23. Tea.

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Walking in the Wind, One Direction.

Weight of living pt. II, Bastille.

Mi svegliai sentendo Harry muoversi sotto di me. Aprii gli occhi e lo vidi fare una smorfia di dolore, toccandosi il collo.

I finestrini erano ancora appannati e lievemente ricoperti da uno strato di brina. Il pesante cappotto di Harry mi copriva quasi del tutto.

Avevo dormito bene alla fine. Non avevo neanche sentito molto freddo. Dalla faccia di Harry potevo capire che per lui, invece, era stata una nottata infernale.

-"Buongiorno."- dissi lasciandogli un bacio a fior di labbra.

Harry si mise seduto e mi fece alzare delicatamente. Gli occhi erano impastati dal sonno e i suoi capelli una matassa indistricabile.

-"Non credo di poter dire che questo sia un buongiorno."-

Scoppiai a ridere mentre mi accarezzava i capelli.

-"Non hai dormito bene?"-

-"Non ho mai dormito così male. Ho il collo bloccato."-

Mi avvicinai per baciarlo, mentre il suo cappotto scivolava via dal suo corpo. Ero a un centimetro dalle sue labbra, quando prese a tossire. Mi spostai velocemente, ma l'ondata di calore mi invase il viso.

-"Dannazione scusami, Cath."-

-"Non ti preoccupare."- gli risposi mentre era in preda alla tosse.

Sicuramente aveva preso freddo e si era ammalato. Questo significava che avevo buone possibilità di ammalarmi a causa sua. Alzai gli occhi al cielo. Odiavo ammalarmi.

-"Andiamo, piccola."-

Uscì dall'auto e si infilò nel sedile anteriore, mentre prontamente lo seguivo. Un sorriso mi decorava la faccia dopo aver sentito quel nomignolo adorabile.

-"Allora non ero così ubriaca ieri sera."-

-"No, ti ho chiamato davvero piccola e mi piace farlo."-

Accese l'auto e si infilò nelle strade deserte. Erano le sette del mattino.

Avevo disperatamente bisogno di un caffè. Chiesi a Harry se avessimo potuto fermarci da Starbucks e lui ne trovò uno appena arrivammo in città. Tornò con due bicchieri di caffè fumante e non potevo essergli più grata.

Vidi che mi stava portando a casa sua e lo fermai velocemente.

-"Harry, ho un colloquio di lavoro domani. Non posso stare da te."-

-"Non me lo avevi detto. Per cosa?"-

-"Non te lo dico, porta sfortuna."-

Harry scoppiò a ridere e mentre faceva inversione, mi chiedevo quanto fossi stata fortunata ad aver incontrato una persona così straordinaria.

***

Mi lisciai le pieghe della gonna che mi fasciava le gambe, pensando se avessi fatto la scelta giusta a vestirmi in quel modo.

Le mie mani viaggiavano sul mio corpo alla ricerca di qualche dettaglio imperfetto. Dovevo decisamente darmi una calmata.

Avevo già affrontato diversi colloqui di lavoro, ma mai ero stata così preoccupata. Forse la mia preoccupazione era dovuta al fatto che desideravo davvero ottenere quel lavoro.

Osservavo la sala d'attesa, tipicamente asettica ed impersonale. Regnava uno di quei silenzi angoscianti, mentre una segretaria mi osservava, curiosa, dietro alla sua scrivania.

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