29. Valentine's Day.

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The City, Ed Sheeran.

Belong, Cary Brothers.

Qualche giorno dopo, cercai di svegliarmi, decisa a ignorare il fatto che fosse San Valentino.

Ma chi volevo prendere in giro? San Valentino era decisamente la mia festa preferita, a prescindere se l'avessi passata da sola o meno.

C'era qualcosa di speciale nel 14 febbraio. Le aspettative che avevo per quel giorno erano decisamente troppo alte. Forse per colpa dei film d'amore o dei romanzi che leggevo, ma ormai era così.

Avevo sempre desiderato che mi succedesse qualcosa di sorprendente o che il mio ragazzo mi stupisse.

Ero pienamente consapevole che l'amore andasse dimostrato ogni giorno e che San Valentino fosse solo una stupida festa, ma che male poteva esserci a rendere un giorno speciale? A staccarsi per un attimo dalla routine quotidiana e a stupire la persona che si ama?

Mi alzai, avvolgendomi nella vestaglia che avevo abbandonato su una sedia la sera prima.

Scostai la tenda della mia finestra, vedendola rigata dalle tipiche gocce di pioggia londinesi. Non potevo non pensare che mi sarebbe piaciuto avere una vetrata come quella della camera dove io e Harry avevamo passato la notte.

Andai in bagno, convincendo psicologicamente il mio corpo a svegliarsi in modo definitivo.
Mi spogliai e mi infilai sotto il getto d'acqua calda della doccia.
Iniziai a lavarmi, mentre pensavo a cosa potesse succedere quel giorno e soprattutto a cosa non potesse succedere.

Ero così impaziente di sapere se Harry avesse preparato qualcosa per noi. In realtà mi sarei anche accontentata di un semplice ti amo, visto che era l'unica cosa che volessi veramente da lui.
Potevo fare anche a meno delle rose rosse e delle cene eleganti.

Feci la doccia in tempo record e mi sistemai accuratamente. Asciugai i miei capelli e cercai di domare i ricci biondi, fino a farli diventare lisci. Poi mi infilai una tuta morbida e andai in cucina.

Presi il mio computer e decisi di inviare il manoscritto che avevo tradotto dallo spagnolo all'inglese. L'avevo ricontrollato milioni di volte e mi sembrava di aver svolto il lavoro al meglio.

Scrissi un email a Janet, allegando il file. Lei l'avrebbe fatto leggere direttamente al signor Collins, che avrebbe poi deciso se assumermi.

Tradurre il manoscritto era stato intrigante e stranamente piacevole. Mi sentivo comunque male al pensiero che il prossimo manoscritto che avrei dovuto tradurre, sarebbe stato dal tedesco all'inglese.

Inviai l'email, tremante e nervosa. Poi chiusi il laptop, realizzando di essere libera per il resto della giornata.

Non avevo il coraggio di scrivere a Harry. Insomma non stavamo insieme, quindi lui poteva benissimo avere piani diversi per San Valentino e sinceramente io non li volevo sapere, se non avessero incluso me.

Inoltre, la mia famiglia aveva deciso di passare San Valentino da una amica di mia madre, per lasciare spazio e tempo a me e Harry. Erano totalmente ignari della nostra situazione, ma comunque sarebbero tornati in Scozia in pochi giorni.

Presi il mio telefono ed iniziai a leggere la sfilza di messaggi che mi erano arrivati durante la notte.

Per primo lessi un messaggio di Jared che mi pregava di ricordarmi di fare colazione. Era ossessionato dal fatto che saltassi la colazione quasi ogni giorno e che a volte non cenassi.

Afferrai una mela, il massimo che il mio stomaco potesse tollerare alle otto del mattino.

Poi visualizzai le fotografie che Violet mi aveva inviato da Barcellona. Era partita con Jace per il ponte di San Valentino e non potevo che invidiare quella coppia perfettamente assortita.

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