09. Il vicino (parte II)

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Edelyn Brooks | POV

Avete mai fatto un'esperienza che per tutti appare come un argomento taboo?

Non ho mai perso la verginità con Liam, anche se fermamente è il mio primo vero ragazzo, ma ho avuto esperienze verosimili.

Un tema che io ho affrontato, e che da ancora molte persone è visto come qualcosa di anticristiano e irresponsabile, è l'esperienza di una notte con una persona dello stesso sesso, quindi una femmina.

Sono sicura che se ne farei solo accenno ai miei genitori gli cadrebbero i bulbi oculari a terra.

Ne ho parlato solamente alla cerchia stretta di tre persone: il primo a saperlo è stato Leo (siccome Jem era ancora troppo influenzato dai nostri genitori), in seguito Lia, e all'età di quasi sedici anni anche Jeremy, che non l'ha presa a male.

Era ormai nella fase "Sono ribelle quindi non potete dirmi che cazzo fare", il che era a mio vantaggio.

Era rimasto qualche secondo a meditare cosa gli avevo detto e perché glielo avessi comunicato, e con un "Ok, ora possiamo mangiare?" mi aveva levato una pietra di dosso.

Liam non lo sa. Liam si potrebbe pietrificare all'udire di una frase che suoni lontanamente al fatto che io abbia provato qualcosa di differente da quello che si pensa sia normale.

Infatti era poco tempo prima che mi fidanzassi e lei si chiamava Megan, ricordo solo il brivido di aver trasgredito ad una delle regole che i miei genitori mi avevano posto dopo che molte persone si erano fatte avanti.

Non è che non sia piaciuto ma probabilmente ero troppo ubriaca alla festa di Paul, tanto che mi ero strappata l'aureola dalla testa, che portavo per Halloween, e l'avevo lanciata per la stanza mentre le mie labbra premevano contro quelle di Megan.

"Edelyn non ti mettere strane idee fuori dalla chiesa, esiste solo l'unione tra uomo e donna!".

Ora non ne parlano più di tanto, credo che si siano dati pace, nel fatto di avere dei figli che dimostrano solo la loro cristianità ma non la possiedono.

Sto vagando sulla page di instagram, intanto che i miei piedi rischiano di intrecciarsi e io che rovini al suolo, dato che quando Ryke mi ha fatto l'assurda proposta di seguirlo e scappare dalla realtà, io ho accettato senza pensarci due volte.

Sul display mi è comparsa una foto della ragazza di cui stavo pensando. Deve avere almeno un anno in più di me, ma chi lo sa, non ho memoria di nulla.

Un tessuto che emana calore e un profumo intenso di agrumi, mi si sbatte in faccia come una coperta calda e appena lavata. Subito mi viene in mente l'immagine di me che potrei avere una cioccolata calda tra le mani e un film da vedere davanti agli occhi.

Dannazione a me che penso solo al cibo.

Lo stomaco gorgoglia per l'appetito che si è creato come una nuvola grigia e fastidiosa nella mia pancia. Dio, mi chiedo quando mai smetterò di mangiare.

«Oh, mannaggia» sventolo le mani per trovare un punto fermo da afferrare e non cadere come una sciocca con il sedere pieno di fango, eppure l'unica cosa a cui mi posso aggrappare come se fosse l'ancora della mia vita è proprio la felpa, di cui fragranza mi sta facendo rimbambire da capo a piedi.

L'idea mi sfiora il cervello e scorre nelle vene come un fulmine, tuttavia mi scosto di qualche centimetro per poter tornare ad avere una vista poco flebile, anche perché la notte si sta iniziando a custodire in carne il giorno.

«Manca poco» mi avvisa Ryke con ogni nervo teso, che posso notare dal collo irrigidito.

Deglutisco alla ricerca di qualcosa che non sia tutta questa smania agrumata, che mi arriva in volto peggio di uno schiaffo.

Come dalie bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora