How to save a life, The Fray.
Stay, Hurts.
Harry's point of view
Insoddisfazione. La parola chiave della mia vita. Eppure ultimamente qualche soddisfazione l'avevo avuta.
In realtà ne avevo avuta solo una. Catherine.
Catherine Anderson.
Possibile che non riuscissi a togliermela dalla testa?Da quando l'avevo conosciuta i miei pensieri viaggiavano solo nella sua direzione, anche nei momenti più impensabili.
Cazzate. Non avevo mai pensato così tanto ad una ragazza. Tanto meno ad una sconosciuta.
-"Ok, potete richiuderlo."- dissi agli specializzandi in medicina generale che mi fissavano con desiderio.
Ero l'unico medico in ospedale ad aver finito in anticipo il tirocinio e ciò lo dovevo a quella persona di merda che purtroppo era mio padre.
Mio padre aveva avuto la brillante idea di farmi studiare privatamente fin dall'infanzia. Mia madre si era opposta, sostenendo di non volere che il proprio bambino venisse isolato dagli altri.
Inutile dire chi vinse la questione relativa alla mia educazione. Così mi ritrovavo a 27 anni ad aver finito uno studio che avrei dovuto finire a 32. Non biasimavo quindi, tutti coloro che mi guardavano in malo modo.
Uscii dalla sala operatoria, osservando come gli specializzandi facessero a gara per richiudere il paziente.Un semplice intervento di routine si trasformava in una gara senza scrupoli per loro. Neanche si rendevano conto di avere tra le mani la vita di una persona.
Era solo uno dei tanti motivi per cui non ero innamorato del mio lavoro.
Andai a recuperare le mie cose e mi cambiai. Controllai il cellulare tra le prime cose. Ero impaziente di sapere se mi avesse chiamato. Negativo, neanche un messaggio.
Uscii dall'ospedale cercando di evitare il mio odioso padre. Lo odiavo, ma odiavo più me stesso per avergli permesso di decidere la mia vita.
Cosa avrei dovuto fare? Mi ripetevo sempre questa domanda. Cercavo costantemente qualcosa che avesse potuto cambiare il mio destino.
Se non avessi scelto medicina, mio padre mi avrebbe sbattuto fuori di casa. Non avrei avuto nemmeno un soldo per mangiare, né tantomeno un posto dove vivere.
All'epoca mia madre, era già morta.Mi piaceva il mio lavoro. Fare medicina era il mio piano B, ma non di certo il mio piano A.
Mio padre sapeva benissimo quale fosse il mio piano A. La fotografia. Inutile dire che non poteva sopportalo.Erano passati anni da quel giorno in cui avevo varcato la soglia di Oxford, eppure non avevo ancora capito quale fosse il suo scopo nel farmi essere come lui.
Mentre raggiungevo la mia auto, questi pensieri affollavano la mia testa.
Desideravo che Catherine mi chiamasse. Non avevo voglia di passare un'altra sera con i soliti amici nei soliti pub.
Volevo fare qualcosa di fuori dall'ordinario. Qualcosa di straordinario. E pensando alla parola 'straordinario', mi veniva in mente solo il suo sorriso.
Catherine's point of view
Stupida, stupida e impulsiva ragazza. Ecco cos'ero.
Era tardi, tremendamente tardi. Un leggero strato di ghiaccio ricopriva le strade di Londra.Mi odiavo per aver messo dei tacchi vertiginosi e un vestito troppo corto con quel tempaccio.
Da ore cercavo un taxi, ma la mia sfortuna non sembrava trovare una fine. Girare da sola a tarda notte in una grande città non era una buona idea.
STAI LEGGENDO
The Photograph
Fanfiction"Lui è la speranza. La certezza. La prova che la vita può davvero essere qualcosa di inaspettato. Perché proprio quando smetti di cercare, qualcuno ti trova, e se sei abbastanza fortunata, non ti lascia più." Dall'autrice di "The Proposal".