21. Do you regret?

2.1K 61 30
                                    

Attenzione: per i più sensibili... procuratevi un pacchetto di fazzoletti 😹

Edelyn Brooks | POV

«Ali» esclamo sorpresa dalla presenza della ragazza castana, quella che solitamente si catapulta nella folla dei corridoi, sgomentata da qualsiasi movenza che adempiono i nostri coetanei. Le mie labbra si stirano in un sorriso sincero, denotando l'atteggiamento inquieto della ragazza, che non la finisce di attorcigliarsi una ciocca di capelli, circolarmente, osservandosi attorno.

«Che succede? È tutto ok?» domando, empatizzando con le sue emozioni, che mi squarciano il petto come una lama tagliente; e i suoi occhioni verdi, drizzano nei miei fomentati dall'attenzione che le sto cedendo. Le appoggio una mano sulla spalla, eppure lei, si scosta quasi scottata dal tocco di qualcuno.

Mi pare di tornare indietro, al giorno successivo alla festa a casa di Paul, quando eravamo collocate nella cucina di quella casa. Alison con una camicia raggrinzita, che le copriva persino tutta l'area delle cosce; e io con i postumi della sbronza, che tra l'altro, avevo vomitato il liquido addosso ad Aphae Clark, dopo i ricordi che balenavano nella mia testa, infinitamente dolenti.

«Mi sento una sciocca, Eddy» comincio, sgranocchiando le sue dita come se fossero arachidi per la pausa che ci sta affrettando al continuo delle lezioni, «Davvero, davvero, sciocca» enfatizza la frase, mettendomi a disagio, siccome non so che dire, visto che la prima ad essere una che fa stupidaggini ogni due per tre, è proprio la sottoscritta.

«Dimmi, Ali... Che hai fatto?» la incito a seguitare la confessione che sta avvenendo, nell'arco di tempo minimo che impieghiamo io e lei in una conversazione. Scaravento in un colpo secco, l'anta di ferro del mio armadietto, facendo trabalzare la mia amica.

«Oddio, scusa, non volevo spaventarti» affermo, sorridendo lievemente nel tentativo di smorzare la tensione che non vuole prosciugarsi. Le faccio cenno con la testa, di sopraggiungere l'esterno della scuola. Magari, che ne so, il fresco ci accarezzerà e ci accoglierà, in un posto assicurato per la tranquillità.

Il trambusto che accuso nell'aria, non è dovuto ai ragazzi, che oggi in maniera più unica che rara, appaiono velati da un tulle di consumazione, causato dall'energia che i professori depongono nello scaricarci di compiti e verifiche a perdita d'occhio. I rami secchi, sbatacchiano tra di loro, urtando la pace che ci sarebbe in assenza del fruscio che accorre tra i pezzi di legno.

Avvolta in una coperta, sotto forma di cardigan, Alison ha la testa china, cogitabonda. Strizza i margini del suo quaderno, come se fosse il suo modo di farmi percepire che qualcosa la tormenta. Non l'ho vista legare con nessuno in particolare, se non con mio fratello. Il che mi fa abbastanza ridere, perché è l'unico maschio che non viene mai a scuola.

«Sediamoci qui.» proferisco parola per prima, capendo che Alison non è nella situazione di prendere le redini della nostra chiacchierata. Appiano la superficie del muretto, rimuovendo i cumuli di briciole e spazzatura, abbandonate in circostanze recenti; con una moina di disgusto, deposta sul mio volto.

«Cos'è che ti turba?» chiedo, accompagnando i motti lenti e pensierosi della ragazza, che non fa altro che promuovere la mia curiosità e la mia preoccupazione, nei suoi confronti. Molleggia nervosamente la gamba, ancora in piedi di fronte a me.

«Mi prometti di non arrabbiarti?» domanda guizzando nei miei occhi, già attenti a comprendere il comportamento ambiguo che sta assumendo «Sei la mia unica amica, e io ho fatto una cazzata» prosegue, abbracciandosi, come se la confidenza con me sia più dovuta che la sua dignità.

«Ali,» la richiamo, mentre lei è troppo presa dalle mille scene che si è fatta sull'ammissione, di un qualcosa che non deve essere neppure tanto grave «a me puoi dire tutto. I giudizi li lascio alla gente meschina» dico, scrollando le spalle in una mossa leggera e definita.

Come dalie bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora