Ho bisogno di lei (Dafne)

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Una settimana fa Charlotte ha irrotto in camera di Sophia senza neanche bussare gridando di vestirci in fretta perché dovevamo andare molto urgentemente da qualche parte.
Solo dopo mi sono accorta che Sophia era sdraiata dietro di me e mi stava abbracciando, la sua mano sfiorava delicatamente la zona poco sotto il mio ombelico. Mi sono spostata instintivamente, anche se in realtà non volevo staccarmi da lei.
Ora sono in un piccolo appartamento di New York con Charlotte, Sophia e un altro ragazzo che mi pare si chiami Leonard, soprannominato Leo o Leon. Ha i capelli rossi come Carlotta ed è molto simile a lei anche per i lineamenti del volto, oppure sto delirando ed ogni persona che vedo mi sembra lei, dato che non la sogno da quando ci siamo trasferiti, e in realtà non ho ancora capito il motivo di questa nuova casa, sempre se così si può chiamare.
Di mio padre non ho notizie, lui non mi ha chiamata e io neppure, non voglio sentire un'altra volta la sua lurida voce di merda. Si sarà rintanato a piangere e ad ubriacarsi in uno streep club da due soldi con qualche povera ragazza della metà dei suoi anni.
Adesso sto guardando un noiosissimo programma di cucina in tv.
"Dafne posso parlarti?" Da quando mi sono allontanata da lei, Sophia non mi chiama più Principessa, ma in realtà non mi dispiaceva quel soprannome, certo era un po' strano, ma mi faceva sentire importante per qualcuno.
"Si certo, dimmi." Rispondo io, dopo averci pensato un po'.
Andiamo in camera di Leo, perché è singola (mentre io, Charlotte e Sophia dormiamo nella stessa piccola stanza) e qui inizia a fare un discorso chilometrico di cui ascolto poche parti come "non riesco a capire cosa provi per me" o "perché non parli?" o ancora "tu mi piaci davvero". L'unica volta in cui le rispondo è quando mi sento dire che sono perfetta e non riesco a tenermi dentro tutto quello che le vorrei dirle: "la perfezione non può essere una persona. Non nego di essere bella, ma se fuori sembro tranquilla dentro ho un casino e la perfezione non prevede questo. Perfezione vuol dire stare bene fuori e dentro, vuol dire essere gradevoli costantemente e per tutti e io non sono così. Perfezione significa amare se stessi e la vita che ci circonda. Vuol dire non aver paura di correre rischi e avere il coraggio di affrontare qualcuno considerato cattivo. Vedi, io non sono pronta ad una relazione. Tu mi piaci, ma dopo la relazione che ho avuto con Clara ho paura che un'altra semplice ragazza non possa colmare il vuoto che mi ha lasciato lei. Ho paura che non ci sia nessuna come lei, ho paura che poi finisca nello stesso modo, odio reciproco, solo che il mio nasconde ancora amore. Non ho il coraggio di denunciare mio padre per omicidio e molestie. Io sono nata da uno stupro, mia madre ha avuto una vita di merda e ora che non c'è più nessuno la vendicherà. Mio padre continuerà a stare tranquillo e si troverà altre donne da farsi senza il loro permesso. E non so perché lo chiamo ancora padre, forse perché è l'unico parente di sangue che ho e chiamarlo con il suo vero nome lo allontanerebbe ancora di più da me e rimarrei sola, forse perché in fondo gli voglio ancora bene. Mi dispiace se tutto questo per te è la perfezione, perché ti assicuro che è una merda."
Palesemente non sa cosa rispondermi perché rimane con la bocca aperta e gli occhi sbarrati, quindi da la classica risposta che darebbero tutti:
"Mi dispiace Dafne, non so come puoi risolvere tutto questo, ma se vuoi parlarne ci sono sempre per te." Parole sentite e risentite, inutile dire che sono senza significato per me. Diciannove parole messe l'una accanto all'altra non mi hanno mai fatta stare meglio e neanche ora la cosa è cambiata.
"Grazie. Esco un attimo, ho bisogno di respirare."

Sta piovendo, ma non mi importa, voglio stare da sola. Ripensandoci il sorriso di Carlotta mi faceva smettere di pensare a tutto il resto. Quando ero con lei ero come sulle nuvole. Le nuvole rappresentano per me la libertà, quando una persona è sulle nuvole è in un posto tutt'altro che soffocante. E io con lei ero sulle nuvole. Forse non è vero che non sono pronta ad una relazione, forse sono pronta se questa è con Carlotta. Mi sa che ho proprio bisogno di lei. Se ho smesso di sognarla quando mi sono trasferita qui magari è perché anche lei abita a New York. Devo sapere perché Charlotte mi ha portato qui. Devo sapere se posso tornare indietro.
Entro in casa sbattendo la porta, quasi rompendola: "Chalotte, voglio sapere il motivo."
Mi interrompe: "hai ragione, te lo meriti." Quello che è seguito dopo questa sua affermazione è semplicemente la cosa più scioccante che abbia mai sentito.

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