37. Normality.

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All of me, John Legend.

Rather be, Clean Bandit ft. Jess Glynne.

Avevo appena finito di sistemare i miei vestiti nella cabina armadio di Harry e mi sentivo esausta.

Diedi un calcio alle scatole vuote e le trascinai fino alla parete della stanza. Guardai l'orologio, chiedendomi se dovessi ordinare la cena. Iniziai a cercare il telefono, muovendomi ancora a tentoni in casa di Harry.

Mi sembrava strano trovarmi lontano dal mio accogliente appartamento. Mi sentivo un'estranea in casa del mio stupendo ragazzo, soprattutto quando restavo sola e ciò capitava spesso.

Finalmente trovai il mio cellulare e chiamai Harry, aspettando invano una risposta. La segreteria telefonica mi avvisò che il suo numero non era raggiungibile e mi abbandonai sul divano.

Era ormai passata una settimana da quanto avevamo lasciato il nostro angolo di paradiso a Parigi.

Negli ultimi giorni mi ero ufficialmente trasferita a casa di Harry. La cosa mi rendeva felicissima, ma allo stesso tempo mi innervosiva.

Avevo sempre immaginato il momento in cui sarei andata a vivere con qualcuno come qualcosa di estremamente romantico. Invece, Harry non era mai a casa e non mi aveva potuto aiutare con il trasloco.

Era occupato a fare causa a suo padre e a fare decine di colloqui di lavoro per trovare un posto come fotografo per alcune riviste.

Dentro di me speravo silenziosamente che non trovasse lavoro nel mondo della moda. Sarei impazzita se avesse lavorato tutti i giorni con super modelle sexy, anche se ero certa che Harry non avrebbe mai tradito la mia fiducia.

Era strano ammetterlo, ma ci amavamo ed entrambi volevamo disperatamente che tra noi funzionasse. La nostra storia non era mai stata convenzionale, ma non era neanche mai stata un cliché. Non c'erano mai stati gesti eclatanti o dimostrazioni d'amore pubbliche.

Solo due ragazzi normali, con una vita normale, che avevano deciso di sfidare la sorte e provare a costruire qualcosa di altrettanto normale. Ogni attimo della mia vita da quando avevo conosciuto Harry era stato normale. La normalità era sempre stata sottovalutata, ma io l'avevo esaltata fin dalla notte dei tempi.

Amavo condividere la mia vita con Harry. Anche quando non eravamo insieme, era strepitoso accorgersi di avere una persona al proprio fianco, pronta a sorreggerti in qualunque momento.

Mentre mi perdevo in questi pensieri, Harry fece il suo ingresso in casa. Capelli spettinati e umidi a causa della pioggia, occhi stanchi, ma sempre felici di vedermi.

Appena mi sorrise, mostrando le sue adorabili fossette, mi dimenticai immediatamente il fatto che fosse stato assente durante il trasloco.

Buttò lo zaino, che aveva sostituito la sua odiosa valigetta da chirurgo, sul divano e venne verso di me.

-"Piccola, scusami per il ritardo."-

Mi avvolse tra le sue braccia possenti e baciò la mia fronte. Inspirai il suo profumo, sentendomi immediatamente un po' meno estranea in quella casa.

-"Non fa niente. Come è andata?"-

Harry si abbandonò stancamente sul divano e mi trascinò con lui. Mi sedetti sulle sue gambe e lasciai che mi accarezzasse i capelli.

-"Secondo il mio avvocato, mio padre non ha alcuna possibilità di vincere la causa. Non finirà in prigione, ma probabilmente otterremo un risarcimento di 50mila sterline e un'ordinanza restrittiva. Non si potrà avvicinare a me in alcun modo."-

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