32. Mission.

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You found me, The Fray.

I was wrong, Sleeperstar.

-"Oddio, ma stiamo scherzando?"- esclamai sconcertata, vedendo Louis appoggiato allo stipite della porta del mio appartamento.

Al vederlo, rimpiansi la presenza della mia famiglia, tornata in Scozia qualche giorno prima. Se loro ci fossero stati, non sarei stata obbligata a ricevere la visita di Louis. Louis che mi guardava con un sorrisetto furbo, che non faceva che irritarmi.

Non ero ancora riuscita a inquadrare quel ragazzo. Non ero certa di che tipo di persona fosse, però voleva decisamente bene al suo migliore amico. Quel migliore amico di cui io non volevo assolutamente sentire parlare, tanto più in quel momento.

-"Catherine, devi ascoltarmi."-
Sbuffai, infastidita.

-"Non ho tempo per farlo, mi dispiace."-

Cercai di chiudere la porta, ma Louis interpose il suo piede in essa. Mi sorrise, con aria realizzata, e fui costretta a lasciarlo entrare in casa. Si mise ad osservare il mio appartamento e in particolare gli scatoloni che erano sparsi un po' ovunque. Non ci mise molto a fare due più due.

-"Ti trasferisci? Dove?"-

Una delle ragioni per cui non ero stata felice di ricevere la visita di Louis era la sua innata curiosità. Lo conoscevo così poco e questo sembrava essere l'unico lato del suo carattere che avessi capito.

-"Edimburgo."-

-"Davvero? Lasceresti la tua vita qui per tornare a stare con la tua famiglia?"-

-"Non che siano affari tuoi, ma sì. Ho già parlato con il mio datore di lavoro e mi trasferirebbe nella filiale scozzese."-

Louis spostò uno scatolone ricolmo di vestiti dal divano e lo appoggiò per terra, prima di sedersi. Io mi sistemai sulla poltrona, osservando il suo volto contornato da della barba incolta.

-"Cosa mi dovevi dire, comunque?"-

Incrociai le gambe, mettendomi comoda sul divano.
Louis esitò, mentre si attorcigliava le dita delle mani, segno evidente del suo nervosismo. Stava riuscendo ad agitare anche me.

-"Ho trovato un modo per dimostrare che il contratto di lavoro di Harry non ha alcun valore legale."-

-"Che cosa??"-

Ero sbalordita e la prima cosa che pensai fu a quanto questa cosa avrebbe reso felice Harry.

Certo, il lavoro di Harry era anche l'unico motivo per cui realmente lui non si aprisse nei miei confronti, ma non avrei mai voluto che Harry tornasse da me a problemi risolti. Volevo che tornasse nonostante i suoi problemi pesassero su di noi, per risolverli insieme.

-"Vuoi che ti spieghi?"-

-"Certo, ma non capisco perché tu abbia deciso di parlarmene. Io non c'entro più niente con lui, per quanto sarei felice di aiutarlo."-

Louis alzò gli occhi al cielo, come se la risposta alla mia domanda fosse ovvia.

-"Non ho mai visto Harry stare così male."- sbiancai, preoccupandomi per lui immediatamente. -"No, non ti devi spaventare. Non è un male fisico. Non ha le occhiaie o non mangia. Magari Harry affrontasse il dolore così."-

Se prima ero confusa, ora lo ero doppiamente. Mi passai la mano sulla fronte, sentendo i nervi del mio corpo al limite della sopportazione. Era tutto così complicato.

-"Come lo affronterebbe, allora?"-

-"Sai che studio psicologia, vero?"-

Scossi la testa, incapace di nascondere la mia espressione sorpresa e incredula.

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