Lei (Carlotta)

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(so che l'ultima parte non è venuta bene, scusatemi)

"comunque mi piace come sei vestita, sei troppo carina". Quella frase, nonostante come ho detto fosse falsa, continuava a ronzarmi in testa, così, dopo essermi guardata i vestiti ancora una volta, ho detto: "anche tu sei vestita bene". Mi piaceva veramente cosa aveva addosso e come le stava, ma poi mi ha sorriso e, Dio, che bel sorriso ma, cazzo, che fastidio, quindi ho deciso di aggiungere, cercando di non far vedere il disturbo che mi provocava: "però la gonna è troppo corta. Sei appena tornata da un bordello?". Vorrei tanto credere che i suoi occhi lucidi fossero finti, ma non riesco proprio a convincermi, così senza neanche accorgermene ho aggiunto: "oh tranquilla scherzavo, mi chiamo Carlotta comunque". Non mi ha risposto, me lo meritavo, lo so, ma non avrei potuto fare nient'altro.

Lei è l'unica che mi ha fatto dubitare del mio orientamento sessuale, ci sono milioni di ragazze più belle, ma lei era diversa.
Dalla prima volta in cui l'ho vista, dal singolo istante, lei è diventata la mia ossessione.
È diventata la ragazza che avrebbe avuto una vita orribile per colpa mia.
È diventata quella di cui ho paura.
Lei è diventata la ragazza con il sorriso più bello che abbia mai visto.
È diventata quella che mi bruciava le guance dall'improvvisa timidezza, è diventata quella che mi contorceva lo stomaco per-

"Carlotta?"
"Eh? Cosa? Che è successo?"
"È finita la giornata, Carlotta. Va tutto bene?" la voce melodiosa e profonda di Carlos risuonava nell'aula ormai vuota.
"Ah si scusa, grazie amore." Mi sono subito sentita una merda, ho pensato per tutto il giorno a Dafne e non al mio fidanzato.
"Oggi usciamo, ti va? Non sembri molto contenta, devi distrarti."
Ha ragione, devo distrarmi: "No, ho casa libera"
L'ho trascinato tenendogli stretta la mano fino alla mia villa. Quando siamo entrati in casa ho iniziato a baciarlo sfiorandogli le guance con le mani mentre lui ha usato le sue per accarezzarmi la schiena. Poi le ha spostate più in basso per prendermi in braccio e portarmi nella mia colorata camera da letto.
In stanza ha subito iniziato a togliermi la maglietta, ma non appena le sue gelide mani si sono scontrate con il mio costato mi sono messa a piangere, come una stupida bambina, ma Carlos si è preoccupato: "amore tranquilla, ci sono io qui. Ti va di dirmi cosa ti succede?"
Non gli ho risposto e così alzandosi per andarsene ha aggiunto: "amore vado via, ci sentiamo dopo se ti va, lo sai che ci sono sempre per te."

"Carlos" l'ho fermato prendendogli la manica della felpa e fissandolo negli occhi: "Carlos, aspetta" i suoi occhi si sono spostati dai miei andando a posarsi sul mio seno, ormai mezzo scoperto, ma per la prima volta sentire il suo sguardo addosso mi ha messo a disagio: "Carlos guardami in faccia, non lì" di fretta ha guardato il mio viso e subito ho continuato: "Carlos scusa, scusa davvero. Tu sei fantastico, sei dolce, gentile e bellissimo, ma non so cosa mi stia succedendo. Sto male, molto male in questo periodo, non è colpa tua" mi ha interrotto con le lacrime agli occhi: "mi stai lasciando, Carlotta?"

 Sto male, molto male in questo periodo, non è colpa tua" mi ha interrotto con le lacrime agli occhi: "mi stai lasciando, Carlotta?"

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lui è Carlos.

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