30. Death & Life.

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A te, ovunque tu sia.
Stai vicino a noi. Stammi vicino.

When we were younger, Adele.

I will follow you into the dark, Death Cab for Cutie.

Quanto può fare paura un'assenza?
Quanto può riuscire a paralizzarti?
Quanto può renderti instabile?

Stavo cercando di dare una risposta a queste domande, mentre il taxi mi portava via da quel marciapiede, su cui ero stata lasciata da sola.

Avevo deciso di andarmene.
Lo avevo aspettato troppo. Ad un certo punto, era arrivato il momento di alzarmi e cercare di capirci qualcosa.

Proprio non riuscivo a pensare positivamente. Perché diavolo avrei dovuto? Doveva esserci un motivo per cui non fosse venuto e quel motivo era inevitabilmente legato a me.

Ero quasi certa che avesse cambiato idea e che quindi non volesse più provare ad avere una relazione.

Mi sentivo distrutta e tutto il mio corpo mi urlava di andarmene a casa, a cercare di dormire.

Avrei voluto urlare ed avrei voluto piangere. Avrei voluto sparire senza lasciare tracce, come Harry aveva fatto.

Non poteva essergli successo qualcosa. Non poteva essere finito sotto un auto o cose del genere. Non eravamo in Grey's Anatomy.

Lui non mi voleva più e questa sua assenza ne era la prova. Non si era mai voluto impegnare sul serio. Me ne aveva dato solo l'illusione.

Per assicurarmi ugualmente che stesse bene, mi feci scaricare all'entrata dell'ospedale. Pagai il tassista e iniziai ad osservare l'ambiente intorno a me.

Anche a quell'ora della notte, l'entrata dell'ospedale era un continuo via vai. C'erano pazienti in carrozzina, persone che piangevano sul marciapiede e persino alcuni clochard.

Negli ospedali non ci sarebbero dovute essere mai assenze.
Qualcuno era sempre tra quelle camere, tra quei corridoi e su un altro tipo di marciapiede e in un altro tipo di situazione, cento volte più difficile della mia.

Entrai nella hall dell'ospedale, trovando uno strano silenzio. Gli uffici dell'accettazione erano chiusi e anche gli ambulatori. Alcuni rumori, ovattati dalle pareti, provenivano dal pronto soccorso.

Decisi di salire le scale per andare in Cardiochirurgia, il reparto dove lavorava Harry.

Mentre raggiungevo il suo ufficio, non facevo che pensare alla sofferenza che aleggiava nell'edificio.
Perché alcune persone stavano lottando per la vita ed io avevo ancora la fortuna di viverla? Che diritto avevo di stare male per un ragazzo, quando alcune persone soffrivano davvero?

Stavo salendo quella che mi sembrava una fin troppo lunga rampa di scale, quando qualcuno mi fermò.
Ero così immersa nel cercare Harry, da non accorgermi della presenza silenziosa di altre persone.

-"Catherine?"-

Alzai lo sguardo incrociando gli occhi color nocciola dell'amico di Harry, Liam. Mi osservava con dolcezza, ma anche con confusione.

-"Che cosa ci fai qui?"-

-"Sto cercando Harry. Avremmo dovuto vederci a cena, ma lui non è venuto."-

-"Hai provato a chiamarlo?"-

-"Non risponde."- Scossi la testa con preoccupazione.

La situazione mi stava sfuggendo di mano. Ero nel panico e non riuscivo più a pensare lucidamente.

Liam sembrava confuso e tirò fuori un piccolo tablet dalla tasca del suo camice. Da quando si usavano certi cosi in medicina?

-"Era di turno in oncologia quattro ore fa. Probabilmente è andato a casa, ma fai un tentativo al quinto piano."-

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