20. Choise.

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Hello, Adele.

Longest Night,  Howie day.

-"Non mi piace come hai trattato Harry."-

Jared appoggiò una pila di libri antichi sul tavolo e mi guardò. Eravamo in biblioteca da ore e tra noi aveva regnato perennemente un silenzio imbarazzante.

-"A me non piace come ti ha trattato."-

Sbuffai, mentre chiudevo il mio libro di storia. Osservai Jared spolverare le copertine di alcuni libri che erano state consumate dal tempo.

L'esame di Storia Anglosassone era l'ultimo della mia sessione. Questo significava che avrei dovuto iniziare a scrivere la tesi di laurea.

-"È passato, ormai."-

-"Non vuole impegnarsi, ma è psicopaticamente geloso. È quel genere di persona dalla quale ti dovrei proteggere."-

-"So proteggermi da sola. Poi, chi ti ha detto che io voglia impegnarmi?"-

Jared sistemò i libri nel borsone e si preparò per uscire. Lo seguii mentre cercavo di capire da che parte schierarmi. Harry o il mio migliore amico?

-"So che vuoi impegnarti perché ti conosco. Tu non ti accontenti. Tu vuoi di più dalle persone. Non ti sono mai piaciute le mezze misure."-

Aveva ragione. Dentro di me ero una sognatrice nata. Avevo sempre amato le relazioni, nonostante le mie fossero tutte fallite malamente.

Anche se mi sentivo ferita, non avrei mai avuto il coraggio di arrabbiarmi con Jared. Mi era sempre risultato difficile litigare con chi voleva solamente il mio bene.

-"Promettimi che cercherai di essere civile con lui."-

Lo vidi sbuffare ed istantaneamente mi strinsi a lui.

-"Te lo prometto."-

***

La mia macchina fotografica era fissata su un cavalletto appena sotto il ponte di Westminster. Accanto a quella di Harry sembrava un giocattolo da quattro soldi.

Era l'alba. Il cuore pulsante della città era insolitamente deserto.
Il freddo pungente mi pizzicava la pelle, creando un fastidioso bruciore.
Mio padre diceva sempre che dovevo essere nata in un qualche Paese mediterraneo per la mia poca tolleranza per il freddo. 

Harry imprecava contro la leggera nebbia che avvolgeva solo parzialmente il Parlamento.

Mi aveva trascinato fuori da casa mia per insegnarmi alcuni trucchi che rendevano le sue fotografie speciali. Secondo lui, quello era un bellissimo posto per i fotografi.

-"Devi abbassare la luminosità, ma allo stesso tempo devi aprire di pochi millimetri l'obbiettivo. In questo modo la luce sarà molto più naturale."-

Lo guardai mentre armeggiava con le mille funzioni della sua reflex professionale.
Le sue guance erano colorate di un rosso acceso e si mordeva il labbro in segno di concentrazione.
Questo lato di Harry era uno dei miei preferiti fino a quel momento.

-"Che c'è?"- mi chiese, spostando la sua attenzione verso di me.

-"Nulla, sto cercando di imparare qualcosa."-

-"Nulla è ciò che che imparerei se non guardi dentro l'obbiettivo."-

Harry mi ammonì, ma la sua espressione  era vagamente divertita.

Come poteva suo padre impedirgli di essere quello che era? Come poteva non amare suo figlio quando lo vedeva felice? Era così ingiusto.
Avrei fatto di tutto per cambiare la situazione.

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