chi fosse.
Se fosse un maschio o una femmina; se fosse giovane o vecchio; ma soprattutto volevo complimentarmi per l'ottimo lavoro.
Ero curiosa di vedere altre sue fotografie.

Scrissi su Google quelle tre iniziali, ma non risultò nessun Blog, nessun sito web in particolare.

Proprio quando stavo per lasciar perdere, notai un risultato. Era un profilo instagram.

Non conteneva nessuna informazione personale, neanche lo stesso nome.
C'erano soltanto decine di foto in Bianco e Nero, tra cui quella della mostra.
L'avevo trovato.

Setacciai il profilo in cerca di una foto dell'autore o di qualche informazione, ma niente.

Passai molto tempo a guardare le sue fotografie. Erano belle, ma avevano qualcosa di triste.
Mi chiedevo per quale ragione fossero tutte in Bianco e Nero.

Lasciai qualche commento, sperando che chiunque fosse mi notasse.

Le risposte non arrivarono mai, neanche nei giorni seguenti.

Ciao a tutte :)
Questa è la mia seconda Fanfiction e che dire? Spero vi piaccia. Se sarà così, votate e commentate. Fatemi sapere cosa ne pensate. La mia prima fanfiction si chiama "The Proposal" , se non l'avete ancora letta. Questa storia spero che sia diversa da quelle che già sono in circolazione e spero che la seguiate. Date una chance anche al resto dei capitoli. Non si giudica mai un libro dalla copertina, giusto?
Un bacio.
C. X

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